Quel rumore. Me lo sono immaginato? Sognato? Sta di fatto che ora sono sveglio. Nella mia testa sembra ancora così reale. Non ricordo nemmeno che suono fosse, ma è stato improvviso e intenso come un tuono ma vicino, molto più vicino. La piccola luce blu non basta a calmare il mio terrore: devo illuminare tutto. Qualche ora qui non è bastata a memorizzare la posizione degli interruttori. Li cerco sulla sinistra del mio letto, mentre comincio ad avvertire i battiti crescere e il sudore che inizia a grondare. Dei brividi freddi attraversano il mio corpo e un senso di nausea mi colpisce. Dopo qualche colpo di mano al muro, la luce si accende. La vista annebbiata, il fiato corto, lo stomaco stretto e con un buco spinoso che lo invade. Devo calmarmi.
Respiro profondamente.
La parete di fronte al letto è vuota. Nemmeno un quadro o una decorazione. Solo una scrivania vuota, inutilizzata per il momento. La lampada appollaiata lì sopra mi fissa con il suo occhio spento, esattamente dove l'avevo lasciato prima di andare a letto.
Respiro profondamente. I brividi scompaiono.
Le spesse tende scostate agli angoli della stanza incorniciano i lati della finestra, un grosso pezzo di vetro che non mostra altro che nero: la Luna nuova. Non si vedono nemmeno le flebili luci del paese, probabilmente a causa della nebbia di questo periodo.
Esco dalle coperte e vado a fino ai piedi del letto. Scendo, vado alla finestra: faccio incontrare i due lembi di stoffa color porpora al centro. Quell'orribile vuoto ora è rimpiazzato da una vista più nota.
Respiro profondamente. Non sto più sudando.
Da qui noto che la stanza è completamente illuminata.
I battiti rallentano.
Rimane giusto qualche luogo al buio. Come sempre. Vado verso l'ingresso della stanza.
Il bagno è ancora chiuso e nel completo buio. Accendo la luce – l'interruttore per fortuna si trova all'esterno – e apro la porta.
Come mai qui sembra fare più freddo rispetto alla camera da letto? Le piastrelle bianche del pavimento attenuano la luce riflessa. Nel box doccia tutto sembra regolare. Tutti i miei accessori sono ancora sulla mensola di fronte allo specchio tranne... Perché il deodorante e il dentifricio sono finiti nel lavandino? Forse li ho appoggiati male ieri sera. Sono caduti ed è il rumore che mi ha svegliato. Forse.
Mi lascio il bagno alle spalle. Chiudo la porta. Spengo la luce.
Respiro profondamente.
Sono di nuovo ai piedi del letto. L'armadio è sulla destra. Non c'è spazio sotto di esso, quindi nessun angolo da controllare. Ma al loro interno gli armadi sono sempre un mistero, uno spazio incontrollabile e nascosto. Afferro le maniglie e apro le ante.
Niente, se non una coperta di lana e delle grucce solitarie, vuote. Poi mi accorgo: uno degli scaffali non sembra al suo posto. Sembra essere caduto in basso e aver colpito il fondo dell'armadio. Che sia questo il rumore che ho sentito nel sonno? Molto vicino, molto intenso, molto improvviso. Sembra proprio questa la sorgente. Che strano però: prima gli oggetti in bagno, ora lo scaffale nell'armadio. Che ci sia stato un terremoto? Mi metto con la schiena contro un angolo della stanza e prendo il telefono, mentre sorveglio ciò che mi circonda con la coda dell'occhio. Nessun terremoto registrato in queste zone nelle ultime 24 ore. Quindi solo una coincidenza. Una strana coincidenza.
I battiti riaccelerano lievemente. Lo stomaco si stringe di nuovo.
Controllare sotto il letto mi fa sempre vergognare in qualche modo. Eppure, è proprio il luogo che a prescindere da tutto non può essere illuminato se non ci sono luci apposite. Il bagno ha le sue luci, l'armadio se lo si apre è ben illuminato dalle luci della stanza. Ma è sotto il letto che si annida l'oscurità più restia a scomparire e che non lascia i pensieri in pace. Mi metto a carponi e getto il mio sguardo sotto, insieme alla luce del telefono.
Non so dire esattamente cosa mi colpisce di questa vista. Di fatto, nulla si nasconde qui sotto. Ma l'assenza totale di polvere mi sembra un fatto curioso. È vero, la stanza era stata pulita quella mattina. Io sono arrivato di sera. Un minimo di polvere dovrebbe essersi formata in questo lasso di tempo. Perché non ce n'è? Ma l'altra cosa che noto mi lascia ancora più perplesso: le assi di legno sotto al letto sembrano diverse dalle altre: più vecchie, di colore leggermente diverso, più scuro. È come se avessero ristrutturato tutto il pavimento, tranne lì sotto. Come mai? Provo a toccarle con mano più ferma possibile. Alla pressione di un paio di dita emettono degli scricchiolii. Non esattamente confortante. Ma come mai il resto del pavimento era assolutamente silenzioso? Non credo che la mia testa riuscirà a rilassarsi dopo questo interrogativo. Ma devo provarci. Non posso passare altre notti insonni.
Risalgo sul letto e mi reimmergo nell'asettico piumone bianco. Rimango ancora a controllare i vari angoli della stanza, diffidente. Me lo ripeto nella mia testa: Non c'è nulla, hai appena controllato. Non. C'è. Nulla. Fisso l'interruttore. Mi decido a premerlo solo dopo qualche minuto di sguardo non ricambiato. Mi sdraio completamente avvolto dalle coperte. Sono di nuovo immerso nella sola luce bluastra della piccola lampadina, mia compagna di tante notti.
Respiro profondamente.
Gli occhi pesanti faticano comunque a chiudersi, come opponendosi alla forza della stanchezza. Non vogliono lasciar cadere l'attenzione. Non vogliono rischiare che accada qualcosa mentre dormo. Le orecchie sono tese all'ascolto, forse in cerca di nuovo di quel suono che mi ha svegliato. Nemmeno si sente nulla provenire da fuori: non il vento, non il chiacchiericcio di qualcunǝ prontǝ per andare a dormire. Nemmeno dal corridoio sembrano provenire suoni. Tutto è silenzioso. L'aria è secca e ferma.
Lo sento di nuovo.
Fisso con gli occhi il luogo da cui sembra provenire il suono. È un angolo in alto della stanza. È immerso nell'ombra, non vedo granché tra il buio e le travi di legno della baita. Eppure, percepisco del movimento. Non del legno che si assesta o di qualcosa nascosto nell'ombra. Vedo il buio muoversi.
Il respiro si accorcia.
Come delle onde, della distorsione nel tessuto dell'oscurità che si increspa e propaga ovunque intorno.
Il battito accelera.
Ogni angolo della stanza sembra comportarsi così. Il crepitio del legno si fa più intenso. Sono immobile. Pietrificato.
Sento il sudore sulla mia fronte e sotto i vestiti.
Le pareti di tenebra sembrano farsi più vicine al letto. L'armadio trema. Altri scaffali al suo interno cadono. Sento anche la lampada sulla scrivania precipitare sordamente sul pavimento.
I brividi controllano il mio corpo.
La lampadina blu pian piano scompare, inglobata dall'oscurità che avvolge ormai ciò che rimane.
Il peso sul torace diventa insopportabile.Avevo cercato ovunquequalcosa nascosto nel buio. Avevo cercato il mostro sotto al letto. Non avreimai pensato che il mostro potesse essere l'intera camera da letto.
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Nictofobia
HorrorUna stanza ignota e un rumore nel cuore della notte. Basta davvero poco per provocare angoscia in chi ha paura dell'oscurità e far partire nella sua testa una caccia al mostro...