Capitolo 2 -Cheyenne-

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È un tipico lunedì mattina californiano.Monotono, caldo e caotico.L'unica differenza rispetto agli altri stupidi lunedì mattina che riempiono la mia inutile esistenza è che mi sono ritrovata a pensare.Sì, a pensare.E quando lo faccio non è mai un bene per nessuno visto che i miei pensieri non sono di certo positivi anzi, tutt'altro... mi gettano ancora più a fondo nella pozzanghera di merda che inonda la mia vita.Penso a lei... alla mia vita.Ed è proprio questo il cuore del problema.La mia vita.O meglio... A come possa essersi ridotta a "questo" con il passare degli anni.E con questo non intendo schivare cacche di cane nel lungo viale alberato che conduce al mio appartamento a Berkeley, bensì a come io possa, a neanche ventuno anni, essermi ridotta a tornare a casa dopo un estenuante turno di lavoro notturno.E anche qua, il problema non è il turno di lavoro notturno... ma il mio lavoro. Sono i particolari che come al solito, fanno cambiare la prospettiva delle cose.Cosa faccio per mantenermi? Ballo.Contorcendomi su un palo di metallo mezza nuda.Mi stringo le braccia intorno al corpo nel pensare a quando litigai con Hook, il proprietario del locale, per convincerlo ad assumermi senza che io fossi costretta a fare spogliarelli e a mostrare la mia mercanzia al primo uomo bavoso che mi fossi trovata davanti.E, complice forse i miei occhi verdi e il mio sorriso furbo, accettò, permettendomi così di avere un lavoro che potesse mantenermi gli studi all'università e allo stesso tempo mantenere la persona che odio di più al mondo.Mia madre.O forse odio di più Carlos? Oh Dio no, non ho voglia di pensare a lui adesso.Forse a pensarci bene il mio destino era già scritto a causa sua, di colei che mi ha messo al mondo: i ricordi che ho di quando sono bambina rappresentano la mia personale definizione di degrado.Mio padre è sparito quando io non avevo neanche quattro anni, forse stanco dei continui festini di mia mamma a base di droga e alcool che avvenivano in media almeno tre volte a settimana. Crescendo sicuramente la nostra situazione non è migliorata, visto che sono passata da nascondermi sotto il letto per evitare di vedere cosa succedeva, a minacciare di chiamare la polizia mentre un uomo strafatto cercava di abusare di mia madre, anche lei strafatta.Ho perso il conto delle volte in cui io le ho salvato il culo... ma dopo tutto, per lei rimango il suo problema più grande.Esatto, nella grande piramide dei problemi di mia madre al primo posto non ci sono le innumerevoli notti in carcere, i debiti con gli spacciatori o gli altrettanti ricoveri in ospedale per droga.No, ci sono io.Che non la capisco e non capisco il suo continuo colpevolizzare mio padre: non che non odi anche lui, ma almeno lo comprendo visto che anche io appena ne ho avuto le possibilità, mi sono allontanata di corsa da lei e dal degrado che si porta dietro.E come volevasi dimostrare, tempo neanche un mese e aveva venduto la casa di mia nonna per ripagare non so quanti debiti e sicuramente per comprarsi della cocaina.Lei vive da sempre in una casa scassata nel ghetto di Richmond... chiamarla casa è un parolone.Quello che mi interessa è che stia lontano da me, che rispetti il nostro accordo e che non mi dia del filo da torcere tipo presentandosi in mezzo al campus universitario iniziando a spacciare droga tra gli studenti.Mi vengono in brividi solo a pensarci.Detto questo, la me bambina ha sempre avuto un sogno nel cassetto: diventare una bravissima veterinaria per animali esotici e se questo vuol dire ballare intorno a un palo per ottenerlo, è un sacrificio che sono disposta a fare. La retta universitaria non si paga da sola, così come il mio affitto.Né tanto meno i debiti di mia madre.Un mio sguardo ammiccante può valere centinaia di dollari e io sono disposta a regalarne a volontà.Aaah, se solo quelli che mi conoscono come la Cheyenne timida e introversa (quale sono) vedessero come mi trasformo all'interno del Island Hook's, gli prenderebbe un colpo.Realmente non so neanche io cosa mi succede appena salgo sul palco anche se credo sia la stessa sensazione che provo quando devo prendere uno sciroppo che mi fa schifo: prima lo ingoio, prima la tortura finirà.Estraggo le chiavi del portone con la speranza di non trovare Christian sveglio e con la solita voglia di farsi gli affaracci miei... ma appena mi avvio per le scale e sento il telegiornale sparato a tutto volume, le mie speranze evaporano all'istante.''merda, perché a me?'' in fondo voglio bene a Chris, solo che è lunedì mattina e io come dicevo, odio i lunedì mattina.Apro la porta di casa per poi lanciare per terra la mia borsa e dirigermi alla velocità della luce verso la cucina, dove trovo il televisore acceso a tutto volume: lo spengo, per poi posare sul tavolo i croissant presi per colazione... è una nostra tradizione, che migliora almeno un pò il mio lunedì.''Ehi, chi ha spento la televisione? Tra poco trasmetteranno il meteo e io devo assolutamente sapere se sarà una giornata ventosa o meno'' urla dal bagno e io per tutta risposta mi siedo esausta ''da quanto sei appassionato di meteo?'' ''da quando ho deciso di trovarmi un fidanzato decente e per farlo devo andare in spiaggia'' entra in cucina con il volto completamente coperto da un intruglio verde.Lo guardo cercando di non ridere ''che accidenti ti sei messo in faccia?'' ''maschera al cetriolo, per rilassarmi'' si avvicina sorridente per cercare di baciarmi ma io mi sposto schifata ''non avvicinarti con quella roba in faccia'' rotea gli occhi ''insomma, sarà una giornata ventosa?'' continua imperterrito per poi aprire il sacchetto dei croissant e fare una specie di espressione orgasmica.''Puoi andarci lo stesso anche se c'è vento'' ''deve esserci il vento, altrimenti i surfisti non li trovo di certo'' scoppio a ridere e lui mi fa l'occhiolino, prima di voltarsi e versarmi del caffè ''com'è andata stanotte? Hai fatto ballare le tue belle chiappe?''.Sospiro prendendo un croissant a mia volta, ripieno di crema pasticcera.Chris è una specie di angelo nella mia vita... quando ci siamo conosciuti ero diffidente nei suoi confronti per due motivi principali: uno, solitamente chi entra nella mia vita ha qualche serio problema irrisolto che porterà a peggiorare la mia situazione mentale già precaria.Due, io sono diffidente con qualsiasi persona provi ad approcciarsi a me visto il sopracitato punto uno.Ma in quel momento avevo bisogno di un appartamento e di un letto dove dormire e visto che l'unica alternativa dallo scappare da mia mamma era finire a dormire in un ostello con gente poco raccomandabile, sono stata costretta a conoscerlo e a condividere con lui le mie giornate.Viviamo insieme da quasi due anni e devo dire che fin da subito si è dimostrato il Christian logorroico ed egocentrico che è, ma dopo aver capito che con i suoi modi di fare anziché portarmi ad aprirmi con lui, mi faceva chiudere sempre più in me stessa, smise quasi di parlarmi.E così giorno dopo giorno, in quel suo silenzio continuo e nel suo evitarmi, iniziai io a cercarlo... Perché mi accorsi velocemente che il suo essere sempre solare e positivo, mi dava speranza e mi faceva sorridere.E ora eccoci qua, inseparabili e affiatati più che mai.Posso tranquillamente affermare che Chris è una colonna portante della mia vita e della mia sanità mentale. A volte ringrazio Dio che sia gay, perché altrimenti rischierei seriamente di innamorarmi di lui e tutto l'universo sa che io e i ragazzi siamo due poli opposti che non si toccheranno mai.Sì, la mia sfiducia nel genere umano non ha confini, specialmente da quando nella mia vita è entrato Carlos. Ma lui è un capitolo che di lunedì mattina non sono pronta ad affrontare.Ritorno al presente e sorrido a Chris che è anche padre adottivo di Muesli.Chi è Muesli? È il mio furetto, che in pratica rappresenta l'altro unico vero affetto della mia inutile esistenza e che, oltre a essere furbo e dispettoso, è anche estremamente diffidente con gli estranei. In pratica è il mio animale guida.Prendo la tazza di caffè bollente che mi passa Chris prima di mettersi seduto '' tu che dici?'' tiro fuori dal reggiseno ottocento dollari per poi lanciarli sul tavolo sotto il suo sguardo basito ''ok, decisamente. Tu hai twerkato parecchio'' sospiro ''non che ci voglia chissà quale abilità visto il genere di gente che frequenta l' Island'' ''un giorno devo assolutamente venirci'' lo fulmino ''mai. Quel posto fa schifo e...'' ''ma i ragazzi fighi'' continuo senza ascoltarlo ''non ci sono ragazzi fighi, né spogliarellisti coperti d'olio. Ci sono solo vecchi bavosi con i soldi, pronti a qualsiasi cosa pur di far sganciare il reggiseno alla ragazza di turno'' mordo il mio croissant ''credimi, non ne vale la pena'' sbotto con la bocca piena.Beve un goccio di caffè ''ne varrebbe la pena se tu la smettessi di mandare tutto quello che guadagni a tua madre'' lo guardo male ''non iniziare. Sai che sono costretta per tenerla alla larga da me e da tutta la mia tranquillità'' ''finta tranquillità, vuoi dire'' mi fa un sorrisetto di scherno per poi mordere il suo croissant.''beh... io... io si dà il caso che ci stia lavorando. Non è così semplice, sono stata inondata dalla merda fino a qualche mese fa e ne sto venendo fuori'' ''a me non sembra. Fai un lavoro pericoloso, non riesci a liberarti di Carlos e tua madre continua ad arpionarti con i suoi tentacoli. Scusami Chey ma a me sembra che tu finga di non vedere i problemi''.Lo so, lo so.So che ha ragione, ma Dio è così difficile liberarsi di tutti questo fardello di problemi senza finire in un altro subito dopo: è come se la mia intera esistenza fosse un gioco a pedine senza fine.Appena passo dal via, ricomincia tutto da capo, senza darmi tregua.Non trovo il modo di uscirne.Dovrei trovare un lavoro giornaliero e normale, peccato che con la mia situazione non riesca a essere assunta da nessuno.Sono stata in carcere per due notti per possesso di stupefacenti, ovviamente non miei ma di Carlos e questo mi ha sporcato la fedina penale.Se ripenso a quella notte mi vengono i brividi.L'angoscia, la paura, la paranoia nel non saper controllare la situazione e venirne fuori... io, che ho sempre reagito da sola a ogni evento della mia vita, chiusa a doppia mandata in una cella per colpa di qualcosa che non mi riguardava.Alla fedina penale sporca si uniscono i debiti di mia mamma per la casa e in quanto unica erede, ricadono su di me ed è per questo che la maggior parte dei guadagni che faccio all'Island finiscono direttamente nel suo conto, per pagarci i debiti che ha contratto con le banche.Ho portato non so quanti curriculum in giro per la città e tutto quello che mi veniva risposto era ''sei una bellissima ragazza, ma non affidabile per la politica del nostro negozio. Ci dispiace''.Sono una bella ragazza... e cos'altro? Nessuno di quei sconosciuti si è mai chiesto chi fossi veramente, quanto abbia faticato per ottenere una borsa di studio all'università ed essere ammessa alla stessa.Una bella ragazza.A volte, vorrei che tutto non si riducesse a questo ma ahimè, ammetto che proprio grazie al mio aspetto fisico sono riuscita a ottenere il lavoro all'Island che per quanto sia squallido, mi permette di guadagnare in dieci ore quello che guadagnerei in due settimane a fare la commessa.Mi odio, ma allo stesso tempo non ho scelta.''Prima o poi saranno solo ricordi lontani, vedrai. Fidati di me'' gli sorrido esausta prima di alzarmi e finire quel che resta del mio caffè ''sono solo preoccupato per te. Non mi interessa che lavoro fai... non ti ho mai visto con un'amica, con un ragazzo. A volte sembra che i tuoi problemi ti assorbano così tanto da non permetterti di vivere come una ragazza della nostra età'' lo guardo ''da quanto sei diventato così maturo?'' cerco di sdrammatizzare e cambiare discorso. Solo l'idea di avere a che fare con qualcuno che non sia lui mi fa tremare le mani.Sospira ''infatti il ruolo non mi si addice. Senti, che ne dici se stasera andiamo al Jeffrey's in città? Fanno una serata pazzesca. Ci beviamo qualcosa e...'' neanche morta ''sono stanca e devo studiare. Domani sera lavoro di nuovo'' lo guardo sentendomi una grandissima merda.Ma ehi, non posso farci niente. Odio la gente e non smetterò mai di ripeterlo.Abbassa lo sguardo abbattuto ''Chey, di cosa hai paura? Ci divertiamo io e te... giusto per uscire un pò da queste quattro mura insieme e...'' ''Chris non insistere, ti prego. Puoi uscire con i tuoi amici... lo sai che non mi divertirei e sarei solo un peso. Non aggiungere nulla, voglio solo andare a dormire adesso'' gli schiocco un bacio sulla guancia per poi fare la fuga diretta in camera mia.Lo sento borbottare qualcosa e spero solo che non se la sia presa.Appena varco l'ingresso di camera, vengo accolta da un batuffolo color caramello che mi corre incontro saltellando come un pazzo: mi abbasso su di lui e lo stringo a me ''dispettoso che non sei altro. Ti è mancata la mamma?'' fa un versetto di piacere quando gli gratto la testolina, per poi mordermi il dito come al solito.È il nostro gioco. Appena mi morde il dito io faccio finta di arrabbiarmi e lui inizia a scappare alla velocità della luce per tutta casa. Solo che questa volta appena lo metto giù, non ho punta voglia di giocare. Lui mi guarda in attesa e io gli sorrido dispiaciuta ''scusami, non sono dell'umore giusto'' continua a guardarmi incuriosito e piegando la sua minuscola testina e saltellando sul posto, mi invita a inseguirlo.''vai da Chris, lui giocherà sicuramente con te'' ''NEANCHE PER SOGNO. LO STRONZO HA FATTO LA CACCA DENTRO LE MIE SCARPE NUOVE'' lo sento urlare dalla cucina e io scoppio a ridere. Si fanno spesso dei dispetti, ma in fondo si amano, lo so.Continuo a sorridere fino a quando non incrocio la mia immagine allo specchio e all'istante le mie labbra si piegano verso il basso: i miei occhi verdi sono contornati dalla matita sbavata e dal mascara pieno di grumi, per non parlare delle mie labbra carnose che sono tinte a chiazze di quello che rimane del rossetto rosso di ieri sera.Rimuovo le piccole gemme che avevo attaccato ai lati dell'occhio per completare il mio trucco e le ripongo in una piccola scatola.Mi sono sempre ritenuta una ragazza con dei principi morali, adesso invece li sento lontani da quello che rappresento. Non mi sento una puttana ma non sono apposto con me stessa.Mentre mi dirigo verso il bagno, ripenso a tutti i sorrisetti e le occhiate che ho rivolto agli uomini la notte al locale: chissà quanti hanno una famiglia che li aspetta a casa? Chissà quanti hanno una moglie che si stava preoccupando per loro, magari con dei figli, mentre gli stronzi erano ad accaparrarsi i miei sorrisi e i miei occhioni provocanti.Deglutisco ma il groppo alla gola è troppo forte e un attimo dopo mi fiondo sotto la doccia calda, come se questa potesse ripulirmi da tutti i commenti e gli sguardi indesiderati che ho ricevuto. Con la spugna cerco di grattare via tutto, anche quello che non si vede.Fino a quando la mia pelle non sopporta più il calore e il tocco dell'acqua, tanto da costringermi a uscire e a coprirmi con un asciugamano. Ancora una volta non posso fare a meno di incrociare il mio sguardo allo specchio ma adesso quello che vedo è completamente diverso.Smarrita, con occhi stanchi e lucidi mi fisso come se facessi fatica a riconoscermi.La mia pelle olivastra si intona alla perfezione ai miei capelli color del miele, mossi e che scendono bagnati fino ad arrivarmi sotto il seno. Molti dicono che io sia una bellezza esotica, una bellezza di quelle che ti piace guardare e non ti stanchi mai di farlo.Trasmetto calore.Anche se dentro ho il gelo.La mia anima non ha colori, non sa neanche cosa siano... è nera.Molti dei miei lineamenti e il fisico longilineo, lo devo alla mia cara nonna, scomparsa da molti anni e che aveva origini sud americane: ero molto legata a lei, più di quanto lo sia stata a mia madre. E anche quest'ultima dice sempre che il profilo del naso e le labbra carnose li ho ereditati da lei.Un giorno vorrei tornare in sud America solo per scoprire se vendono un po' della voglia di vivere che aveva quella vecchietta.

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