CAPITOLO 2

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"Certa di una vostra risposta auguro una buona giornata.
Rebecca Finnegan".

Invio la trentesima mail della giornata, consapevole di aver commesso un ulteriore buco nell'acqua.
Sono ormai due settimane che le mie giornate si alternano tra invio di curriculum e pianti isterici sotto la doccia. Non so cosa ne farò della mia vita, non so fino a che punto potrò mandare avanti la recita con i miei genitori.
Mamma e papà non sanno nulla e il mio obiettivo è quello di tenerli all'oscuro per sempre, ma se la situazione non cambia sarò costretta a dirglielo perché i miei risparmi prima o poi finiranno.

Lucy è positiva, sostiene che il mio curriculum vale ore e che arriverà l'offerta di lavoro perfetta per me. So che vuole infondermi sicurezza e serenità, ma tra una settimana è il mio compleanno e avevo pensato di festeggiarlo in tutt'altro modo.
Mentre continuo a rimuginare sulla mia vita, il campanello suona e pigramente mi dirigo verso la porta. Controllo dallo spioncino e non credo ai miei occhi, cosa ci fa lei qui?

Mia sorella Stefanie è ferma fuori la porta del mio appartamento e non so per quale assurdo motivo. So che non dovrei preoccuparmi, sono sicura che non direbbe nulla ai nostri genitori dello stato pietoso in cui vive la loro primogenita. Prendo un bel respiro e apro la porta per accogliere l'ospite non programmato.
«Ciao Stefanie, che ci fai qui?». Le sorrido abbracciandola e lei si stacca subito squadrandomi dalla testa ai piedi. Indosso una tuta grigia con qualche macchia di cioccolata qua e là e i capelli sono raccolti in modo disordinato.
«Cosa ti è successo?». Eccola la schiettezza della mia sorellina. Non mi mancava affatto.
«Entra». Mi sposto di lato e le faccio spazio per entrare in casa, chiudo la porta alle mie spalle e dopo aver spostano cumuli di fazzoletti dal divano ci accomodiamo.

Io e Stefanie abbiamo sei anni di differenza, all'inizio è stata dura averla intorno e vedere come i nostri genitori la coccolassero più di me. Ricordo che i primi anni le facevo i dispetti mentre dormiva beata nella culla e come da copione venivo messa in punizione dalla mamma. Per fortuna che la piccoletta al mio fianco non ricorda nulla.
Crescendo, però, abbiamo creato un rapporto stupendo. Nonostante abitudini e amicizie diverse ci siamo sempre state l'una per l'altra. Ho asciugato le sue lacrime quando aveva il cuore infranto, quanto la sua cotta del momento preferiva qualcun'altra piuttosto che lei. È la mia sorellina, potrà sempre contare su di me.

«Stef promettimi che terrai la bocca chiusa». La serietà nella mia voce la fa annuire immediatamente.
«Prometto, croce sul cuore». Le sorrido grata.
«Due settimane fa sono stata licenziata, dopo cinque anni di duro lavoro quei bastardi mi hanno dato il ben servito. Mamma e papà non sanno nulla, non devono sapere nulla. Per fortuna ho qualche risparmio, cerco di spendere il meno possibile e invio candidature ovunque, ma non ho ricevuto nessuna risposta». Concludo torturandomi le mani e cercando di trattenere le lacrime.
«Ehi Becca, guardami». Incrocio i miei occhi scuri con i suoi verdi, uguali a quelli della nonna Marie. Si getta su di me e mi stringe tra le sue braccia, crollo in uno dei miei tanti pianti.
«Ti prego non piangere, vedrai che passerà tutto e sarai più felice di prima. Sei una in gamba Becca, non ti sei mai persa d'animo e non devi iniziare adesso. Sei il mio modello, la donna che un giorno vorrei essere. Non puoi farti abbattere da questo ostacolo». La stringo il più forte possibile, mi era mancata. Ci sentiamo ogni giorni tramite messaggi o videochiamate, ma tra le sue lezioni e i miei vecchi turni di lavoro non riuscivamo mai a stare insieme. Ora avremo più possibilità di stare insieme. Almeno qualcosa di buono c'è in questa apocalisse.

***

«Stefanie Finnegan ti ho detto di no!». Ribatto per la millesima volta, ma mia sorella non ha nessuna intenzione di mollare. Mi ha proposto di uscire un po', di andare in qualche locale a bere e sgranocchiare qualcosina, ma io non ne ho voglia.
«Dai Rebecca cosa ti costa? Almeno per qualche ora pensi ad altro». Mi supplica utilizzando la sua carta vincente: sguardo da cucciolo indifeso. Mi allontano, entro in camera e lei mi segue facendomi mancare l'aria.
Non ho nessuna voglia di lavarmi, vestirmi e per di più truccarmi. Voglio passare la serata in compagnia di qualche serie tv e di una bella ciotola di popcorn con burro fuso.

Rivoluzionami il cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora