1939 - 1945 (seconda guerra mondiale)

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(Seconda guerra mondiale).

La seconda guerra mondiale portò così tanti morti, la disperazione e il dolore si potevano vedere negli occhi dei passanti. Il primo chioggiotto che cadde, fu Mario Bellemo, un soldato che combattè fino all'ultimo respiro, fino a diventare un corpo esamine. Dopo di lui la nostra gente morì uno dopo l'altro, difatti dal 24 maggio 1914 al 4 novembre 1918 i militari scomparsi furono 441, dei quali 239 deceduti in battaglia o in mare aperto e 202 morti per malattie o ferite contratte in guerra.
I bombardamenti aerei non furono da meno, infatti distrussero molte abitazioni e gli abitanti si nascosero nelle loro cantine.
Nelle terrazze più alte,invece, erano state piazzate mitragliatrici, dove vennero piazzate delle sentinelle per avvertire gli altri soldati se erano presenti aerei nemici.
Il Sindaco stava per attivare un piano di evacuazione, dove tutti i cittadini avrebbero dovuto scappare in una cittadina in Puglia, in caso i nemici avrebbero avanzato.
Tutti erano disperati, gli abitanti piangevano e facevano la fame. La povertà incombeva e ognuno doveva nascondersi come fanno i topi, per non essere ucciso. Le scuole vennero tutte chiuse, e molti bambini non poterono imparare a leggere e a scrivere.
Sembrava tutto così buio, e nell'aria si sentiva solo l'odore di morte e di sangue. Sangue innocente, sangue di soldati, di uomini e di donne che volevano solo vivere. Privilegio che gli era stato tolto, vite buttate al vento, solo per l'egoismo di gente malata.
Ma dopo tutto questo dolore, dopo questa miseria, un falò, un immemorabile e immenso falò, intimorì l'avanzata aerea alleata, e impedì loro di distruggere definitivamente la città. Il 27 aprile 1945, due giorni più tardi rispetto alla data nazionale, le truppe si ritirarono e Chioggia, tremolante tornò finalmente liberà.
Qualche giorno più tardi, fecero una parata, nel famoso Corso del Popolo, per ricordare tutte quelle povere vittime, innocenti caduti in quel massacro.
La città si riprese, e ritornò a fiorire, ma con un grande vuoto incolmabile.

Mia nonna era presente, descriveva i missili tedeschi come se fossero delle caramelle, non potè nemmeno finire la scuola, c'erano bombardamenti e morti in ogni angolo. Mia nonna fu costretta a rimanere a casa per un lungo periodo. Si moriva di fame ogni giorno, il pane era molto raro e mio nonno lo mangiava anche se c'erano sopra le formiche. Quella si che era fame, era la disperazione di chi non voleva morire, di chi aveva la speranza di un futuro migliore.

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