Prologo

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Paige

Sei mesi prima...

16 marzo 2022

Entro in casa e poso a terra la cartella con i pesanti testi universitari, quando sento qualcuno piangere.

Arrivo in salone e vedo mia mamma seduta sul divano con il volto rosso e grandi lacrime che continuano a scenderle dagli occhi.

«Mamma? Che succede?» Mi allarmo subito e corro verso di lei, lasciandomi cadere sulle ginocchia per guardarla in viso. «Mamma, ti prego, mi stai facendo agitare. È successo qualcosa a papà? Ai gemelli? A nonno Joe?» Mi rendo conto che agitarmi in questo modo non la sta aiutando, ma non riesco a fare altrimenti.

«Tesoro, niente di tutto questo. È solo che...», prova a dire prima di essere scossa dai singhiozzi. «Mi dispiace tanto farmi vedere così.» Prende dei fazzoletti e tenta di fermare le sue lacrime.

«Mamma, non mi interessa del tuo stato, dimmi solo che cosa sta succedendo.»

Una serie di scenari catastrofici inizia a prendere il sopravvento uno dopo l'altro.

«Oggi è il primo anniversario da quando tua nonna ci ha lasciati e...», tira leggermente su col naso, «tuo padre ha portato la vecchia Betty in un'autorimessa».

All'improvviso, tutti i pezzi si collegano e mi spiego la grande tristezza che ha colto mia madre.

«Ma perché avete portato Betty in un'autorimessa? È la nostra unica macchina.» Non finisco neanche di porre la domanda che mi si accende la lampadina. «Oh, mamma, se avevate bisogno di altro aiuto dovevi dirmelo.» Mi alzo e vado verso la libreria in soggiorno.

La vecchia Betty era l'automobile di mia nonna e uno degli ultimi ricordi che avevamo di lei.

Mentre sposto i vari libri alla ricerca di quello che mi serve, la mente vaga su tutto quello che è successo a me e alla mia famiglia negli ultimi mesi. I miei hanno lavorato per tutta la vita nella stessa azienda commerciale, la stessa in cui si sono conosciuti vent'anni fa. La stessa azienda che, purtroppo, a novembre dell'anno scorso ha dichiarato fallimento lasciando la mia, e altre ottanta famiglie, in un bel casino. La casa in cui abitavamo era in affitto e, due mesi fa, abbiamo dovuto recedere il contratto, ritrovandoci tutti e cinque a cercare asilo a casa del mio nonno materno, Joe. Fino ad oggi, siamo vissuti tutti insieme in una piccola villetta nella periferia della città, con due camere matrimoniali, una camera con due letti singoli, un soggiorno, una cucina e un bagno. La prima camera matrimoniale è, ovviamente, del nonno, mentre la seconda è stata presa dai miei genitori. Al tempo, decisi di cedere la camera doppia ai gemelli, Erik e Alan. Sono la prima di tre figli, nati tutti dal profondo amore che ha sempre legato mio padre e mia madre. I due inseparabili dodicenni, con la passione per le motociclette e per i film d'azione non ancora adatti alla loro età, si sono facilmente abituati alla nuova sistemazione, potendo contare l'uno sull'appoggio dell'altro. Siamo sempre stati molto uniti, ma questi mesi hanno decisamente aiutato a rafforzare il mio legame con loro.

Esco un attimo da quel turbinio di ricordi e trovo finalmente quello che stavo cercando. Dato che non ho una stanza tutta mia, mi sono dovuta adattare e mettere le mie cose nella libreria.

«So che non è molto, ho chiesto spesso al signor Miller di aumentarmi le ore al ristorante ma purtroppo anche gli altri camerieri chiedono sempre doppi turni, quindi non sono riuscita a mettere da parte quanto avrei voluto.» Poso la busta con il denaro tra le sue mani. «Ormai sono adulta, mamma, tu e papà non potete tagliarmi fuori da questa situazione. Voglio aiutarvi.»

Mia madre si commuove e posa una mano sulla mia guancia, lasciandomi una leggera carezza. «Mi chiedo cosa abbiamo fatto per meritare un angelo come te, Paige.»

Mi alzo dal divano su cui mi ero seduta e le stringo brevemente una mano sulla spalla, come a infonderle coraggio. «Ne usciremo, non preoccuparti» le dico convinta, per poi andare in cucina. La sfortuna di non avere una mia stanza non mi permette di lasciarle molta privacy. Recupero quindi lo zaino con il pc che avevo abbandonato in salotto e chiudo la porta, così da lasciarla sola.

Comunque, nonostante tutto l'aiuto che io possa darle, la vendita di Betty sarebbe stata inevitabile.

Sospirando, apro il pc e chiudo le varie finestre di ricerca che avevo consultato mentre ero alla biblioteca universitaria.

Da quando i miei hanno perso il lavoro, non riesco a fare a meno di pensare a quanto sia stato frustrante per loro non riuscire a ottenere dei lavori più prestigiosi e remunerativi, per via della loro istruzione.

Ho cercato di aiutarli e al tempo stesso di mettere da parte, ogni giorno, una piccola somma, dal momento che vorrei cambiare università. Adesso sto frequentando quella pubblica, ma non ha programmi interessanti e non garantisce un alto livello di istruzione, come invece potrebbero fare alcune tra le università che ho guardato online. Sfortunatamente, per ogni borsa di studio che ho visto, è richiesta una minima quota e io ho appena dato a mia madre tutti i miei risparmi.

Mentre sono impegnata a chiudere le varie finestre di ricerca, un annuncio mi salta improvvisamente all'occhio.

"La Green University, l'università numero uno dello Stato della Virginia, ha deciso di sconvolgere il mondo accademico con moltissime novità. Oltre alle più conosciute, oggi è stato reso noto che saranno messe a disposizione quattro borse di studio parziali per meriti sportivi e una completamente gratuita per meriti accademici. Per presentare la propria candidatura, è necessario inviare una presentazione di quattromila parole in cui bisognerà convincere la commissione di essere il candidato perfetto per questo prestigioso college, che è stato frequentato anche dai nostri ultimi quattro Governatori."


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