"Karkal, vieni qui!" esclamò quella perfida donna dagli occhi ambra e la pelle scura.
"Che vuoi, strega?" rispose quel giovane affascinante, a cui la magia non spaventava.
In quegli anni, nell'ascesa del tredicesimo secolo, l'arte della stregoneria era temuta, doveva essere sterminata.
La nebbia del fitto bosco, la cui disperazione non dava pace al sole, oscurava l'orientamento.
Vi ci si poteva affidare solo al sesto senso: ai due non mancava di certo.
Karkal era un semplice contadino dell'Inghilterra, dotato di furbizia e manipolazione.
"Protezione"
Egli rise di scherno e si avvicinò alla figura non facilmente distinguibile.
Ella era alta, angelica, portante un lungo abito porpora che le snelliva la figura; i ricci indomabili erano stretti in una treccia, agevole soprattutto nei combattimenti.
"Una strega che chiede protezione a un contadino? Ho già fatto troppo per voi mostri"
"Non ti arrabbiare"
Gli passò una mano sanguinante sulla guancia: era fresco, come se fosse appena scorso. Era un torrente in piena.
"David è morto: gli angeli vogliono che tu sia il prossimo"-
La testa doleva fortemente, come se una pietra le avesse colpito il cranio.
Aprì gli occhi e cercò di scorgere le figure volteggianti; era distesa sul pavimento gelido, in una stanza in cui le temperature calde erano un ricordo lontano.
"Dove sono?" chiese istintivamente con tono pacato, quasi risonante dolce.
"Al sicuro, demone" rispose quella voce così attraente di quell'uomo che le aveva sputato in faccia la realtà.
All'improvviso i ricordi rifiorirono nella mente, con una violenza tale da dolere.
Jonn era un dannato, il più forte dopo lei.
Adesso non sapeva se la sua identità fosse una menzogna, se il viso non fosse quello e se il suo amore fosse reale.
Le lacrime strinsero il nodo alla gola da non riuscire a replicare.
Kezial le accarezzò la guancia, col pollice che creava piccoli cerchi, e per un istante ella si concesse di versare lacrime.
Si alzò, lentamente, dal pavimento; il suo cuore era appesantito dalla delusione.
Jonn, o chiunque fosse in realtà, era un dannato delta.
Perché non le aveva mai detto nulla? Era tutta una parte del piano macabro?
Era tutta una finzione?
Allontanò il suo amore dalla mente e si concentrò su colui che creò il sanguinante mondo dei dannati: alla fine, dovette ammettere a sé stessa, essi erano dei mostri assetati di morte.
Lo capì in quel momento, quando un demone si risvegliò nel suo stomaco e urlava fame di vendetta.
"Perché mi hai portata qui, Kai"
Non riusciva a chiamarlo Kezial, no dopo che si era quasi fidata di lui.
"Perché sei mia: scritto col sangue negli astri, una magia ci lega"
Gli rise in faccia: era legata solo a sé stessa.
"Hai solo paura che ti possa spodestare dal tuo trono di spine"
"Le spine della tua rosa, principessa"
Un buco allo stomaco: Jonn la chiamava così.
"Non chiamarmi così"
"Niklaus ti chiamava così, non è vero?"
Lo guardò perplesso; si voltò per studiare la stanza.
Era quasi vuota, c'erano solo un divano in pelle nera e un letto disfatto.
Un tavolo circolare, pressoché dei primi anni del Seicento, regnava il centro della sala.
I due si trovavano alle spalle dei numerosi quadri, raffiguranti angeli e demoni, e dei libri antichi posti in una libreria scura.
Rose si avvicinò presso un dipinto alquanto strano, era dolce e romantico rispetto agli altri.
Passò un dito su esso, seguendo le dolci linee della donna che vi era stata intrappolata nella tela.
Era bellissima: lunghi capelli scuri erano rapiti dal vento apparente, l'abito, somigliante a una camicia da notte in raso, era di un bianco perlaceo.
Tra le mani stringeva una rosa rossa, come il sangue che scorreva sulle braccia della fanciulla.
"Sei tu, l'ha dipinto Lui"
Sentì il fiato caldo, speziato e pesante, sul collo gelido.
Un tocco la fece rabbrividire, le riportò alla mente la notte di passione passata con Jonn.
Le portò una mano sul fianco, stringendolo con forza.
Il suo tocco non era innocente, né delicato come quello dell'uomo che amava: era crudo e potente.
"Tu non sai nulla di Jonn"
"Tu non sai nulla di noi"
Sorrise, una reazione che infuriò Rose.
Si voltò, trovandosi faccia a faccia con Kezial, strattonando via i palmi dal suo corpo.
Ma egli non si allontanò, bensì si avvicinò sempre di più.
Si ritrovò con le spalle al muro e un corpo eccessivamente attraente a farle da vincolo alla fuga.
"Allontanati"
"Sai, c'è un sentimento così acre che si chiama attrazione, desiderio oserei, ed è così odioso ammettere che tu sia l'oggetto che lo scatena"
Egli invece era oggetto di un altro sentimento: lo stupore.
Kezial non sembrava tanto temibile come veniva raccontato nei libri di storia della magia dannata.
Ma le anime quiete erano le peggiori, le parole che pronunciavano erano menzogna.
"Pur odiandomi per i miei poteri, per essere molto più forte di te, non riesci a farmi paura e ciò ti tormenta. Sei così inappropriato"
"Inappropriato?"
Sentivano i loro cuori accelerare, e lei non si spiegava il perché di quella reazione a quel contatto.
Kezial le diede un bacio sulla guancia, il corpo le si tese.
"Non sai quanto possa mettere da parte l'odio per te"
"Beh, io no"
Una carica di ombre colpì il ventre del giovane, stordendolo immediatamente.
Cedette e occupò parte del pavimento circostante.
"Ti avevo detto che dovevi allontanarti"-
"Non mi prenderanno gli angeli, non voglio essere come voi"
"Sei un umano dannato"
I raggi del sole, appena nascituri, colpivano quei così soli corpi nel bosco, così lontani quanto vicini.
Non rispose.
Karkal era davvero dannato, un'anima che si dava colpe che non aveva.
Una continua lotta con l'Io impediva di vivere la vita, seppur agoniante, nel migliore dei modi.
"Smettila, Teodora, non voglio unirmi a voi e basta"
"Non la pensavi così quando hai salvato tuo fratello Niklaus, grazie a ciò che possiedi nelle vene"
Rise istericamente, senza riuscire a replicare.
Gettò un'occhiata ai pantaloni verde mela coperti da stivali scuri, senza degnarle di uno sguardo.
"Hai creato dei mostri: hai creato degli esseri aventi della magia nata dal dolor-"
"Al massimo, ho dato vita a ciò che possengo realmente: dolore e frustazione.
Non ne vado fiero; Niklaus è avvolto da oscurità"
Teodora, uno degli angeli più belli del Paradiso, lo scrutò.
Era impressionante ciò che quel contadino potesse fare con quella poca magia avente.
"Tu sei straordinario come i tuoi dannati. Aiutami in una missione e renderò Nik libero dalle tenebre"-
Rose scappò come una gazzella dal leone affamato, senza guardarsi indietro.
Nel giorno del suo compleanno aveva scoperto cose che non avrebbe mai immaginato: Jonn non era ciò che diceva, Kezial neanche.
Si chiese se in quei sedici anni qualcuno le avesse mai detto la verità; si rispose immediatamente: no.
Ripensò a suo padre, Harry;
Ripensò a sua madre, Morgana;
Ripensò ad Hogwarts;
Ripensò alla sua esistenza.
Dopo anni, mesi passati in agonia e dolore, ancora non sapeva quale fosse la verità.
Chi era lei?
Chi era Jonn?
Chi era Kezial?
Chi avrebbe posto una fine a quella guerra d'animo?
Non poteva darsi risposte: nessuno poteva.Il cuore la portò a casa, con la bacchetta stretta tra le dita -no che servisse molto-, per poter guardare negli occhi la persona che amava troppo.
Ripercorse il sentiero dove un innocente aveva perso la vita a causa della sua pazzia; una morsa le si strinse nel petto, riducendo il cuore a un sassolino.
-Mi dispiace per ciò che è successo- si disse pensando a quella ragazza sanguinante.
Non poteva, tuttavia, perdere tempo a rimuginare sui suoi omicidi.
Ne aveva già commessi tanti, età abituata al pentimento.Si ritrovò dinanzi a quel portone con la targhetta su cui erano incisi i loro falsi nomi; le venne in mente quando egli li coniò, nella stazione dove lei stessa scoprì il macabro e perverso mondo della magia. A volte si divertiva a immaginare la sua vita senza essa, forse sarebbe stata noiosiosamente normale.
Il dito premette il campanello dolcemente, il tremore era un segno di debolezza che non poteva permettersi in quel momento.
Aprì una figura risultante angelica, forse il riflesso della verità, coi riccioli che gli cadevano sul volto.
Il petto muscoloso brillava alla luce del sole morente, rendendo i raggi solare impotenti di fronte a tale perfezione.
"Principessa" sibilò lui, apparentemente solo.
Rose studiò la sala prima di entrarvi: James non c'era più.
"Dove sei stata!"
Lei non rispose, il disprezzo era più forte delle parole.
Tuttavia, Kezial doveva essersi risvegliato e non aveva tempo per i silenzi punitivi.
Prese dalle tasche posteriori un piccolo oggetto, magicamente rimpicciolito, che fece rabbrividire il giovane.
"Engorgio!" disse puntando la bacchetta su esso.
Jonn indietreggiò e impallidì: aveva capito che era giunta la fine. Era il ritratto della dama delle spine dannate: il quadro che le aveva mostrato in quella piccola casa.
"Sei anche un pittore, Niklaus?"
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𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐏𝐨𝐭𝐭𝐞𝐫 𝐚𝐧𝐝 𝐭𝐡𝐞 𝐦𝐨𝐫𝐭𝐚𝐥 𝐚𝐧𝐠𝐞𝐥
FanfictionLa profezia si sta avverando: l'angelo mortale è in guerra con Kezial. I due re malvagi lottano contro il nemico comune, il potere omega. Rose si ritroverà a pareggiare i conti col proprio e oscuro passato; le morti che aveva causato chiederanno giu...