Vengo poggiata delicamente sulla sedia a rotelle in legno mentre i miei capelli vengono sistemati dolcemente davanti al grande specchio in camera mia, quella camera così fredda e buia, non c'era altro che quella piccola scrivania su cui poggiava lo specchio e il mio letto, era sempre silenziosa forse perché tutte le cose che dicevo venivano assorbite da quei muri, così velocemente, che non era possibile sentirmi. In quesi momenti di silenzio mi chiedevo più volte che storie avrebbero potuto raccontarmi e se potessero davvero parlare ascolterebbero o parlerebbero?
Ma la camera non è così silenziosa adesso,
è riempita da una canzone che lei canta spesso per calmarsi"Che bella che è la mia bambola,
la mia bella bambola di pezza che pensavo di aver perso,
eccola qui! Mentre la faccio la sua tanto amata treccia
e nessun adesso potrà, togliermi la mia amata felicità"Ma non è affatto calma.
La sua mano trema senza poso cercando di fare una treccia, non fa altro che singhiozzare, non riuscendo a smettere di guardarmi attraverso lo specchio. Non ne capisco il motivo e più mi guarda e più mi sento fuori posto.Non sono io la persona a cui sta cercando di fare la treccia.
Non mi piace questa sensazione, perché so che un minimo gesto potrebbe farla arrabbiare di nuovo, anche se non fossi io il motivo della sua continua rabbia non è importante, devo sempre essere io ciò che la farà calmare, indipendente come, se mi ferirà o meno, ho da adempiere ai miei compiti che io lo voglia o no e non sarà la morte a fermarmi.
"Oh piccola mia dovremo far crescere di più i capelli se vuoi che ti faccia la tua treccia" mentre mi accarezza i capelli e mi bacia dolcemente il capo mentre io continuo a guardare il mio riflesso dallo specchio in capace di fare altro, oltre a tremare per il suo contatto e non riesco davvero a essere sicura che la persona davanti a me in questo momento sia io.
A volte mi chiedo se farei meglio a smettere di pensare.
Che cosa ne è davvero rimasto di me?
Forse non è davvero così importante dopo tutto, forse tutto questo me lo merito, forse ho fatto io qualcosa di grave da meritarmelo... Ma allora perché sono l'unica che sta subendo tutto questo?Oh no, no...
Cosa vado a pensare, anche tutti gli altri stanno soffrendo e sopratutto per causa mia, sarà questa la mia colpa?
L'aver fatto soffrire tutta la gente che ho attorno? Come avrei potuto anche solo sapere che avrei fatto questo? Se solo lo avessi saputo avrei potuto rimediare, in qualche modo, avrei potuto forse fare qualcosa prima, io... l'avrei potuta salvare.
Io non volevo però, non ho mai voluto fare del male a nessuno, non volevo, io non volevo, io non-E i miei pensieri non fanno altro che navigare in un mare di idee e preoccupazioni in cui sto pian piano sto annegando incapace a muovermi, non riesco ad andare a galla e respirare, rimanendo lì da sola non accorgendomi del mondo che mi circonda, il mondo in cui io sto vivendo.
Esattamente come adesso, non mi sono neanche resa conto che lei mi stava già portando alla zona di addestramento lungo i corridoi della struttura in cui vivevamo che situata all'interno della caserma militare di Libero.
"ALISON!!"
Il mondo si è fermato per qualche secondo,
mi diede giusto il tempo da farmi realizzare di chi fosse quella voce.Quanto tempo è passato?
Mesi? Anni? Giorni?Sinceramente ho perso il conto del tempo stando in quei stretti muri della camera in cui dormivo.
E come se la voce di Bertholdt fermasse tutti i miei pensieri, portandoli via delicatamente come il vento fa alle foglie d'autunno non lasciandone più traccia, mentre lo guardo correre nella mia direzione e la mia testa si riempie immediatamente di centinaia e centinaia di preoccupazioni su quale sarà il suo giudizio ora che sono costretta in sedie a rotelle: in capace di muovermi o di parlare. Ma c'è solo una domanda adesso che sta sovrastando tutte le altre, chiedendomi perché non sia ancora scappato via da me, ma al contario, mi rincorra.
"Signora Fuller" saluta lui la donna alle mie spalle, lei così gentile che perfino si degna di portarmi in giro nonostante gli sguardi della gente contrariata.
"Buongiorno Bertholdt. Non so se tuo padre ti ha avvisato delle condizioni di Alison, ma per un po' di tempo dovrà stare in sedia a rotelle, come vedi... " concludendo con una punta di disgusto
Rimane in silenzio per un'attimo, cercando le parole giuste per la domanda che vuole fare anche se dal suo sguardo, attraverso i suoi occhi verdi, capisco che una singola domanda non basterà per colmare la sua preoccupazione degli ultimi mesi, sembra quasi di sentire i suoi pensieri: Dove è stata? Che le è sucesso? Chi è stato a ridurla così? Più lo guardo e più nel suo sguardo trovo me stessa, se potessi, gli risponderei io a tutte le domande che lo affligono, con calma e tranquillità, ma sono sicura che l'unica risposta sensata che potrei dire sarebbe stata un semplice: Non lo so.
"T-Tornerà a camminare, vero?"
Silenzio
"Non credo sinceramente, ma anche se potesse..."
"Ma anche se potesse?"
Cercò di prendere un respiro,
forse, cercava il coraggio di ammettere la sua sconfitta.Lei non sopportava perdere.
"Lei è già morta da tempo. L'ultima volta che l'hai vista sul serio saranno stati tre mesi fa, ora è solo...diciamo che non c'è più, non è neanche più capace ad ascoltare la gente parlare, come in uno stato di confusione perenne. Non credo neanche sia più in grado di riconoscerti a questo punto"
Come non potrei riconoscere il mio migliore amico?
Lui mi guarda
mi sta cercando nello sguardo
io però non so come farmi vedere da lui"Se a voi non dispiace, potrei avere il permesso di portare
io Alison al campo di addestramento, Signora Fuller?""Se non dispiace a te, fai pure" disse allontanandosi, dirigendosi di nuovo nella direzione di casa
Perché lo ha fatto?
"Non so cosa ti abbiano fatto in questi tre mesi Al, ma qualsiasi cosa sia sucessa, sono qua io ok? Non avere paura, ora non andremo ad addestramento, se è vero ciò che ha detto la Signora Fuller, voglio che tu passi le tue ultime giornate al meglio..."
Prese i manici della mia sedia a rotelle e iniziò a camminare nella direzione esterna della caserma in cui era situato un piccolo giardino di rose rosse coltivate da alcuni soldati di alto rango quando la maggior parte dei soldati era in guerra.
Ero lì a guardarle in tutta la loro bellezza.
Bertholdt si mise al mio fianco guardandomi e sorridendomi in maniera dolce,
il mio sguardo fu ricambiato con un'altrettanto sorriso serenoNon mi basta altro
Sono contenta così, perché questo giorno è davvero uno dei migliori che abbia mai avuto e che mai avrò molto probabilmente, ma va bene così"G-Grazie"
Non dissi nient'altro
Lui non aggiunse nient'altro
Sappiamo entrambi la fine di tutto questo,
quindi, perché non goderci la quiete finché entrambi possiamo?
"s-star-rai al m-mio fi-fianc-co qu-quando s-succe-ederà?"
"sempre"
Gli sorrisi
Neanche la morte non mi spaventa quando sono al suo fianco
![](https://img.wattpad.com/cover/337107800-288-k225350.jpg)
STAI LEGGENDO
The little one
General FictionI have this "project" since 2017 but I was too dumb and childish to write something seriously so yeah- It was awful and cringe But it was an actually good idea so... there it is :D