3° Capitolo

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"E se fosse.. ?"

Scuoto la testa ed emetto un flebile mugolio.

No, non è possibile. Non esiste che sia lui. Cerco di autoconvincermi.

A distogliere i miei pensieri è l'assordante suono della campanella e decido quindi di alzarmi, ponendo lo zaino sulla spalla sinistra.

Se fossi entrata alle 8:00 come il resto dei giorni,  avrei avuto la verifica di matematica.

Odio profondamente questa materia, non sono mai riuscita a comprenderla nonostante in passato abbia avuto professori molto più indulgenti di questa qui.

Ricordo bene che un giorno mi disse testuali parole "Matilde, così non va. Comprendo appieno la tua situazione familiare, ma non sei l'unica ad avere problemi"

Queste affermazioni rimbombano nella mia testa tutt oggi, come se le stessi sentendo per la prima volta.

Personalmente, non ho mai chiesto a nessuno di compatirmi nè tantomeno ho mai pensato che i miei problemi potessero sovrapporsi a quelli degli altri.

Tutto questo accadde a seguito di una verifica orale andata male per la quale studiai probabilmente molto più di tutti gli scorsi anni messi insieme.

Il punto è che semplicemente vedendola, andavo in totale agitazione.

Quel giorno assunse uno sguardo condannante e mi scrutava da cima a fondo intanto che procedevo verso la cattedra.

Acquisì la tipica guardata di chi sapeva già come sarebbe andata, e infondo lo sapevo anch'io. In un attimo,  l'ansia ebbe la meglio su di me e dalla mia testa uscirono una ad una, tutte le nozioni imparate il giorno precedente.

Fù terribile.

Agito la testa, allontanando da me questi pensieri e proseguendo verso il laboratorio di scienze.

Generalmente non ci sono dei posti assegnati, ma come ben saprete non mancano mai i classici gruppetti ed io, sento di non appartenere a nessuno fra questi.

Decido quindi di sedermi ad un banco della seconda fila, benchè ciò volesse dire avere dietro tutta la combriccola delle paperelle.

Mai una volta che dalla loro bocca uscisse fuori qualcosa di logico e coerente.

L'ora passa in fretta, fra filmati di rane dissezionate e brusii provenienti dalle mie spalle.

Come al solito ci concedono 15 minuti di pausa, per questo decido di collegare le cuffiette e farmi un giro per il giardino. Oggi è una giornata piuttosto grigia e la mia meteoropatia si fa sentire.

Malgrado preferisca il sole, opto comunque per la passeggiata anche perchè più tempo passo in questa scuola e più accresce il mio turbamento.

Schiaccio play e faccio partire la solita playlist e nel mentre che avanzo, decido di infiltrarmi in uno dei tanti sentieri erbosi che compongono il cortile. Amo tantissimo la natura, ma vorrei che le mie piante vivessero più a lungo e purtroppo fatico a prendermene cura passando poco tempo a casa.

Proseguo con la mia passeggiata, ma poco dopo avverto dietro di me una presenza che mi spinge a girarmi di scatto. Dinanzi mi si palesa con grossa probabilità l'essere umano più bello su di cui io abbia mai avuto il piacere di posare gli occhi.

Ed ecco che i miei muscoli facciali iniziano a contrarsi, la poca saliva rimasta nella mia bocca si prosciuga e i miei occhi sono fra l'incredulo e l'affascinato.

"Ciao" mi dice, il dio sceso in terra a cui non avevo ancora potuto assegnare un nome.

"Ehm.. ciao"  rispondo io. Senza la necessità di osservarmi allo specchio, riuscirei a fare un perfetto disegno della mia espressione da ebete in questo momento.

Agnese ed ioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora