Non chiusi occhio per tutta la notte e per tutta la mattina seguente. Gli occhi erano troppo impegnati a lacrimare, non avevano tempo di chiudersi e riposare.
Il pomeriggio seguente a quella disastrosa notte, io ero ancora lì, immobile. Mia madre entrò in camera mia. Mi trovò ranicchiato nel letto, con gli occhi ancora lucidi. Mio padre doveva sicuramente avergli raccontato tutto.
Mi accarezzò dolcemente mentre mi guardava con aria dispiaciuta e abbattuta.
Io non mi mossi di un centimetro, mi limitai ad alzare gli occhi per vederla bene in viso.
-Mi dispiace Kev, è tutta colpa mia.- disse affranta. -Avrei dovuto avvisarti che papá stava rientrando, non si sentiva tanto bene cosí è rientrato prima, scusami Kev.-
Proseguì singhiozzando.
-Non è colpa tua, solo mia, mamma. Non avrei dovuto portarlo a casa.- risposi.
Lei replicò -Lo avrei fatto anche io fossi stata al tuo posto, non è colpa tua tesoro.-
Continuava ad accarezzarmi dolcemente il viso ancora umidiccio e disse -Non voglio che tu cambi, per nessuno, ti accetto così come sei, ti voglio bene.-
Tirai un sospiro di sollievo. Era la frase che avrei sempre voluto sentirmi dire. Mi aveva accettato. Quanto posso amare la mia mamma?
-Anche io ti voglio bene mamma.- trattenni le lacrime, ne avevo abbastanza di piangere.
-Sai che tuo padre non vuole piú rivederti, vero? Per quanto odi doverlo fare, mi ha costretto a portarti dagli zii, vuole che tu stia lontano da lui.-
Sgranai gli occhi. -Mamma, non vorrai veramente portarmici vero? Io ho la mia vita qui, ho la mia migliore amica e ora ho anche un ragazz.-
-Ssst- mi interruppe lei. -Lo so tesoro, ma è per il tuo bene, se rimani qui tuo padre potrebbe commettere qualche sciocchezza. Se voglio? No, non voglio per niente. Lo faccio per te, perche voglio che tu stia bene. E vedrai, ci sará una sorpresa.- Stavolta una lacrima bagnò il suo viso.
Confuso riflettei un attimo sulle sue parole. Stare bene? Io? Dagli zii? A 100 km da Lorenzo? Scherziamo?
E poi, che diamine di sorpresa poteva esserci? È una situazione del cazzo e mi parla di sorprese?
Stavo per ribattere ma Mandy entrò in camera. Si buttò addosso a me,mi abbracciò e bisbigliò -Scusa, scusa per tutte le volte che ho fatto qualche battutina blasfema sui gay, scusa se non sono stata una buona sorella, io ti voglio bene cosí come sei, non stare male per quell'idiota di papá, si risolverá tutto vedrai.-
No, non si risolverá un bel niente, ma apprezzo il suo pensiero, e sono felice che abbia capito di non essere omofoba. -Ti voglio bene anche io Mandy.- risposi ricambiando l'abbraccio.
Con voce rotta mia madre disse -Prepara le valigie Kev.-Stavo davvero per abbandonare la mia vita. La mia casa, Lorenzo e Naomi. Che incubo. Non riuscivo ad alzarmi dal letto per preparare le valigie ma ho dovuto farlo. La mamma aveva ragione, mio padre avrebbe potuto commettere qualche pazzia. E avevo paura.
Ho trovato la forza di alzarmi, non so come.
Cominciai a raccimolare i vestiti e a gettarli nella valigia, senza curarmi dell'ordine. Mi capitò tra le mani una giacca nera. Non era mia, era di Lorenzo. La aveva dimenticata ieri notte. La strinsi forte e la portai al naso, profumava di fumo misto al suo 'One Million'. Era il suo profumo, lo stesso che sentivo quando mi stringeva tra le sue braccia. Decisi di mettere in valigia anche quella, era un ricordo.
Giá, perche ormai tutto era un ricordo.
Dovevo dimenticare ogni cosa e cominciare una nuova vita. Come se fosse facile.
Fa male.Salii in macchina, Mandy piangeva, diceva che sarebbe venuta a farmi visita, faceva male vederla cosí. Ho sempre odiato gli addii.
Partimmo e lei guardò l'auto fino a quando non scomparí dietro l'angolo.
Ero veramente partito. Senza avvisare nessuno. Me ne stavo andando.
La mia valigia non era piena di vestiti, bensì colma di tristezza.-Ora reggiti forte Kev.- Disse mamma alla guida. Ma a che si riferiva? Intanto notai che imboccava la strada sbagliata e glielo feci notare.
-Ma che dici mamma? E guarda che hai sbagliato strada.- risposi.
-No no la strada è giusta, penso sia ora di rivelarti un segreto.-
-Segreto? Quale?
-Tesoro, non ti sto portando dai tuoi zii.-
Sempre piú perplesso chiesí -E allora dove?-
Distolse lo sguardo dalla strada per qualche frazione di secondo, e guardò a me. -Da tuo padre naturale.-Confuso gridai. -COSA?-
Ho capito bene? Padre naturale?
-Avrei dovuto dirtelo anni fa. Ma non ne ho mai avuto il coraggio.-
Beh la capivo, neanche io ho avuto mai il coraggio di dirle della mia omosessualitá in questi anni ma, cavolo, avevo un altro padre e non lo sapevo?
Proseguì -Tu sei figlio di Davide, il mio primo marito, non ho mai detto niente a nessuno. Tutti credono tu sia figlio di colui che ti ha cacciato di casa.-
Questa notizia era sconvolgente. Io, primogenito, ero figlio di un altro uomo?
Non sapevo se essere felice del fatto che nel mio corpo non scorreva il sangue di quello stronzo o se essere arrabbiato con la mamma per avermelo tenuto nascosto.
-Io, sono sconvolto.- riuscii a dire con un filo di voce.-Sai Kev, in questi tuoi 16 anni di vita ha sempre chiesto di te, mi cercava, e mi telefonava, per chiedermi di te. Si ostinava, voleva avertí con se. Ma io mi sono opposta. Non volevo e non voglio ancora che il mio attuale marito sappia che sei figlio di un altro. O a questo punto caccerebbe di casa anche me per non averglielo mai detto. Capisci la gravitá della cosa? Ora lui saprá che sei dagli zii, questo è quello che faremo credere a tutti.-
Rimasi senza parole. Ecco la sopresa.
Dovevo ancora digerirla, dovevo decidere se mi piaceva o no come notizia.
Inoltre stavo andando da un uomo sconosciuto a vivere. Mi sarebbe piaciuto?
Questa vita non smette di stupirmi.Una domanda mi sorse spontanea -Dove abita questo Davide?- per quanto ne so potrebbe abitare ovunque, o magari abita qui in cittá. O almeno è quello che spero.
-Stá tranquillo, abita qui in cittá, con la sua compagna.-
-Menomale!- dissi con tono sollevato.
Ero felice di non dire addio proprio a tutto. Ripresi le speranze in mano, le avevo perse. E nel frattempo, avevo deciso che la cosa mi piaceva. Un altra casa, in cittá, lontano da quel mostro che fino a cinque minuti fa credevo fosse mio padre. L'unica cosa terribile era il fatto di allontarmi da mia sorella e da mia madre. La voce di mia madre interruppe i miei pensieri -L'ho giá avvisato del tuo arrivo. Verrò a farti visita ogni volta che uscirò da lavoro.- Sembrava sollevata dal fatto che l'idea di cambiare casa per il momento mi piacesse.Arrivammo, era un pò lontanuccia dalla mia scuola e dal quartiere di Lorenzo, ma con la metro ci si arrivava facilmente.
Mi aspettavo un appartamento, sorprendentemente era una casa.
Era grande e aveva un piccolo giardino che dava all'ingresso.
Un uomo, sulla quarantina, piuttosto alto uscí dalla porta e si avviò velocemente verso di me con un gran sorriso. Era Davide.
-Hey Kevin! Sono molto felice di vederti!- mi strinse la mano. Io finsi un sorriso e non dissi una parola. Non sapevo che dire. Per me lui era un totale sconosciuto.
-Lascia che ti aiuti con i bagagli.- disse.
Mi persi nei suoi grandi occhi verdi. Come i miei. Fissandolo bene in viso notai che i lineamenti erano li stessi, e il naso? Era identico. Lui era la mia copia tra vent'anni.
Mi accompagnò dentro casa, dove mi fece conoscere Jasmine, la sua compagna. E mi portó al piano di sopra a vedere la mia stanza. Era medio-grande, una porta portava ad un balcone. Un letto matrimoniale occupava gran parte del lato sinistro della camera. Era carina, mi piaceva.
Mi lasciò li dentro a sistemare i vestiti mentre lui andava di sotto a parlare con la mamma.Sarei stato bene qui? Lui sembra cosí gentile, forse ho finalmente trovato il padre che ho sempre desiderato.
Mentre prendevo e sistemavo i vestiti mi ricapitò in mano la giacca di Lorenzo.
Giá, dovevo ancora dirgli tutto, probabilmente dopo lo chiamerò. Stará in ansia dopo ieri notte.Il terribile episodio di ieri notte mi aveva portato ad avere un posto migliore dove stare. Per questo ringrazio quello stronzo che è stato la causa di tutto.Grazie.
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L'amore Nuoce
ChickLitKevin è un ragazzo di 16 anni romantico e fantasioso. Vive nel cruccio dell'omosessualitá, oppresso dalla societá cosí pesante che cerca di schiacciarlo. Come nelle favole, lui dell'amore coglie solo la bellezza, ma a sue spese scoprirá che l'amore...