Capitolo 3

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Elizabeth sta scivolando dalla mia presa e io non resisterò a lungo.
"Allison ti prego fai qualcosoa!"
Va bene, va bene ho capito, lo faccio! cerco di rilassarmi e isolarmi per fare in modo che quella sensazione familiare mi avvolga. Il freddo mi accoglie, ma la sensazione di freddo non è spiecevole; quella sensazione mi scorre nelle vene a partire dal petto fino ad arrivare alle dita per irradiarsi all'esterno, per congelare il tempo e darmi la possibilità di aiutare quella che sarebbe diventata una delle mie migliori amiche. il tempo si ferma; i fiocchi di neve si immobilizzano a mezz'aria, le risate dei ragazzi in seggiovia davanti a me cessano, gli sciatori sulle piste si bloccano, il volto di Elizabeth si congela in un'espressione di paura e terrore. La sua presa mi ricorda perché ho fermato tutto.Mentre il mondo attorno a me vive una trance che ricorderà come un breve mancamento, io cerco di issare sulla seggiovia Elizabeth. riesco finalmente a tirarla su, nel frattempo una racchetta le cade dalla mano immobile. Ora che finalmente mi ritrovo con Elizabeth praticamente distesa sulle mie gambe e sulla seggiovia. Profuma di rose e ha un'aria così fragile, sembra una bambola di porcellana di quelle che ti porta a casa la nonna quando sei piccola; il viso pallido, le guance che con un minimo di freddo assumono un color rosa acceso, le labbra ben definite, anch'esse rosa, i capelli biondi, un po' mossi e due occhioni verdi da cerbiatto.
una sensazione di stanchezza mi riporta alla relatà. Rilassandomi cerco di ritirare il freddo nelle mie vene; pian piano tutto comincia a scongelarsi fino al tornare al normale scorrimento del tempo. Elizabeth è ancora priva di coscienza ma si riprenderà, a volte capita che qualcuno perda i sensi. La seggiovia riparte con qualche raballamento.
Cerco con la massima delicatezza di svegliare quella fragile creatura; pian piano si sveglia, per fortuna il tragitto è lungo e lei a tutto il tempo di riprendersi e io di inventarmi qualcosa di credibile che non comprenda ragni radioattivi o alieni venuti a modificare il DNA umano.
"come ti senti?" le chiedo sperando che non percepisca la leggera tensione nella mia voce
"ho un po' di mal di testa ma sto bene. Tu piuttosto, come hai fatto a tirarmi su?" i suoi grandi occhioni mi scrutano in cerca di risposte.
"Tu stavi cadendo e penso che per la paura tu sia svenuta, mi stavi scivolando dalle mani ma per fortuna in qualche modo la tua giacca da sci si era impigliata nella seggiovia e questo mi ha permesso di afferrarti per la vita e tirarti su" le rispondo con una calma che stupisce anche me
"Cavolo che forza che hai! cos'è sei una body builder e non me lo hai detto?" mi chiede trattenendo a stento una risata
" no no, penso sia stata l'adrenalina ad aiutarmi"
"possibile, ma secondo me hai un futuro nel body building" mi risponde prima di scoppiare in una sonora risata, seguita subito da me.
Il resto del tragitto lo passiamo tra risate e brevi racconti. Arrivati in cima ci smistano per livelli di abilità; io sono in gruppo con Elizabeth e altre 7 ragazze e 2 ragazzi.
il nostro maestro di sci è in ritardo e io e i miei amici passiamo una buona mezz'ora ad aspettarlo tra le mille scuse del dirigente della scuola di sci.
Ad un certo punto arriva un uomo sulla settantina con un grosso fiatone, un'altrettanto grossa pancia e un cappellino blu che nasconde i pochi capelli bianchi.
"buongiorno ragazzi! io sono Gianluigi e per questa settimana passeremo le mattine e i pomeriggi insieme" si presenta con enorme entusiasmo. Bene, ora sappiamo chi è il nostro insegnante di sci.
La prima mattinata la passiamo ad imparare i fondamentali dello sci, tra cadute e tutto sempre sulla stessa pista.Io ed Eli abbiamo fatto una scommessa; non bisogna mai cadere, la prima che cade paga una mega cioccolata calda con extra panna all'altra. Elizabeth mi vuole presentare le sue amiche a pranzo.

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