L'interrogatorio

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                                                                                   4 anni e mezzo prima

Le manette erano ben salde ai polsi di Rachel. Erano strette, fastidiose, fredde ma ciò che proprio non sopportava era il senso di impotenza. Era stata messa con le spalle al muro e non poteva più sfuggire.

Da lì a poco sarebbe iniziato l'interrogatorio, tante domande a cui non sapeva dare risposta. Si guardò intorno, evitando di incrociare gli occhi di quel federale che proprio non voleva saperne di toglierle gli occhi di dosso.

Dall'altro lato del vetro, l'agente Cohen sapeva di starle mettendo in soggezione, ma per qualche oscuro motivo non riusciva proprio a smettere di guardare quella donna. Lunghi capelli scuri disordinati, occhi verdi, pelle chiarissima e due cerchi violacei intorno agli occhi. Eppure, restava una delle donne più belle che avesse mai visto. Non biasimava Dave Shelby per averla scelta come moglie. Ma possibile che lei fosse altrettanto pericolosa? In quel momento sembrava solo terrorizzata.

Un agente in completo verde entrò sbattendo la porta.

-Finalmente ci incontriamo signora Shelby-

Rachel lo seguì con lo sguardo mentre prendeva posto davanti a lei. Si strinse tra le braccia.

-Ascoltami bene signorina-

-So che è appena uscita dall'ospedale, quindi ti prometto la massima delicatezza, ma in cambio voglio collaborazione- disse prendendo un momento di pausa.

-Ora lei risponderà a tutte le domande che le porrò- continuò.

-N-non saprei... non so neanche cosa mi sia successo-

Un sorriso falso uscì dalle labbra dell'agente.

-C'è tempo per quello. Ora voglio sapere dov'è finito il tuo adorabile marito-

Rachel scosse la testa. Era ancora troppo confusa per poter affrontare quell'interrogatorio.

-Io non so nulla-

Lo stridio di una sedia che si sposta la fece sobbalzare. L'agente si era alzato e si era posizionato ancora più vicino a lei.

-Non ti conviene scherzare, Rachel. Dove si nasconde? –

Rachel aggrottò la fronte fissando il muro di fronte a lei. Iniziò a gesticolare ma niente le uscì da bocca.

A quel punto, l'agente allungò una mano verso il suo collo e lo strinse delicatamente.

-Dimmi dov'è o ti faccio pentire...-

-Adesso basta! - tuonò l'agente Cohen.

Rachel represse la voglia di sputargli addosso. Non poteva sopportare ancora quelle mani su di lei.

-Lasciami fare il mio lavoro, Jeff –

Cohen non lo ascoltò e gli posò una mano sulla spalla.

-Continuo io-

-Hai capito cos'ho detto? –

-Si, ma io sono un tuo superiore Mccall-

In tutta risposta, l'altro agente serrò la mascella.

-Va bene. Spero che tu sappia quello che fai-

Concluse prima di sbattere la porta.

L'agente Cohen rivolse lo sguardo alla ragazza davanti a lui. Si stupì di trovarla in lacrime, fino ad allora era stata forte come una roccia e adesso pian piano stava crollando quella facciata da ragazza dura quale si era imposta.

-Rachel Cuoco, giusto? –

Esordì, cercando di essere il più gentile possibile.

-Io sono Jeff Cohen –

Non ottenne risposta.

-Come ti senti? –

Tutta quella gentilezza l'era nuova. Quel volto pulito e calmo le diede il giusto conforto.

-Potrei stare meglio-

Jeff annuì, cercando di mantenere quella giusta disinvoltura che ci si aspettava da lui.

-Sei stata in coma. Per dieci mesi-

Rachel aggrottò le sopracciglia mentre lui continuava.

-Ti sei sveglia una settimana fa. È normale se non ricordi ancora molto-

Rachel si torturò le pellicine, nervosa.

-Cosa mi farete adesso? –

Jeff sollevò le spalle.

-È ancora presto per dirlo. Ma se deciderai di collaborare le cose potrebbero andare meglio per te-

Rachel lo guardò a bocca semichiusa aspettando che continuasse.

-Cosa ti ricordi esattamente? –

Un flash attraversò la mente di Rachel. Un ricordo improvviso. E doloroso.

-Ci hanno preso...-

Iniziò cercando di dare un filo logico alla sua confusione.

-...Avevamo organizzato tutto. Sarebbe stato un grande colpo, l'ultimo ... -

Un sorriso le si stampò sul volto.

-Ma c'era una talpa e ci hanno preso-

Il suo sguardo divenne cupo.

- C'è stata una sparatoria. Ed io...io...-

Per un attimo rivide tutto nella sua testa. Josè aveva estratto di colpo la pistola e lei era diventata di pietra. Nessun camion da derubare. Solo i passi di quelli che sembravano mille agenti, pronti a scaricare su di loro i caricatori. Sebbene anche loro fossero armati, sapevano di essere del tutto fregati.

I suoi occhi si spalancarono dal terrore.

-... io sono morta-

Ricordò la sensazione. La sensazione di ricevere un pugno molto forte, al centro del petto, e qualcosa che le tirava le gambe. Intorno a lei c'era un rumore infernale. Spari. Urla. Sirene della polizia. Eppure lei non sentiva niente. Nemmeno le ferite bruciavano più. E così aveva chiuso gli occhi, senza preoccuparsi troppo. Era certa che Dave l'avrebbe salvata anche quella volta. Come sempre.

-Rachel? –

Di colpo Rachel balzò in piedi.

Si poggiò le mani sul ventre.

E scoppiò a piangere.

Jeff rimase paralizzato. Non si aspettava una reazione del genere, così disperata.

Le si avvicinò.

-Non piangere, ti prego-

Lei sembrò nemmeno sentirlo. Si accasciò in ginocchio per terra.

Jeff guardò aldilà della vetrata. Sapeva di essere osservato. E sapeva che stava per giocarsi la sua credibilità. Ma se ne infischiò e si inginocchiò cercando di toccarla.

-Rachel?-

Lei lo scansò.

-Rachel-

Chiese di nuovo e finalmente lo guardò.

-Non preoccuparti lei sta bene-

Quel pianto cessò in un secondo. Al suo posto la sorpresa. L'incredulità.

-L...lei?-

Jeff annuì.

Il cuore di Rachel riprese a battere.

                                                                                            ....

So che è passato tanto tempo, spero che comunque qualcuno sia ancora curioso di come continua questa storia!

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 06, 2023 ⏰

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