Connor pov
-Karl, per la mor del cielo, aiutami con il bambino invece di stare lì a guardare!!Questo è quello che strilla mia madre mentre io me la spasso ridendole in faccia. Dicono che ridere aiuti a sfogarsi. Io invece rido per non sfogarmi, per nascondere la mia solitudine dietro una risata, un espressione naturale all'essere umano. Forse però non è l'unica cosa che faccio. Per distrarmi faccio impazzire i miei genitori. Voglio tutte le attenzioni che merito. In questo modo ho sempre qualcuno intorno a me e non mi sento mai silenzioso. Ma sopratutto solo. Forse la parola che dovrei usare è solo. Si, io mi sento solo. E forse è giusto così. Ma il mio compito è quello di mostrarmi al mondo come un bambino felice, che ha tutto. Posso farcela. Devo farcela. I miei pensieri vengono interrotti dalla risposta di mio padre.
-scusa tesoro, ma io che ci posso fare? È ingestibile! Esclama mentre tenta di fermare le mie grida chiudedomi la bocca.
-trova un modo, altrimenti quello che urla sarai tu! Minaccia la mia mamma fulminando i suoi occhi
Sento la sua saliva che scende nella gola come se fossi dentro di lui. Mi viene anche un brivido. Ho solo quattro anni ma di una cosa sono certo: se mamma ti dà un ordine, tu obbedisci. Senza esitare. La sua rigidità scorre anche nella famiglia Mohamed ormai. Ci ha infettati. Ma a noi sta bene così. Io voglio un mondo di bene a mia madre e non la cambierei per nessuna al mondo.
-ahahaha, è così divertente! squillo mentre loro si muovono come se fossimo al circo.Il cucchiaio è quasi arrivato alla mia bocca, ma io lo scaravento contro il muro. Come gli altri cinquanta che ho lanciato via. Rido a crepapelle e mentre mio padre corre al lavandino a darsi una e mia madre mi afferra da sotto le ascelle per farmi scendere dalla sedia.
-ascolta tesoro, te lo chiediamo per favore. Io e tuo padre non possiamo continuare così quindi è giunto il momento di trovarti un amico! Supplica sporca di minestrone e gli occhi rossi dalla stanchezza.
-ma mamma! E dai, non mi costringere! Fingo di frignare solo per farla stare zitta.
-tua madre ha ragione: non puoi restare con noi per sempre e comportarti così. Hai bisogno di stare in compagnia! Concorda mio padre
-ma io sono già in compagnia. Ho voi e mi basta! Cerco di convincerli con questa scusa idiota
Che cavolo io so bene di non saper inventare scuse convincenti
-non basta Connor, tu devi trovarti un amico. Sennò resterai da solo! Mi dice mio padre come se volesse piantarmi un coltello al cuore.
Mi scappa una risata. Come se fosse una cosa assurda. Avere un amico. Come se fosse una cosa impossibile per il sottoscritto
-ahaha, cosa? Ma figurati. Io non ho bisogno di nessuno. Sto bene da solo! Esclamo con tutta la convinzione del mondo.
Ma la mia convinzione si spegne quando vedo la faccia dei miei genitori contrarsi, come se fossero preoccupati per me.
Odio vederli così
Il mio sorriso si sceglie piano piano e abbasso la testa, porgendo lo sguardo verso il pavimento. Forse così non mostro troppo i miei occhi, che stanno diventando lucidi. Incrocio le dita e alzo la punta del mio piede, muovendolo avanti e indietro come un bambino in peccato. Forse anche io ho sbagliato. Avrei dovuto trovare qualcuno. La mia persona. Ma sono ancora qui. Senza nessuno che mi faccia ridere e mi consoli. Non ho nessuno che mi faccia sentire vivo.
-senti, vedrai che arriverà il momento. Aspetta e vedrai. Dice mia madre per consolarmi e per richiamare la mia attenzione
-se li dici tu.. ribatto poco convinto. Non faccio in tempo a contiuare la mia lamentela che mi fiondano addosso e mi stringono forte in un saldo abbraccio. Io ricambio e un piccolo sorriso mi spunta sul lato della bocca
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Red Green & Blue
General Fictionpartiamo dal presupposto che è una Trilogia: Questo è il primo volume. Verrà narrata la storia di tre ragazzi americani: uno di New York, uno di Miami e la ragazza di Los Angeles. il destino li farà incontrare a Los Angeles a mezz'ora da Hollywood a...