89. l'odio verso se stessi

16 7 0
                                    

La mia amica Sabrina è una ragazza stupenda, forte e assai coraggiosa.

Nella sua vita ha sofferto molto.

Non si è mai perdonata un suo errore e quando qualcuno le faceva notare un errore che aveva commesso, o lei lo capiva da sola, la clemenza non esisteva nei suoi confronti.

Anche dopo anni, nascevano nuove cicatrici per errori commessi tempo addietro. È molto severa con se stessa.

Un giorno mi confessò che tutto ebbe inizio da una frase di sua madre.

"Non ti abbiamo mai punito per degli sbagli che hai commesso"

Quella breve frase la colpì in pieno. Toccò le corde giuste per dar vita alla sinfonia del profondo odio che negli anni crebbe, toccando tasti che nessuno dovrebbe mai toccare nella vita.

Quella sera di la prima, di tante, in cui si tolse il cibo.

Ogni qualvolta che commetteva un qualsiasi tipo di sbaglio. Si toglieva il cibo, tenendo solo il necessario , per vivere.

Nel tempo capì che gli adulti non approvavano.

Decise quindi di cambiare strada. Un altro rimedio hai danni che faceva.

Alla fine di una ricerca maniacale, arrivò a una soluzione.

Ogni volta che commetteva un errore, si riempiva di insulti.

I primi tempi erano duri. La testa non collaborava, essa combatteva contro la volontà di Sabrina.

Si trovò di nuovo a dover cercare una soluzione. Dopo qualche tempo arrivò l'illuminazione.

Si doveva manipolare e fare credere che quello che si diceva era la verità.

Che poi era anche quello che le persone le dicevano. Anche se credo che alcune cose erano solo nella sua testa.

Studiò i meccanismi della mente e alla fine ci riuscì.

Ma non era ancora abbastanza.

L'odio verso se stessa continuava ad aumentare senza controllo.

E nessuno lo notava.

Un giorno ero con lei e sua madre nella loro cucina, trovammo dei coltelli svizzeri. Dei coltelli svizzeri che sua madre ci raccontò che le furono regalati anni prima.

D'altronde, sua madre, amava i coltelli.

Sabrina decise di provarli sulla sua pelle.

In quel momento non capì che era l'inizio della discesa più ripida che intraprese.

Li provò e si mise a ridere, non capendo la situazione, la seguii a ruota.

Le uscì del sangue, si emozionò come se fosse la cosa più bella mai vista in vita sua. Probabilmente le bruciavano, ma lei rideva, come niente fosse.

Come neanche lei capisse cosale stava succedendo.

Lei rideva. lei era felice.

Lei era, apparentemente , felice.

Aveva indossato per la prima volta la maschera del sorriso.

Una maschera maledetta.

Maledettamente bastarda.

La maschera che nascondeva il profondo odio verso se stessa.

100 giorniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora