COME STAI?: CAPITOLO 2

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Il giorno a seguire dopo il classico viaggio verso la famosissima meta turistica "Università" mi ritrovai seduto tra i banchi dell'aula. Il come ci sia arrivato tra quei banchi ha una semplice spiegazione e potremmo chiamarla "passeggiata passiva": il tuo corpo si muove da solo verso una determinata destinazione quando sa di doverla raggiungere per forza,  non ti curi più neanche del viaggio, tanto non ti interessa, a te basta arrivare! Poi potresti arrivarci: a piedi, con le ginocchia, con i denti, seduto, scivolando di culo, mangiando, non fa differenza, perché sai che la meta finale non farà la differenza in te. D'altronde, io ero seduto tra le file di studenti si! Gli altri mi parlavano sì! Io ascoltavo la lezione si! Ma mentre il petto era sulla stessa sedia, la testa continuava a ghiacciarsi sdraiata sul divano. Il luogo mi appariva grigio, le persone beige, e la lezione di anatomia e istologia non aveva intoccato il mio, di sistema nervoso centrale. Nel pallore ambientale più totale però percepi un tocco, ma non di quelli tipo polpastrelli sui vestiti, era più un tocco della totalità della mia vita. A seguito del tocco una voce "hey, tutto bene? Perché sei così triste?". Una ragazza che non avevo mai visto prima d'ora: leggera come un palloncino pieno d'elio e piena come le lasagne della nonna; le sue parole passeggiavano sul lungomare del mio cervello e il suo sguardo, beh! Quello era capace di prendere a cazzotti tutto il mio corpo. "Che ti è successo?" continuava "no n-nulla, sono solo un po' perso oggi" "beh! Conviene ritrovarti allora!  Non sembra un bel posto in cui perdersi l'aula magna dell'Università" "Dipende dalle stagioni!" risposi stupidamente "Meh! Vorrei vederti qui con il costume e gli occhialini, seduto ad ascoltare come le cellule si scambiano segnali per poter comunicare a tutto il corpo cosa fare!" "Il segreto è staccare la presa dalla corrente, così non possono più farlo" "Giusto si! Ma poi non rischieresti di…"  fartela sotto perché non sapresti più come ci si siede sulla tazza del cesso? Rispondemmo insieme "Ahahahahahah! Esatto!" rispose lei "però sta tranquillo se proprio fossi in difficoltà posso aiutarti io a pulirti il sedere!" "Non potrei chiedere di meglio! Una ragazza che ho conosciuto pochi minuti fa adesso è con me, hxnel bagno a pulirmi le natiche con la carta igienica!! Molto romantico devo dire!". 

"Il romanticismo è un ladro!" iniziò lei " ti entra in casa senza permesso, ti accarezza come un cane addomesticato e ti ruba quello che ha più valore… La verità! Se qualcuno mai dovesse essere romantico con me, io rovinerei il momento per non farmi derubare, per essere sempre vera". Non avevo mai sentito nessuno parlare in quel modo, con quel tono negli occhi e quello scintillio nella voce! Quella ragazza mi aveva estremamente colpito, ecco perché le chiesi " Prendi la metro per tornare alla stazione?" "Come? Ah si! Scusami, mi ero distratta un attimo" "Anche io!" risposi ed entrambi sorridemmo. Tornammo insieme e per tutto il viaggio (che saranno stati 25 minuti massimo!) parlammo, delle cose più strane: delle cose più semplici e di quelle più complesse, passando dal "secondo te i pesci scoreggiano?" al "come stai ora?". Ahhhh! Che domanda articolata! "come stai?" sapete, penso che una delle cose più difficili da esprimere sia il nostro essere, non parlo di emozioni, di felicità e tristezza ma proprio dell'essenza stessa che ci manifesta. Quando qualcuno mi chiede "come stai?! Io ci metto un po' a rispondere ma non per fare la scena del tipo troppo figo che affronta ogni giorno il mondo prendendolo a schiaffi; un Rocky Balboa che non ci ha creduto troppo o il Super Mario senza principessa. Ci metto un po' a rispondere perché mento, senza poter fare altro perché chi potrebbe in così poco tempo rispondere ad una domanda del genere! Inconsciamente quindi menti, credendo di aver risposto sapientemente invece non hai ancora minimamente capito come stai, perché a mio parere questa domanda ne nasconde almeno altre 4: Stai? Vorresti esserci? Con chi? e infine pizza o gelato?. Terminati i 25 minuti ci fermammo a parlare un po di fronte al terminal del treno che doveva prendere per tornare a casa, poi all'improvviso un leggero, corto ed imbarazzante silenzio ci fece salutare, con la speranza (almeno in cuor mio) di rivederci il giorno dopo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 19, 2023 ⏰

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