Pieces Of Our Love Are Still Floating Between Us

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Anne tira fuori le mani dall'acquaio, gocciolano, gocciolano, gocciolano, e poi le asciuga. Il telefono fisso squilla ancora alla parete, e lei lentamente ci si poggia mentre stacca la cornetta rossa e ci si aggancia, intrecciando il filo con il suo dito indice: ''Pronto?''

''Ha detto di sì'', Anne si porta una mano al cuore, sollevata ''Ha detto di sì, mamma.''

Come può provare a spiegargli che non poteva andare diversamente?

Louis era entrato nella sua vita in quell'esatto modo la prima volta, e lo stava facendo di nuovo. Le era sempre piaciuto quel modo di mostrarsi, discreto, delicato, non voglio disturbare, davvero, ma sono qui, ormai. Nessuno aveva avuto la buona educazione di avvisarla che quel nome sarebbe uscito dalle labbra di Harry di nuovo, e la prima volta aveva avuto un sobbalzo che era stato mascherato dal fatto che fossero al telefono, a cinque ore uno dall'altra. ''Ho conosciuto un ragazzo... Si chiama Louis'', e il suo cuore aveva fischiato, la sua pelle si era fatta gelida, e solo una parte di lei aveva ascoltato il resto, quello che le aveva confermato di chi stessero davvero parlando: ''E' un grande amico di Niall ed Allie, e Liam. Dicono... Dicono che ci siamo conosciuti vagamente, prima del mio incidente, mai propriamente presentati. C'è qualche possibilità che io possa mai averti parlato di lui?''

Era tutto così surreale da farla ridere, a quel punto. ''No'', era stata la risposta secca, veloce ''Ma perché me lo nomini, tesoro? Avete parlato di qualcosa in particolare o...?''

''No, no. Lui in generale non mi ha parlato molto, abbiamo scambiato qualche frase e... Non lo so, mamma. Ho sentito qualcosa di strano. Qualcosa di... Non so spiegartelo. Era come se dovessi divorare il mondo e... Era come se tutta la merda dell'incidente non fosse davvero successa, lo sai? Voglio conoscere tutto di lui. Voglio che mi parli per ore e... E' come se fossi un ragazzino, oddio, scusami.''

''No. No, Harry, piccolo. Continua, ti prego.''

La prima volta, Harry aveva una moto di piccola cilindrata, una bandana legata al polso e libri di università che sapevano ancora di nuovo, di plastica e di carta incerata, di lontananza. E' l'odore che una mamma odia, l'odore di un adulto. L'aveva chiamata da una delle cabine dell'università, a gettoni, e si era sentita un po' più giovane, poi Harry le aveva spiegato che aveva finito il credito del cellulare, e quella sensazione era sparita. ''C'è un ragazzo, a un bar qui vicino. Non è del mio college, ma. E' davvero carino? Sì, ecco. E Niall dice che mi guarda, anche se io non ne sono sicuro, io non guardo mai nessuno, quindi non lo so. Però sembra... Forse posso—''

''Niente posso. Fallo.''

''Si chiama Louis'' gli aveva detto, circa qualche telefonata dopo, emozionato come quando apriva i regali del suo compleanno, da piccolo, con quelle dita paffute e il ciuffo di capelli biondi sulla fronte color latte. Suo figlio era questa creatura gentile e timida e divertente e semplicemente buona, e in quel momento aveva iniziato a sentirlo davvero felice, davvero emozionato di qualcosa. ''Si chiama Louis e suona il piano, mamma, fa ottimi drink— Non che io beva'', aveva aggiunto velocemente ''Ho diciannove anni. Ovviamente non bev—''

''Harry'', aveva ridacchiato, scuotendo la testa contro la cornetta ''Va bene, ho capito. Vai avanti.''

''... Sì. E, uhm, studia al conservatorio. E' più grande, ha ventun anni, e il suo migliore amico è molto simpatico. Lui lo è di più, ovviamente, è anche molto, molto bello e divertente e simpatico e intelligente e non ha un solo difetto, mamma, cioè, forse sì, ovviamente, ma non posso saperlo adesso, no? Ci sono uscito solo una volta—''

''Ci sei uscito?'' aveva ripetuto, strillando ''Com'è andata?''

''Oh, um. Sono stato al pronto soccorso—''

I Was Thinking About Who You Are ||L.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora