CAPITOLO 1 - DRAGHI E PASSAPORTE (Parte 1)

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TRE MESI DOPO
"E così sono dovuto scappare dai bagni del Ministero mentre i folletti continuavano a uscire da Merlino sa solo dove! Ma professore, vedo che la sua giovane accompagnatrice ha deciso di destarsi dal sonno." Disse George, mentre Erina strabuzzava gli occhi in tutta fretta, quasi a dissimulare l'essersi assopita durante il viaggio, faticando a capire se le guance le bruciassero dall'imbarazzo o dal sole che chissà da quanto tempo l'aveva scelta come bersaglio "Bentornata tra noi signorina, stavamo giusto discutendo dell'invasione che i folletti della Cornovaglia hanno riservato ai sanitari del ministero, creature alquanto particolari quelle piccole pesti." "Professor Fig, ha letto?" Una volta sentito ciò, lo sguardo di Erina si volse dal Professor Fig a George, egli quasi come di riflesso, pur essendo questo un gesto privo di senso all'interno di una carrozza, si guardò rapidamente alle spalle da entrambi i lati, con in volto un'espressione guardinga; fu a quel punto che Erina si rese conto del mal di testa che la aveva svegliata, una brutta sensazione, qualcosa di innato, che si acuì per un istante, quando d'istinto rivolse lo sguardo fuori dal finestrino, ma niente fuori dall'ordinario sembrava aver attirato la sua attenzione, tuttavia il presentimento che ci fosse qualcosa di strano si fece più forte. Il giornale che il signor Osric aveva tirato fuori era una copia della Gazzetta del Profeta, probabilmente quella del giorno, che recava in grande, sulla sua prima pagina, una magifoto di uno spaventoso goblin. "Sì, l'ho letto, non tutti concordano sulla pericolosità di Ranrok"
"Non sono ancora riuscito a convincere i miei colleghi al ministero, sono convinto che si tratti di una minaccia molto grave, ed è stata tua moglie che mi ha detto di stare all'erta, mesi fa."
"Miriam!? Com'è Possibile?" Il professor Fig al sentir parlare di sua moglie scattò sulla sua seduta, con le mani che andarono a stringersi sulla panca di legno. Osric con lo sguardo basso proseguì con un sospiro, richiamando completamente l'attenzione di Erina "Mi ha scritto nei riguardi di Ranrok prima di..." si interruppe con uno sbuffo imbarazzato, "chiedendomi se al ministero qualcuno fosse al corrente delle sue attività, prima di poterle rispondere, tuttavia, ho ricevuto questo." finì di dire il signor Osric, allungando una mano verso la sua scarsella e prendendo un oggetto cilindrico che agli occhi di Erina s'illuminava di uno strano bagliore e alla quale vista, rispose una momentanea fitta alle tempie. "L'ha portato il suo gufo, ma senza una lettera posso solo supporre...
 "... che se ne sia liberata per proteggerlo".
Ciò che ora il professor Fig teneva tra le mani sembrava essere un cilindro metallico, simile a quelli usati per contenere pergamene, alle sue estremità lunghe due decorazioni ottonate andavano a chiudere la struttura, con una forma conica che proseguiva per pochi centimetri con rigonfiamenti e depressioni, sino a chiudersi in una punta dolcemente rotondeggiante, il resto del cilindro era ricco di intarsi ugualmente ottonati che risaltavano su un verde rame il quale fungeva da sfondo, ma protagonista dell'oggetto rimaneva un ovale ottonato al di sopra del quale, ancora più in rilievo del resto, una spirale faceva capolino laddove si sarebbe dovuto trovare un meccanismo di apertura, spirale, che per Erina rifulgeva di una inusuale luce argentata. "Ci ho provato ripetutamente." disse richiamando l'attenzione a sé George, "Ma non riesco ad aprirlo, è protetto da qualche tipo di incantesimo, oltretutto molto potente." "Sembra metallo goblin, mi sembra di aver già visto questo simbolo...", La visione di quel bagliore non faceva altro che richiamare l'attenzione di Erina, la sua mano si mosse da sola sino a quando le sue dita non andarono in contatto col metallo. Il professore e l'auror rimasero a guardare con gli occhi sgranati quando il contenitore si schiuse tra le mani di Erina, rivelando al suo interno, avvolta da quello che sembrava velluto verdognolo, una chiave, che richiamava per forma e colore il simbolo all'esterno. "Per la barba di Merlino, ma come hai fatto?" Esordì Osric, mentre il freddo tocco della mano di Fig risvegliò Erina dal torpore in cui stava entrando, attirata da quell'oggetto come le falene dai fuochi; "Aspetta, non sappiamo che cosa..." Il rumore di una gigantesca massa d'aria che veniva spostata fece da sottofondo all'ultima parola pronunciata dal professor Fig, prima, che Osric e l'intera metà posteriore della loro carrozza venissero frantumati dalla furia delle fauci di un drago.
Schegge, nuvole e caos circondavano Erina ed Eleazar, lei cercò di tenersi ancorata al sedile con tutta la forza possibile, ma fece appena in tempo a vedere il loro cocchiere smaterializzarsi prima di non sentire più nulla a sostenerle la schiena. Stava precipitando verso il basso, il cuore non riusciva starle dietro, era a metà tra le sferzate del vento che invano provava a fermare la sua corsa verso il basso e le fiammate del drago che la inseguivano, sudori caldi e freddi e la vista appannata, sino a quando un urlo non la riscosse. Il professore stava precipitando di fianco a lei, se solo fosse riuscita ad avvicinarcisi si sarebbero potuti smaterializzare, intanto notò che lo sguardo di Fig balenava tra lei e qualcosa poco più in basso: la chiave stava precipitando a qualche metro da loro. Il professore disse qualcosa e improvvisamente la sua voce si fece nitida e forte, rimbombando nell'aria. "Ora mi avvicinerò a te, appena saremo vicini devi usare l'incantesimo di appello!" Un brivido insolitamente caldo corse lungo la schiena di Erina. Riusciva quasi a percepire il fiato del drago e allo stesso tempo la sagoma rigida del mare di sotto si faceva sempre più nitida, annuì nervosamente con la testa. Il professore fu improvvisamente di fianco a lei, con una mano che la teneva per il braccio, le sembrava di poter contare in secondi che mancavano all'impatto col suolo "ADESSO!", Erina riuscì ad afferrare la bacchetta dalla tasca e per poco non  le scivolò via di mano, aveva le mani completamente sudate e sospinta dal vento la bacchetta sembrava volersi staccare dai suoi polpastrelli "Non abbiamo tempo!" gridò Fig. Erina spirò un urlo di disperazione, un misto di lacrime e salsedine le rigava il volto, con un colpo di reni, riuscì a cambiare leggermente posizione a mezz'aria impugnando con forza la bacchetta e solo mettendo a fuoco la chiave si rese conto che la luce del sole che illuminava la loro discesa era stata oscurata da qualcosa, qualcosa di enorme, questione di secondi e sarebbero finiti in mare.  Agitò la bacchetta con tutte le forze che le rimanevano. "Accio!" gridò disperatamente e fece appena in tempo a sospirare, prima di sentirsi risucchiata con incredibile forza, "Una passaporta, la chiave era una passaporta."  riuscì a pensare, prima di lasciarsi andare nel buio.

Hogwarts Legacy - Il Risveglio Della Magia AnticaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora