Siamo in una cucina in disordine. Ci sono dei piatti accatastati in modo irregolare nella vasca dell'acquaio. Lei va avanti e indietro, dalla colonna ad angolo al pensile, il canovaccio appoggiato sulla spalla sinistra. È sulla quarantina, i capelli di un biondo paglierino, tranne quelli bianchi – che non sono moltissimi, ma si vedono. I movimenti sono molto veloci, soprattutto i passi. Respira nervosamente, guarda spesso alle sue spalle, verso la porta d'ingresso. Pulisce i bicchieri con movimenti scattanti, sembra un ingranaggio a molla.
Si ferma, appoggia le mani sul mobile, la testa cede verso il basso, chiude gli occhi in cerca di un respiro più ampio che non arriva. È di spalle alla porta, una posizione che di solito non terrebbe così a lungo, e infatti dura ancora per poco, per poi riprendere il frenetico avanti e indietro.Quando lui entra il passo è in forte contrasto con la velocità di lei, anche il suo respiro è più pesante. Non è più in forma come cinque anni prima, ma ha ripreso ad andare in palestra due giorni fa.
La sera prima dell'incidente. Non se lo aspettava, non ha mai avuto noie alla guida, è sempre riuscito a non far ricadere i suoi eccessi sulla lucidità. Toglie il berretto, lo tiene in mano mentre toglie anche l'impermeabile e lo appoggia a una sedia poco lontana dall'ingresso. Si avvicina a lei, li separa soltanto il tavolo da pranzo.Volta la testa con un gesto rapido. "Non ti ho sentito entrare."
"E chi poteva essere."
"Com'è andata?"
"Bene."
Si ferma. Lo guarda. "Com'è andata."
"Ho detto tutto quello che sapevo. Tutto quello che mi ricordavo."
"Ti ricordavi qualcosa?"
"Non avevo bevuto!"
"Ti ho solo chiesto..."
"Ti ho detto che non ero bevuto, fumato, arrabbiato... Mi sono distratto, va bene?! Mi sono solo distratto!"
"Non serve che ti arr..."
Batte il pugno sul tavolo. "Ma io sono arrabbiato!"
"Non serve a nien..."
"E invece sono arrabbiato, ok?! Sono arrabbiato perché ho paura, perché non mi ricordo come sono andate le cose e non ho sentito niente! Ho paura di quello che è successo, e anche di quello che potrebbe succedere!"
"Hai paura?"
"Ho paura perché tu non mi credi, allora cristosanto come potrà credermi un giudice, una giuria, qualcuno!"
"Ti hanno detto che andrai in tribunale?"
"Cosa?"
"Te l'hanno detto? Andrai in tribunale?"
"Non lo so, non..."
"Allora come fai a..."
"Non lo so, non so se andrò in tribunale" Si volta di colpo, si allontana, va verso l'ingresso. "Non mi hanno detto niente."
"Niente?"
"Solo di restare a disposizione. Mi chiameranno, hanno detto. Devo restare a disposizione e non lasciare la città."
"Cristo."
"Sì." Prende l'impermeabile.
"Dove vai?"
"Come?"
"Stai uscendo? Dove vai."
"Io... Da nessuna parte."
"Perché hai preso l'impermeabile."
"Non ho preso l'ipermea..." Lo ha addosso per metà, sta per infilare l'altra manica. Si ferma, la guarda. "Non me n'ero accorto. Non vado da nessuna parte." Lo toglie di nuovo, lo appoggia.
"Non te n'eri accorto?"
Guarda un punto dello schienale della sedia. È rovinata, l'ha lasciata all'ingresso per ricordarsi di portarla in discarica, ma non lo fa. Saranno tre mesi. "Volevo portare la sedia in discarica, ma piove."
Lei smette di sistemare i bicchieri. "Volevi portare la sedia in discarica. Oggi."
"Perché, è un problema? È un anno che sta qua!"
"E volevi portarla oggi."
"Non volevo portarla oggi, ma non vedo perché non debba portarla a un certo punto."
Si volta di nuovo, gli dà le spalle. Torna a occuparsi dei bicchieri. "Come vuoi."
"Ma piove."
"Allora portala, come vuoi."
"Ti ho detto di no, che piove!"
"Tanto fai sempre di testa tua."Ora ognuno prosegue in una propria conversazione, come negli ultimi sei mesi, di cui non sappiamo. Non sappiamo di quando un brindisi con i colleghi ogni tanto a fine turno è diventato l'unica ora d'aria che lui sente di avere, così come non avevamo immaginato che lei stesse portando avanti una relazione mediatica con un suo vecchio compagno del liceo ritrovato sul web. Stanno solo raccontandosi, dice, non è successo niente, non c'è motivo di prendersela così, e lui allora non se la prende, in fondo anche lui con i suoi vecchi amici e colleghi sta solo raccontandosi e brindando e mandando giù liquidi per accompagnare questi rospi che non riesce a liberare, che parlano di delusione e tutto quello che non è andato come voleva. Non c'è niente di male, e anche quella sera non ne parlerà a lei. Non parlerà con nessuno, sarà solo in mezzo alla strada, al buio, cercando a tentoni di capire cos'è stato quel rumore, cosa è successo. Parlerà solo con l'ambulanza, al telefono, ma non l'aspetterà.
I rospi sanno farsi più grandi, salgono dalla voragine che gli si forma sotto i piedi quando al tatto riconosce un corpo, e allora scappa, prima che l'ingrandirsi del baratro possa inghiottirlo.Lasciamo la casa in silenzio, non avendo idea di che fine abbia fatto la ragazza investita, e che ne sarà di loro. E di quella paura.
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Non vado da nessuna parte
General FictionDopo tanti anni un matrimonio è fiacco. Fino a un evento particolare.