Vibrissa

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«Voglio celebrare l'amore in tutte le sue forme», dichiarò Viola entusiasta, voltandosi verso Stella.

Le due giovani sorelle passeggiavano sul bagnasciuga. Il mare del tramonto si copriva di quella straordinaria patina argentea che riflette ogni singola particella di luce. Le onde stanche accarezzavano i piedi scuri di Viola, solleticandoli. Le balenò in testa l'idea di usare lo pseudonimo di Vibrissa. "Che strano", pensò. Fino a qualche tempo prima odiava quel soprannome. Sentiva il sangue ribollirle nelle vene e il viso infiammarsi ogni volta che Stella la chiamava in quel modo, sorridendo birichina.

Per Stella quel nomignolo aveva ormai del tutto sostituito il nome reale di sua sorella. Glielo aveva affibbiato molti anni prima, quando ancora condividevano la stanza da letto e litigavano di brutto se c'era da aggiudicarsi lo spazio per un nuovo poster sulle pareti color glicine. I letti, coperti da trapunte floreali, erano posizionati uno accanto all'altro. Così, le sorelle trascorrevano molte ore di notte a bisbigliare segreti adolescenziali. A volte i genitori venivano svegliati da improvvisi gridolini, cornice di risa soffocate nel buio, e un rimprovero risuonava nel silenzio: «Ragazze, lasciateci dormire!». Una notte, dopo ore a confabulare circa una storia con il bello tenebroso della scuola, a Viola scappava la pipì. Credendo di riuscire a destreggiarsi senza accendere la luce, aveva finito per inciampare nello zaino gettato senza troppa cura ai piedi del letto, volando in un tonfo sul pavimento. Stella, pur non riuscendo a vedere la scena, ne aveva intuito il lato comico ed era scoppiata in una risata fragorosa, svegliando tutti. «Ma cosa credi! - continuò a voce alta, senza riuscire a soffocare la risarella - Non penserai mica di essere un gatto, che sa muoversi al buio? Da oggi in poi ti chiamerò Vibrissa!».

Accettare, ora, quel nomignolo sarebbe apparso ai suoi stessi occhi come una mancanza di coerenza. Viola non aveva mai sopportato il fatto che Stella perseverasse con l'ironia e di certo non glielo nascondeva. Era enormemente infastidita, poi, quando si faceva riferimento all'episodio del capitombolo nel buio: si rendeva conto che la sua intenzione era di sfidare i limiti, mentre, al contrario, era riuscita soltanto a cadere (in tutti i sensi) nel ridicolo.

Ma non abbiamo forse il diritto di cambiare idea? A cosa serve essere coerenti se questo comporta un intralcio alla serenità?

Non per forza ciò che ci distingue dagli altri deve essere connotato negativamente, anzi. È proprio la singolarità di ogni individuo a renderlo prezioso. Viola avrebbe fatto proprio affidamento su un elemento distintivo per dare una svolta: per emergere, era necessario rendersi riconoscibile. Con il passaggio di Vibrissa da nomignolo a pseudonimo, avrebbe sottolineato la sua capacità di andare oltre il visibile.

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