CAPITOLO II

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Per fortuna le persone che ci avevano salvato erano quelle giuste, perché ci portarono alla dolce America, ci informarono che noi per lo stato eravamo morti e cosi doveva essere, perciò fornirono a tutti nuovi documenti, nuove case, nuovo lavoro, cioè era come essere nati in quel preciso istante, tutto totalmente nuovo. Consegnarono a chi non aveva finito le ricerche(cioè tutti i presenti) uno di quei vecchi telefoni,quelli con l'antenna piccola alzabile e con la copertura dei tasti numerici, ci dissero di chiamare un qualsiasi numero con quel telefono quando avremmo finto le ricerche e loro ci avrebbero rintracciato automaticamente e le avrebbero raccolte pubblicandole a nostro nome. Dopo che ci spiegarono la nostra vita dal primo all'ultimo secondo ma tutta inventata nei minimi particolari, io con il mio amico fatto in quella specie di prigione che col suo nuovo falso nome si chiama Robin pur rimanendo sempre lo stesso Jason, tornammo alle nostre false case, che per fortuna erano vicine e avevamo anche lo stesso lavoro infatti siamo cresciuti insieme ed eravamo amici fin dalla nascita (tutto inventato da quegli agenti che ci hanno salvato) ci salutammo e iniziammo la nostra nuova vita.
Passavano i giorni e io continuavo le mie ricerche fino a quando al 33° tentativo somministrando alle cavie di laboratorio morte la mia cura, il cuore della cavia, che era un topo investito con la macchina, cominciò a battere e dopo una quarantina di minuti si svegliò e iniziò a gironzolare nella sua gabbia, misi del formaggio ma ne mangiò poco cosi gli misi un topo del sesso opposto e come un fulmine si scaglia sopra e comincia a morderlo. Senza pensarci due volte presi un coltello e ghigliottinai la testa a quella creatura ma l'altra era ormai morta, dopo cinque minuti la mia ipotesi fu falsa il topo morto si rialzo e iniziò a gironzolare nella gabbia, presi immediatamente dei fogli e annotai tutto soprattutto l'ingrediente segreto: il sangue, in questo caso il mio. Annotai osservazioni, curiosità e tutto ciò che mi passava per la testa e dopo circa un'ora di annotazioni mi girai a guardare la gabbia e notai tre topi, in poche parole il topo che avevo mozzato la testa era ricresciuto sia un topo dalla testa e sia uno dal corpo, si riconoscevano anche quale parte era nuova perché uno aveva il corpo senza pelo e l'altro la testa. Incominciai di nuovo a prendere appunti e per una dozzina di giorni mi alternavo a lavorare la mattina al falso lavoro e fare esperimenti la sera, dopodiché ero stanco perché dormivo malapena tre, forse quattro, anzi cinque ore al giorno e non riuscivo più a stare in piedi così per un giorno intero dormii come un ghiro.
Passati alcuni giorni da tutto questo decisi di chiamare l'agenzia, ma prima passai da un negozio d'armi e comprai del gas al peperoncino, fatto questo mi sedetti sul divano, presi quel antico cellulare e digitai un numero che sapevo bene, avvicinai il telefono all'orecchio e speravo squillasse, per fortuna si, vuol dire che chi chiamavo non aveva cambiato numero, senti rispondere una voce femminile, era lei, io piangevo silenziosamente e tremavo mentre quella voce chiedeva ripetutamente chi parlava, io col singhiozzo dissi la parola <<mamma>> chi parlava al telefono inghiotti a vuoto, stava per dire il mio nome quando chiusi, lei sapeva che io ero morto perciò non potevo andare oltre ma forse aveva già capito, qualche minuto dopo la telefonata mi chiamo qualcuno allo stesso telefono ed erano quelli dell'agenzia che mi dissero subito di andare in un indirizzo fra meno di cinque minuti con tutto quanto, cosi io presi tutti gli appunti e i topi dopo averli coperti e salito in macchina mi diressi al punto d'incontro.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 30, 2015 ⏰

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