Capitolo Due

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Alessio

Quella mattina non fu facile alzarmi dal letto dopo quanto successo la sera prima. Passai quasi tutta la notte in bianco, non riuscendo a chiudere occhio e dopo che Rocco, il mio bulldog inglese, mi leccò il viso, mi alzai decisamente controvoglia, ma non sarei mai potuto mancare all'appuntamento che la società aveva programmato quel giorno per lo shooting fotografico delle nuove divise formali, dato che non solo sarebbero state scattate le fotografie singole di ognuno di noi, ma soprattutto quelle in gruppo e una mia assenza non era certo in programma, se non per gravi motivi. Quindi pensai al mio Rocco al quale diedi la sua meritata colazione, e iniziai a preparami, entrai in doccia provando a non pensare ai problemi che mi avevano tenuto sveglio, mi rasai la barba e mi sistemai i capelli, poi indossai la divisa facendo ben attenzione a non sgualcirla troppo e legai la cravatta intorno al colletto della camicia bianca con un modo non troppo stretto e misi le scarpe abbinate al completo.
Ero pronto, salutai Rocco con una carezza sul suo musetto e chiusi casa, poi salii in auto, notando come la pioggia fangosa della notte scorsa l'avesse sporcata parecchio all'esterno, ma non ci badai più di tanto, nonostante chi mi conosce bene sa quanto io tenga alla cura delle mie auto e moto, ma in quel periodo complicato della mia vita privata non avevo testa per seguire questi dettagli che ora mi sembravano futili.
Arrivai al centro sportivo di Formello con un po' di ritardo per colpa del traffico romano, ogni giorno era una vera impresa uscire in auto, nonostante io non abitassi al centro di Roma ma fuori. Quando a luglio scorso arrivai alla Lazio presi una casa in affitto vicino al centro sportivo in modo da non dover fare troppa strada proprio a causa del traffico che conoscevo bene già dai tempi in cui giocavo alla Roma. Ancora oggi, dopo mesi, mi emoziona varcare quel cancello, come se ogni giorno fosse sempre la prima volta; quanto ho sognato questo momento, poter giocare finalmente per la squadra che ho sempre tifato fin da bambino, grazie a mia nonna con la quale stavo praticamente tutti i giorni e che mi ha trasmesso, insieme a mio padre, la passione per questi colori. Poi il primo gol segnato con questa maglia nell'ultima giornata di campionato... un'emozione indescrivibile a parole e credo che la felicità che ho provato in quell'istante sia stata abbastanza visibile nella mia folle corsa sotto la Curva Nord!
Ma non potrò mai dimenticare la gioia e l'altrettanta emozione quando a maggio di quest'anno ho alzato al cielo il diciannovesimo Scudetto del Milan di cui ero anche Capitano fino alla stagione scorsa. Dopo anni difficili per me e la squadra in generale, vincere fu come una liberazione, una rivincita verso le tante critiche, spesso anche ingiuste, che mi rivolsero nelle mie ultime due stagioni in rossonero. A me delle critiche non è mai importato niente, però non ho passato dei momenti semplici, sia perché soffrivo a vedere me e i miei compagni così in difficoltà, sia per dei problemi fisici che mi hanno perseguitato ultimamente, ma non mi sono mai arreso, così come i ragazzi, e alla fine abbiamo vinto. Sarò per sempre grato e riconoscente al Milan, ai miei compagni e a tutte le persone che ci hanno lavorato nei sette anni in cui sono stato lì, ho imparato tantissimo, ho vissuto esperienze incredibili che mi hanno fatto crescere come uomo e come calciatore; momenti indimenticabili che porterò sempre con me.
Adesso però con la Lazio avevo iniziato un nuovo capitolo della mia carriera, potevo rendere realtà quel sogno mai assopito, non solo giocare nella squadra per cui tifo ma soprattutto vincere per quei colori e spero di poterlo fare presto, darò il massimo e di più per riuscirci.
Parcheggiai al solito posto e chiusi l'auto a chiave, avviandomi verso il campo dove io e i miei compagni avremmo dovuto posare per le fotografie. Vidi il Mister mentre era intento a parlare con un gruppo di persone che immaginai fossero quelle incaricate di realizzare il servizio fotografico. Palesai la mia presenza scusandomi per il ritardo a causa del traffico trovato lungo la strada e Mister Sarri ne approfittò per presentarmi a tutti gli altri, elogiandomi e confermando la sua fiducia in me e nei miei compagni. Io risposi un po' in imbarazzo, non amavo molto stare al centro dell'attenzione e risposi ringraziandolo per questa sua fiducia, ribadendo il mio impegno per la squadra. Raggiunsi gli altri in campo per iniziare gli scatti fotografici di gruppo, successivamente passammo alle foto singole per le quali venimmo divisi in gruppi da 3/4 per agevolare il lavoro degli assistenti della Stylist.
Mentre aspettavo di conoscere l'assistente che si sarebbe occupato di me, Matteo, Nicolò e Mattia, non smisi di pensare a quanto accaduto la sera prima; non riuscivo ancora a capire come, dopo tutti questi anni insieme, io e lei fossimo arrivati a questo punto, o peggio, ad un punto di non ritorno, con la distanza che stava iniziando a creare delle crepe fra noi sempre più profonde. Fui talmente perso nei miei pensieri che quasi non mi resi conto che qualcosa, o meglio qualcuno, mi venne completamente addosso, rovesciando tutto il caffè sul prato del campo da gioco. Era quasi sicuramente una delle assistenti incaricate di sistemarci per il servizio e subito si scusò con me chiedendomi se mi fossi fatto male nella caduta ma le risposi scusandomi a mia volta per non aver prestato attenzione a causa dei pensieri che affollavano la mia mente e l'aiutai a rialzarsi. Mi presentai e lei fece lo stesso; scoprii che si chiamava Valeria e notai, o meglio, rimasi ancorato in qualche modo con lo sguardo nei suoi occhi, quasi come fossero una calamita. Lei però distolse presto i suoi, preoccupandosi di sistemarmi l'abito per il servizio. Una volta terminato lo scatto delle fotografie raggiunsi alcuni dei miei compagni in un lato del campo non riuscendo a smettere di guardare verso il punto in cui si trovava Valeria... "Mi sa proprio che qualcuno è rimasto folgorato da una bella assistente, vero Ale?" iniziò Mattia, prendendomi in giro. "Ma di cosa stai parlando si può sapere? Non sono rimasto folgorato proprio da nessuno" risposi io, sperando di mettere fine al discorso quanto prima, ma mi sbagliai "Si sì certo come no, e allora perché guardi sempre verso la direzione dove si trova la ragazza che ti ha aiutato con il servizio?" continuò Mattia "Io non sto guardando proprio nessuno, sai bene che sono impegnato da tempo ormai, e amo Elena." Ma si aggiunse anche Sergej al discorso "Allora se davvero tu prova così tanto amore per tua fidanzata, perché tu così giù di morale da mesi?" mi chiese con il suo accento serbo. "Non sono giù di morale, solo che non stiamo attraversando una fase facile della nostra storia, ecco tutto..." risposi io cercando di convincere più me stesso che i miei compagni. "Ale sai bene che se hai bisogno di qualcosa noi ci siamo, devi solo chiedere" mi disse Danilo, che rimase in silenzio fino a quel momento. "Grazie davvero ragazzi, siete dei veri amici, ma si sistemerà tutto, non preoccupatevi" gli dissi io, convinto.
In quello stesso momento il mister si avvicinò da noi: "Ragazzi venite, ora che abbiamo finito dobbiamo salutare tutti" disse Sarri, e subito raggiungemmo lui e il resto della squadra. Dopo aver già salutato la Stylist che si era occupata del servizio fotografico e parte del suo staff, vidi avvicinarsi Valeria e le porsi subito la mano per salutarla; quando lei la strinse sentii una sensazione diversa, quasi una scossa che mi attraversò tutto il corpo e che non avevo mai provato prima... guardai i suoi occhi, come se volessi conferma che quanto avevo appena sentito l'avesse provato anche lei, e per qualche secondo mi sembrò fosse così quando il suo sguardo si posò su di me, ma distolsi lo sguardo immediatamente, sentendomi un po' in imbarazzo e un po' in colpa per aver provato un effetto così forte e inspiegabile nel toccare la mano di Valeria e non quella di Elena, che era la mia fidanzata da 4 anni...
Nello stesso istante lei lasciò la mia mano, guardandomi un ultimo momento e poi abbassò lo sguardo, voltandosi per uscire dal centro insieme al resto dello staff. Mentre la guardai uscire pensai nuovamente a quella sensazione mai provata, e sentii Danilo avvicinarsi: "Ale tutto bene? Sembri parecchio scosso" mi chiese "Si Dani, sto bene tranquillo, stavo solo pensando al servizio fotografico che abbiamo finito poco fa" mentii al mio compagno di squadra e amico. Non potevo certo dirgli cosa avevo appena sentito stringendo la mano di Valeria, non mi avrebbe creduto e poi mi sarei sentito ancora più in colpa per Elena; dovevo dimenticare quanto provato qualche momento prima, anche perché sicuramente era stata solo una mia sensazione, forse anche sbagliata. Raggiunsi i miei compagni che facevano rientro negli spogliatoi per cambiarsi ed iniziare l'allenamento giornaliero; ringraziai che non l'avessimo già svolto, almeno così potevo un po' sfogare le tensioni degli ultimi giorni e non pensare a quella forte sensazione che mi sconvolse così tanto ma che avrei dovuto cancellare immediatamente.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 29, 2023 ⏰

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