Quando aprii gli occhi vidi solo la punta delle dita dei piedi attraverso una densa nebbia che saliva. Mentre il mio corpo prendeva coscienza di sé, aumentava il piacevole torpore che sentivo sulla mia pelle. Ci volle qualche secondo prima di rendermi conto che ero immersa in una vasca colma di acqua calda e schiuma. Mi sentivo strana, non ricordavo quando avessi scelto di entrarci. Forse mi ero appisolata durante un bagno fin troppo rilassante. Guardai verso il lavandino cercando l'orologio da parete e solo allora mi accorsi di un particolare che non avevo ancora notato: non era il bagno di casa mia.
Dove diavolo mi trovavo? Provai ad alzarmi ma avevo le gambe indolenzite, così caddi schizzando ovunque acqua. Qualcuno mi disse: "Non ti agitare, l'anestetico farà effetto ancora per un po'". Dalla porta apparve un uomo col passamontagna. Ciò che era successo riaffiorò nella mia mente.
"Sei tu quello che mi ha spinto fuori strada e inseguito nel bosco! Maledetto bastardo! Chi sei?"
"Rilassati, non ti farò del male", disse l'uomo.
"Cosa vuoi da me?!"
"Non ha importanza." L'uomo posò un asciugamano piegato e dei vestiti sul lavandino. Mi disse di fare con calma e, appena finito di vestirmi, di bussare alla porta. Quando uscì chiuse la porta a chiave.
Provai ad alzarmi ma le gambe cedettero di nuovo. Non potevo restare lì alla mercé di quello sconosciuto. Ma l'avrei assecondato. Se c'era qualcosa che avevo capito grazie al mio lavoro era che con alcuni serial killer o psicopatici, a volte, l'unica via di salvezza è assecondare le loro fantasie finché non si ha la possibilità di ribaltare la situazione sfruttando un loro punto debole: tutti hanno una debolezza, fisica o mentale. Però in quel momento non riuscivo a focalizzare la tipologia criminale di appartenenza del mio aguzzino, ero ancora sotto shock per quel risveglio brusco e rilassante allo stesso tempo.
Aspettai qualche minuto finché l'acqua non diventò tiepida. L'indolenzimento delle gambe era quasi sparito, così mi alzai riuscendo ad arrivare al lavandino.
Mi asciugai. Poi presi il vestito e lo esaminai: era lungo e nero, con uno spacco laterale fin troppo abbondante. Lo indossai: sembrava disegnato per le mie forme. Mi asciugai i capelli e li racchiusi in uno chignon usando un sottile pettine in osso bianco dalla lunga impugnatura. Ero pronta.
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Il miracolo della morte
HorrorRacconto finalista al Contest letterario per racconti e sceneggiature I RACCONTI DEL GATTO NERO 2023. Una investigatrice nelle grinfie di un carnefice. Un mercato illegale di prodotti insanguinati. Una famiglia annoverata nei libri di storia che sta...