Parte 3

5 1 0
                                    

Tutto ciò che mi circondava era caduto in una surreale penombra.

E io ero come in un dormiveglia cosciente. Sentivo ciò che i miei due rapinatori dicevano, percepivo il mio corpo disteso sul pavimento, ma non riuscivo a muovermi o a parlare. O meglio, non riuscivo a usare il mio corpo. Ma io potevo spostarmi. Compresi la mia reale situazione quando vidi me stessa dall'esterno. Ero morta. Ma non provavo né paura né tristezza.

Il dottore e la sua complice stavano discutendo con enfasi su ciò che era appena accaduto e sull'affare che poteva andare a rotoli. Dopo un po' decisero di asportare gli organi dal mio corpo, almeno avrebbero cercato di salvare il possibile.

Osservavo la scena con distacco, come se quella sul tavolo d'acciaio non fossi io.

"Non guardare piccola." D'un tratto sulla mia sinistra apparve una nebbiolina che aveva le sembianze di signora avanti con l'età. "La prego, mi segua. Ora lei, come me, fa parte di questo posto. Quindi inutile perdere tempo, le mostro la sua nuova casa e la sua nuova famiglia."

E così la signora mi accompagnò in quello che fu un giro turistico della casa, mostrandomi ogni stanza e presentandomi agli altri abitanti.

Non mi dilungherò sui dettagli e su ciò che accadde tempo dopo, anche perché le uniche cose degne di nota erano le nuove aste e, di conseguenza, le nuove aggiunte alla grande famiglia. Ne approfitto invece per raccontare quanto sia riuscita a scoprire circa la famiglia Hansen e il perché io sia morta.

Gli Hansen sono una ricca e importante famiglia di Reykjavik e si dice che la loro discendenza risalirebbe addirittura ai primi colonizzatori norvegesi. All'interno di questa famiglia esiste una tradizione: ogni primogenito dev'essere, una volta raggiunta la maggiore età, un dottore, in onore della Dea Eir. Tradizione rispettata fino all'ultimo membro della casata, ovvero il dottor Harald Hansen.

Dopo aver ottenuto la laurea a pieni voti, Harald conobbe una ragazza in un fast food e, in meno di un anno, prima convolò a nozze e poi scoprì che sarebbero diventati genitori. Era al settimo cielo. Ma non aveva fatto i conti con il destino. Il bambino nacque con una grave malformazione al cuore e né lui, né nessun luminare furono capaci di guarirlo. Così all'età di tre anni quel bambino morì. Scoprì in seguito che la causa di quella malformazione altro non era che una mutazione genetica posseduta da tutti i membri della famiglia, che si scatenava solo quando entrambi i genitori del portatore avevano antenati in comune. Una combinazione molto probabile, in un paese come l'Islanda.

Una volta inghiottito e digerito quel boccone amaro, decise di impiegare tutti gli averi della famiglia per fondare il suo centro di ricerca per malattie infantili e patologie genetiche. Si concentrò così tanto su quell'opera che dimenticò di riempire il vuoto nelle proprie casse, così rimase quasi sul lastrico. La paura di diventare povero, unita alla mancanza di fondi statali, lo portò a ideare un piano terribile ma geniale. Durante il periodo di dottorato un suo compagno di studi gli raccontò di un affare legato al giro clandestino di vendita di organi umani sani destinati ai trapianti. All'inizio ripudiò tale idea, allontanò il collega dal gruppo di ricerca e lo denunciò alle autorità. Però poi decise di intraprendere la strada del mercato nero degli organi, ma quei pochi organi utili per i trapianti che riusciva a far sparire non fruttavano il denaro necessario.

Sfruttando le strumentazioni e l'onda della fama del suo centro innovativo, inaugurò uno studio medico pubblico fornendo dei servizi all'avanguardia alla popolazione. Un modo molto semplice per mettere le mani sulla merce che fosse di qualità e, soprattutto, che fosse disponibile da subito, senza attendere che il tempo facesse il suo lavoro.

La strada era tutta in discesa. Il centro di ricerca viaggiava a gonfie vele, facendo scoperte rivoluzionarie per l'umanità e la sua rete di clienti per gli organi si espandeva in maniera vertiginosa. Inoltre scoprì che non erano solo gli organi ad essere molto redditizi. Da sempre il sesso è la chiave di volta che regge le relazioni umane, dunque perché vendere un singolo pezzo quando si poteva mettere sul banco l'intero corpo ancora vivo?

Ed ecco arrivati a me. Una giovane di bell'aspetto e in salute, prima ottima come schiava del sesso, poi perfetta come fornitrice di organi.

Non so più quanto tempo sia passato dalla mia morte. Da quando sono diventata un'ombra, l'unica cosa che faccio è vagare nell'edificio e osservare in silenzio il susseguirsi di aste, macellazioni e scoperte scientifiche. Io ti ho aiutata Eliza. Ti chiedo di aiutarmi a tua volta, risolvendo la mia faccenda in sospeso: fare giustizia, per me e per le altre anime.

Il miracolo della morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora