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Quando si sveglia, Derek ringrazia che sia domenica perché il sole è già alto e non riposava così bene da tantissimo tempo. Stiles, al suo fianco, è in posizione fetale, una mano sotto la guancia e la bocca aperta. Si appunta mentalmente di prenderlo in giro per quel rivolo di bava che sta scendendo sul cuscino, poi si alza cercando di non fare movimenti bruschi e scende di sotto per preparare la colazione. Ha terribilmente fame, sarà stata l’agitazione della sera prima a fargli consumare più calorie del necessario, quindi prepara una colazione salata per lui e i pancake dolci per Stiles. Sta proprio poggiando l’ultimo pancake sulla torre che ha preparato, quando il ragazzo entra in cucina sbadigliando. L’occhio è ormai viola scuro e il labbro anche se non sanguina più è ancora gonfio. Per fortuna non c’è bisogno di punti, perché la ferita sembra essersi almeno chiusa da sola.
“ ‘ giorno, Der” mugugna, avvicinandosi.

Derek spegne il forello e si gira a guardarlo. “Buongiorno a te, come stai?”

Stiles accenna un sorriso. “Mi sento leggermente ammaccato, ma l’unica cosa che mi dà fastidio è l’occhio, spero si sgonfi presto.”

“Un paio di giorni per il gonfiore e due settimane per il livido.”

“Sei un medico o hai fatto a botte un sacco di volte?”

“La seconda” risponde. “Dai, mangia, che ti devi rimettere in forze.”

Stiles annuisce e si siede, cominciando a mangiare, con la testa bassa nel piatto.
“Sicuro di stare bene?”

“Mh mh” risponde, poi aggiunge senza alzare lo sguardo “Der, per te sono carino? Cioè lo so che sei etero e tutto, ma io sono gay e so dirlo se una ragazza è carina se è oggettivo, secondo te posso essere considerato carino da qualcuno?”

Stiles parla così veloce che Derek quasi fa fatica a seguirlo, ma afferra il concetto. “Come mai me lo chiedi?”

“Puoi prima rispondere? Non è educato rispondere ad una domanda con una domanda.”

Derek alza gli occhi al cielo.
“E va bene. Sì, secondo me sei carino. Perché me lo chiedi?”

Stiles abbassa ancora lo sguardo. “Danny... lui mi ha chiesto se possiamo mantenere la nostra frequentazione aperta, così entrambi possiamo vedere altre persone, perché non è fatto per la monogamia. E quindi ho pensato che magari non gli basto, che forse c’è qualcosa che non gli do io e che cerca in altri o che non sono abbastanza carino. Ovvio che ci siano persone più belle di me, ci saranno sempre, ma ecco mi era venuto questo pensiero e tu sembri abbastanza sincero con me da dirm-”

“Stiles!” lo interrompe Derek esasperato. “Ognuno sceglie di vivere le relazioni come vuole, come gli piace e non sono nessuno per giudicare Danny. Però tu sai di non dover accettare per forza, vero? Se tu non sei fatto per una relazione aperta, va bene, puoi dirglielo.”

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Stiles inarca un sopracciglio. “Beh, infatti gliel’ho detto. Cioè gli ho detto che non lo so, che mi fido sul fatto che userà protezioni e che le userei anche io, così come le usiamo già e tutto il resto, ma ci devo pensare. Non so nemmeno se potrei ingelosirmi. Mi piace Danny, ma non è che ne sono innamorato, mi va bene fare nuove esperienze e mi incuriosisce sapere, che ne so, come sarebbe andare a letto con qualcuno che non sia lui. Metti che mi si presenta uno come te, tutto muscoli e barba e occhi verdi, posso mica precludermi la-” Stiles solo alla fine del discorso si rende conto di quello che ha detto, “...possibilità?” conclude quasi sussurrando. E sa di essere arrossito, si sente andare a fuoco.

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Derek è lusingato, molto lusingato, ma non vuole che Stiles si senta ancora più in imbarazzo. Quindi, si limita a scompigliargli i capelli e a continuare a mangiare. Stiles si offre di lavare le stoviglie, mette anche in ordine la cucina, mentre Derek ha qualche scartoffia del lavoro da compilare. Passa così tutta la mattinata, sul divano sommerso da fogli, mentre il ragazzo si siede al suo fianco solo poco prima di pranzo, un libro tra le mani e l’espressione serena.
“Stiles” rompe il silenzio. “Domani mattina, prima di scuola, vieni con me dalla polizia per denunciare quel tipo. Te la senti?”

Stiles, inaspettatamente, sorride e annuisce, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Sembra che solo i suoi lividi siano l’unico ricordo della sera prima. Derek non sa se sia solo un ragazzino forte o se debba aspettarsi il crollo da un momento all’altro. Decide di non pensarci per ora, mette tutto il materiale del lavoro a posto, passa in camera a cambiarsi e torna in salotto. “Che-che cosa fai?” chiede Stiles, improvvisamente molto attento.

Derek si è messo dei pantaloni della tuta, una canotta e ha preso i suoi attrezzi. “Non posso uscire a correre e a fare esercizi” dice, indicando la vetrata. Fuori è appena cominciato un temporale.

Non aspetta una risposta di Stiles e comincia a fare esercizi di stratcking di fronte alla finestra, beandosi della sensazione dei muscoli che si risvegliano. Quando ha finito con il riscaldamento, passa agli addominali. Finisce una serie da quaranta, poi passa ad un altro esercizio. Quando si rialza dal pavimento, sente lo sguarda di Stiles su di sé.
“Cosa?” chiede, vedendo il suo sguardo strano.

“Derek, dimmi che mi sbaglio.”

“Cosa?” chiede, senza capire a cosa si riferisca.

“Dimmi che non ci vedo bene e che non è vero che non porti le mutande, ti prego!”

Derek vorrebbe ridere, sul serio. Stiles l’ha davvero notato? “Mi danno fastidio, mi sento più libero se mi alleno senza.”

“ANCHE QUANDO TI ALLENI AL PARCO?” ora la voce di Stiles è stridula.

“Non sempre, dipende dall’orario. Perché? Dici che si nota troppo?”

Stiles si alza, con sguardo esasperato. “Derek, posso dirti quasi com’è fatto il tuo cazzo per quanto si vede!” e se ne va, chiudendosi in bagno.

Derek dovrebbe sentirsi dispiaciuto, ma no, non ci riesce.

Stiles esce dal bagno più di mezz'ora dopo: i capelli sono ancora umidi ma ha un'espressione talmente rilassata che Derek non deve faticare a capire cos'ha fatto. "Stai meglio?" lo punzecchia.

Stiles lo guarda male. "Sei pessimo, sai? Dovresti mettermi a mio agio, togliermi dall'imbarazzo. Non esaltarti per avermi fatto eccitare."

"Non sono esaltato" mente.

"Comunque sto meglio, grazie."

Derek si dirige in cucina, prende una bottiglia d'acqua e beve a collo. Forse si fa anche accidentalmente cadere delle gocce addosso. Molto accidentalmente. Non sa davvero cosa gli stia prendendo ma è come se improvvisamente non riuscisse a distogliere i suoi pensieri da Stiles. Esattamente come gli occhi di Stiles sembrano non riuscire a distogliersi da lui. Intanto, la curiosità lo sta logorando. "Posso farti una domanda privata? Sei libero di non rispondere se non vuoi dirmelo."

Stiles gli si avvicina prendendo la sua stessa bottiglia e bevendo a sua volta. "Dimmi."

"Sei attivo o passivo?"

L'acqua gli va di traverso mentre diventa di un rosso acceso. "DEREK" gracchia.

"Scusa ma sono curioso" dice alzando le spalle.

"Se io ti rispondo poi tu rispondi ad una mia domanda?"

Gli sembra un buon compromesso. "Va bene."

"Con Danny ho provato entrambe le cose. Mi piacciono tutte e due ma preferisco essere passivo" ammette.

Derek lo trova adorabile. Sorride. "Ora tocca a te."

"So che sei etero ma... sei mai stato con un ragazzo, magari da giovane?"

Derek prende un profondo respiro prima di rispondere con estrema sincerità. "Non ho mai detto di essere etero, Stiles."

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