13 - Bad Dream

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La mente di Harry, quella notte, stava rafforzando troppi pensieri, i ricordi tornavano a galla senza che lui potesse far nulla per riportarli a fondo. Quasi perdeva la pazienza con la sua stessa mente.

Il ricordo di quando aveva vissuto a Los Angeles e andava a scuola, cercava puntualmente di evitare un bambino di nome Trevor ma lui non faceva altro che prenderlo e caricarlo di botte come solo un bimbo più grande sa fare. Ed Harry, in quinta elementare e nel periodo della sua massima bontà, non faceva altro che cercare un appiglio per poter conversare con quel bimbo più alto di lui, perché lo trovava interessante. Quegli occhi verdi da favola, quei ricci biondi che al sole erano quasi arancioni. Sì, quella notte ricordò quel bambino, quel Trevor di cui si era infatuato alle elementari e che gli ha regalato dei lividi indelebili, ricordo di un'amicizia mai nata.

E continuò a balenare nella sua mente il ricordo di Los Angeles, di quella volta che passò un'intera settimana a casa di Zio Luke perché suo padre era scappato e sua madre era in ospedale con le gemelline. Quella settimana in cui Zio Luke e Zio Calum avevano adottato una bambina di nome Evangeline, un piccolo esserino a dir poco favoloso. Una bimba dai lunghi capelli rossi e due grossi occhioni celesti, una spruzzata di lentiggini sotto gli occhi e delle labbra che urlavano la voglia di baci. Quasi Harry stesso poteva considerarsi invaghito, nonostante fin da piccolo gli piacessero i bimbi. E quella piccola principessa, in quella settimana, aveva preso una cotta per il piccolo tutto trucioli di cioccolato.

Fu in quella settimana che Harry spezzò il cuore della piccola Evangeline, che da quel giorno non ha voluto più giocare con lui. Ed anche Levan non aveva intenzione di giocarci perché a lei stava molto a cuore la sua amica Evangeline -forse troppo a cuore- ed Harry ne era a conoscenza.

Per due settimane intere -ad Harry parvero mesi- Levan non gli rivolse la parola.

«Hay... ho fatto un incubo.»

Una voce tremolante ed impastata dal sonno provenienti dal ciglio della porta ed Harry si risvegliò completamente dai suoi pensieri, alzandosi istintivamente con i gomiti. La piccola Emily si stava stropicciando un occhio con un pugnetto bene saldo, mentre con l'altra mano stringeva il suo formidabile Sun, coniglietto di pezza e amico di mille avventure. Era raro che Emily sognasse qualcosa di macabro che riuscisse a spaventarla, solitamente era una bambina così tranquilla e solare che neanche il buio riusciva a spegnere la sua aura felice.

Harry decise di raggiungerla e prenderla in braccio con una delicatezza che si ha con le cose di estremo valore. Era così piccola e voleva che rimanesse così, piccola per sempre, senza che vedesse quanto difficile fosse il mondo al di fuori della felicità della sua stanzetta colorata.

Le scostò una ciocca bionda dal visino prima di guardarla negli occhi, per quanto la luce della televisione muta potesse illuminare il momento. Riusciva a scorgere un velo di paura che le spegneva la luce solita nei suoi occhi. La strinse a sé e si rimise a letto, coprendosi con il lenzuolo.

«Mad starà da sola, lei fa sempre gli incubi Hay, non voglio lasciarla sola» affannò la piccola stretta sul petto del fratello prima di guardarlo negli occhi, ancora. Lui di rimando non poté far altro che sorridere. Quella situazione avrebbe spaventato qualsiasi bambino della sua età e lo avrebbe portato alla filosofia "ognuno per sé", invece in quel momento era più importante pensare alla sua sorellina piuttosto che alla sua stessa salvezza.

«Sentila» disse solamente poggiando un dito sulle piccole e rosee labbra della bimba, così che nel silenzio della notte di potesse sentire il russare della piccola biondina nella stanza accanto. La principessina stretta al suo petto rise di gusto prima di riempire il volto del fratello di baci. Lo facevano sempre entrambe quando sentivano bisogno di coccole dal loro fratello maggiore.

«Hay?»

«Dimmi principessina.»

«Non portarci più a Los Angeles, e neanche a Sydney. Non vogliamo vedere di nuovo papà» sussurrò la piccola, parlando sulla sua guancia. Il suo busto vibrò in un sussurro che fece sorridere amaramente il ragazzo.

«Zio Luke dovremmo anche andare a trovarlo sai?» scherzò appena il ragazzo. Lui e suo zio avevano un rapporto piuttosto saldo. Molte volte gli era capitato di chiamarlo papà, per sbaglio, ma questo è un segreto.

Era un ragazzo -perché sì, avevano poco di differenza- piuttosto slanciato. Portava anche lui gli occhiali e ricordava quanto fosse fissato con le camicie a quadri. Aveva degli occhi meravigliosi, Harry non ricordava neanche un giorno in cui non gli avesse incrociati. Erano chiari, ipnotici, da sogno.

«Mi racconti la storia della mamma?» sussurrò ancora in preda al timore Emily e il fratello maggiore si limitò ad annuire.

«La mamma ha sempre vissuto a Los Angeles con il nonno. La sua passione era quella per il cinema, ha sempre sognato di diventare una regista come suo padre. Infatti decise di iscriversi al college, molto lontano da Los Angeles. Lì, al campus, conobbe un ragazzo di nome Luke, fidanzato con una ragazza all'epoca. Diventarono amici e una volta uscirono da soli, senza malizia. Quell'appuntamento era in una sala giochi, me lo ricordano sempre. Si sono amati davvero tanto in quel periodo. Nulla per loro era meglio del loro stesso amore. Entrambi però, si sono resi conto che non erano destinati a stare insieme e presero strade completamente diverse, nonostante fossero ancora migliori amici. La mamma conobbe papà, Zio Luke un ragazzo bellissimo, Zio Calum. Quando però la mamma rimase incinta di voi due, papà non perse occasione di ritornare a Sydney, scappando dalle responsabilità con la scusa di volersi godere ancora la gioventù, abbandonando la mamma con i nostri due amati zii.

Ora che ti sei addormentata e che forse non sai cosa vuol dire... io sono stato adottato.»


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Il più dolce degli amori è l'amore che unisce due fratelli.
(Ménandro)

Capitolo revisionato Gio 21/12/2017 13:02

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