1 • I was midnight rain

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Hermes:


La stavo osservando da parecchio tempo, da ore, giorni e settimane addirittura... Avevo scoperto tutto su di lei, il suo nome era delicato e triste allo stesso tempo, così malinconico.

Arabella.

Era la migliore amica di una delle migliori spogliarelliste del mio locale, il "PICTURESQUE".

Stavo bevendo il mio solito drink, seduto in uno dei divani del night club, mentre l'unica ragazza che guardavo era quella piccola e dolce ragazza dai capelli rossi, ella stava sorridendo e ridacchiando insieme a due altre spogliarelliste, mentre la sua migliore amica si stava esibendo.

Oh mia dolce Arabella, i tuoi occhi così blu facevano impazzire i mio cuore.

Oh mia dolce Arabella, vorrei poter assaporare le tue labbra, averle attorno a me, vorrei che mi facessi cadere nella tentazione, nei miei stessi peccati sporchi.

A distogliermi dai miei pensieri fu Marcus, il mio braccio destro.

‹‹Valle a parlare, non ti ho mai visto così interessato per una ragazza.›› disse portandosi alla bocca il mio fottuto drink.

In risposta feci una smorfia disgustata, non tanto per l'interesse che nutrivo nei suoi confronti, ma per il mio cazzo di drink.

‹‹Ogni cosa a suo tempo, Marcus... Per ora mi godo questa lontananza, questa tranquillità che ci collega in modo distante, perché appena entrerò nella sua vita, per lei non sarà facile. Perché... Una volta entrato, non vorrò più uscirne e mi dispiace per lei. Sai, mentre io ne uscirò vittorioso e glorioso di aver ottenuto ciò che volevo, beh, lei... Lei ne uscirà distrutta.›› dissi chiedendo subito dopo un altro drink al cameriere.

‹‹Forse dovresti provare a cambiare Hermes, non per forza ci deve essere un vincitore e un perdente, non per forza devi spezzarle il cuore... L'amore non è una feccia, non è usa e getta.›› disse Marcus con tono serio.

Natalie l'aveva cambiato, in meglio ovviamente, il suo cuore aveva ripreso a battere, mentre per quanto riguardava il mio, oramai non sapevo nemmeno se ci fosse ancora.

‹‹Non sto dicendo che è una feccia, no... Ma non voglio diventare come mio padre. Non voglio provare quello stesso dolore dopo che ha perso mia madre. Non posso.›› mi rabbuiai per un attimo, pensando al passato, pensando all'unica vera donna che abbia mai amato.

E proprio nel momento in cui il mio migliore amico stava per rispondere, mi alzai in piedi e ciò che vidi proprio in quel momento mi fece andare su tutte le furie, fece scattare in me una rabbia quasi del tutto incontrollabile.

Un fottuto cliente stava importunando le mie ragazze, soprattuto lei, la mia ragazzina dai capelli rossi.

Le mani iniziarono a tremarmi e mi mossi così velocemente da non sentire nemmeno più la voce di Marcus, urlarmi qualsiasi cosa alle mie spalle.

E stavo per arrivare da loro, c'ero quasi, ma Marcus mi afferrò per un braccio strattonandomi il più lontano possibile da loro.

‹‹Lascia fare a me Harry, non è il caso di ritornare in carcere.›› disse Marcus ridacchiando, appoggiando una mano sulla mia spalla.

E in risposta annuii solamente, cercando di far placare il nervoso e la rabbia che avevano preso il sopravvento, il controllo.

Da lontano lo vidi parlare con l'uomo e poco dopo fu scortato, non proprio delicatamente, fuori dal locale, in risposta ridacchiai contento di essermi sbarazzato di un viscido; ma d'altronde lo erano tutti gli uomini nel mio locale, persino io, soprattutto io se si trattava di lei.

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