II.2 Rivelazioni

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[Atto II, scena II]
Rivelazioni

«Ma dov'eri finita? Ti ho cercata per mezz'ora!» esclamò Marta correndole incontro con le braccia spalancate e stringendola in un abbraccio. Roberta diede un'occhiata ai suoi vestiti e si ricordò di essere ancora bagnata dalla testa ai piedi. Non aveva alcuna scusa e, anche se ne avesse avuta una, di certo non se la sarebbe sentita di mentire alla sua migliore amica. Emise un sospiro rassegnato e si preparò a ricevere una bella lavata di capo per la cazzata che aveva fatto.

«Ero fuori...con Simone» disse in un sussurro, quasi sperando che l'amica non la sentisse. Invece lei la sentì eccome.

«Fuori con Simone. Sotto la pioggia. Tu non me la racconti giusta.» decretò Marto incrociando le braccia sul petto e assumendo un'espressione di estrema disapprovazione «Dai, raccontami per filo e per segno cos'è successo.»

«Ci siamo baciati.» fece una piccola pausa, giusto per osservare l'espressione stranamente non-sconvolta dell'amica «Cioè, lui ha baciato me. E io ho baciato lui. In un certo senso è stata una cosa reciproca...ovviamente.»

Rifletté un attimo, poi inarcò un sopracciglio. «Un attimo, perché diamine non sei sconvolta quanto lo sono io?!»

Marta scoppiò improvvisamente a ridere, poi le posò una mano sulla spalla. Come per farle capire che l'unica a non aver capito nulla di quella situazione fosse lei. «Era prevedibile, lo sai, vero? Ber ben tre anni non avete fatto altro che evitarvi o lanciarvi frecciatine da lontano senza mai provare a chiarirvi. A un certo punto, però, vi ritrovate a dover organizzare insieme uno spettacolo teatrale e, come se questo non fosse abbastanza, i professori scelgono per voi proprio la tragedia di Romeo e Giulietta. All'improvviso vi ritrovate a dover imparare a confrontarvi come persone civili, a dover avere un dialogo normale come se tra voi non ci sia mai stato nulla. Ma tra voi c'è stato qualcosa, un qualcosa che non è mai veramente finito perché non avete mai voluto sedervi per parlare di cosa fosse accaduto. Bastava conoscervi almeno un po' per capire che, all'improvviso, tutto il vostro orgoglio sarebbe sparito e avreste finalmente fatto qualcosa che probabilmente dopo avreste considerato stupido. Ho forse sbagliato qualcosa?»

Roberta rimase in silenzio, senza sapere cosa rispondere. Come poteva darle torno, dal momento che aveva completamente ragione? Stando a quello che diceva la sua migliore amica, però, adesso era arrivato per loro il momento di chiarirsi una volta per tutte e di decidere cosa dovessero fare. Insomma, doveva fare la cosa che più aveva temuto per tre anni. 

Perché doveva essere tutto così complicato? Forse era la vita che si divertiva a prenderla in giro, forse era solo colpa del suo smisurato orgoglio che le aveva impedito di chiarirsi tre anni prima. Ma di certo era più facile dare la colpa alla vita che a una parte di sé, giusto?

«Certo, non immaginavo che sarebbe successo così all'improvviso. E, soprattutto, non immaginavo che ci sareste baciati. Ma era comunque una cosa abbastanza prevedibile.»

«Va bene, va bene, hai ragione. Ma ormai sono le cinque e penso di dover correre a prendere il pullman. Se mi ammalassi, mia madre sarebbe capace di mandarmi a scuola anche con la febbre.»

Marta la scosse per le spalle fino a farle girare la testa. «Ma sei tutta scema!? Non crederai davvero che ti lasci andare a casa così! Vieni a casa mia, così ti asciughi e ti cambi. Magari eviterai di prenderti una bella influenza.» Roberta annuì, rassegnata.

Avrebbe voluto rifiutare l'offerta, soprattutto perché aveva in programma di tornare nel famoso parchetto per scoprire qualcos'altro su quell'uomo che si faceva chiamare Bobby, ma sapeva che l'amica non le avrebbe permesso di andare in giro in quelle condizioni. Si incamminarono insieme verso la casa di Marta, che distava pochi pochi metri dalla scuola, e per tutto il tragitto lei non fece altro che chiederle cosa aveva provato nel baciare Simone.

Dimmi che mi odi anche tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora