Capitolo 6 - Falkor

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Il mare cominciava ad agitarsi, se non fossero partiti nell'arco di mezz'ora, avrebbero perso il controllo mattuttino.
Falkor era arrivato leggermente in ritardo quel giorno, come tutti i venerdì e sperava nessuno gli facesse domande al riguardo.

"Hey bellimbusto! Dove sei stato?"

Come non detto. Il ragazzo alzò lo sguardo e vide Meyor sdraiato a pancia in giù sul parapetto della nave, la coda che si agitava da un lato e dall'altro.
Falkor si era abituato molto tempo prima al comportamento del felino: flirtava con ogni essere respirante, anche se una volta poteva giurare di averlo visto fare la corte a un giubbotto rosso di pelle.
Non si poteva fare niente per cambiarlo e Falkor non l'avrebbe mai ammesso ma gli voleva bene, voleva bene a tutti i suoi compagni.

"stavo dando il mangime al bestiame, lo sai che il venerdì tocca a me."

Era vero, ma non del tutto.
Falkor amava gli animali, ma non solo quelli della fattoria della scuola.
Il suo letto era vicino alla finestra e riusciva a sentire i fruscii provenienti dalla foresta. Così, ogni fine settimana si inoltrava nella boscaglia più fitta e lasciava del cibo a terra.

All'inizio non sembravano esserci segni di vita, tornava ogni venerdì per lasciare altro cibo ma quello della volta precedente era ancora lì, intatto. Finché un giorno, mentre si chinava per lasciare delle noci, sentì un rumore davanti a lui: un cervo, bellissimo e maestoso, si avvicinò e lo fissò.
Falkor non riusciva a respirare e anche se ci fosse riuscito non lo avrebbe fatto, per non spaventare l'animale. Era completamente immobile.

Il cervo si avvicinò sicuro, come se sapesse che poteva fidarsi di lui, poi si chinò per mangiare delle bacche, a pochi centimetri dalla sua mano. Falkor la avvicinò cautamente.
Era sicuro che il cervo sarebbe scappato e avrebbe rovinato tutto, ma non riusciva a fermarsi. Con suo grande stupore, quando posò la mano sul collo del cervo, quest'ultimo continuò a mangiare indisturbato e quando ebbe finito, gli leccò il braccio prima di andarsene. Falkor non aveva mai sorriso così tanto in vita sua.

"adoro gli uomini che sanno come trattare gli animaletti"

Meyor nel frattempo era sceso a terra davanti a lui e lo guardava sbattendo le ciglia.

Falkor roteò gli occhi e lo spostò di lato, per poi salire sulla nave.

"va bene va bene la smetto"

Meyor lo raggiunse con le mani alzate in segno di resa, poi aggiunse tossendo

"guastafeste"

"ti ho sentito"

Meyor stava per ribattere che non aveva detto niente, ma vide tornare Rathal, seguita da un ragazzo così pallido e magro che sembrava trasparente, inoltre, la faccia che aveva dava l'impressione che stesse per vomitare, o svenire. Forse entrambe le cose.

Il felino si portò una mano alle tempie e chinò la testa rassegnato

"Rathal per l'amor di-"

"HEY RAGAZZI! SALUTATE PIN!"

Meyor alzò la testa in tempo per vedere la sua amica sollevare il ragazzo con un sorriso ebete, mentre lui si agitava come un aringa in scatola.

Alzò la mano e fece un sorriso forzato verso i due, mentre bisbigliava a Falkor

"siamo fottuti"

ma Falkor non lo stava ascoltando, aveva la bocca aperta e aveva occhi solo per il ragazzo cervo che saliva sulla nave.

BLUXONS SCHOOLDove le storie prendono vita. Scoprilo ora