Timida e riservata, Nicole è conosciuta alla Saint Paul Academy solo come una studentessa modello, la "nerd" a cui rivolgersi per avere aiuto con i compiti, la "carotina" impacciata che tutti prendono un po' in giro perché segretamente innamorata de...
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"Zitta, zitta" impongo a me stessa, mentre l'ossigeno diventa cemento nei polmoni e il cuore mi assilla, ruggendo nelle orecchie.
Il corpo trema per l'affanno della corsa. Stento a mantenere l'equilibrio, rannicchiata sul coperchio del water, ma non posso cedere.
Non devo fare rumore se voglio salvarmi, ma lo zaino pesa sulle spalle, mi sbilancia all'indietro e il sudore mi scivola negli occhi. Il bruciore è insopportabile.
Vorrei asciugare le palpebre, scostare i capelli appiccicati alla nuca, ma se provassi a muovermi, ora, i muscoli delle gambe non mi reggerebbero. Cadrei a terra e, allora, cosa succederebbe?
Mi troverebbero e sarebbe la fine.
Nessuno mi ha vista, né sentita.
Nessuno ha badato a me, come al solito, e io non ho gridato, né ho chiesto aiuto, come al solito.
Perché non l'ho fatto? Oggi avrei dovuto. Dopo quello che è successo, avrei dovuto, ma la regola è "mai parlare, mai lamentarsi" e io non l'ho fatto neppure stavolta.
Ma che importanza ha, ormai?
Io non ho fatto niente, non ho detto niente, eppure eccomi qui che mi nascondo da ciò che, in fondo, so essere inevitabile.
«Nicky?» sento la sua voce non appena questo pensiero scivola via e, come una canzoncina stridula, mi dà la pelle d'oca. «Lo so che sei qui. È inutile nascondersi. Non peggiorare le cose. Vieni fuori» mi avverte quando è già tardi e subito un tonfo spacca il silenzio, l'aria fredda mi schiaffeggia il viso, il pavimento si scontra con le ginocchia e la mia vita cambia per sempre.
Eppure, io non ho detto niente. Non ho fatto niente, ripeto a me stessa, mentre affogo nei singhiozzi e trattengo il fiato per non morire.
Non ho detto niente.
Non ho fatto niente.
E allora perché proprio a me?
Perché sempre a me...
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