uno

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Non avevo voglia di dover cambiare così drasticamente la mia vita, eppure sono sta costretta a farlo.
Nessuno ha messo in conto che io potessi crollare, ma a nessuno è importato.

Mia mamma ha deciso che sarebbe stato meglio per entrambe cambiare vita, allontanarsi da Roma e "rinascere", proprio come fanno le fenici. Non sono mai stata dell'idea che il suo piano avrebbe funzionato, ma non ho avuto la forza di impormi.
E così ha avuto inizio tutto.

Una settimana dopo

La mattina non mi è mai piaciuto dovermi preparare per andare a fare la spesa, ma siccome mia mamma è fuori città oggi tocca a me fare razzia nell'unico supermercato di questo paesino.

Quando ci siamo trasferite qui è stato strano, d'altronde passare da Roma per finire qui a Rho sconvolgerebbe più o meno un po' tutti.
La casa che siamo riuscite a permetterci non è enorme come quella che avevamo prima, ma ha lo spazio che basta ad entrambe per continuare a vivere serenamente. O almeno, questo è ciò che proviamo a fare.

Il cassiere è un giovane ragazzo di nome Mattia, ha il taglio un po' da maranza, come quasi tutti qui, e un taglio sulle sopracciglia.

"Viola aspetta" mi richiama quando ormai sto uscendo, costringendomi a rientrare.
"Sta sera c'è una festa al bar in piazza, dentro ci sarà la musica e potremmo ballare. Mi chiedevo se sarai dei nostri, così finalmente ti presento alcuni miei amici"

Lo guardo spiazzata della richiesta che mi ha appena avanzato, anche se mi aveva già accennato il desiderio di farmi conoscere i suoi amici più stretti.
Per fortuna che mi sono trasferita qui durante l'estate, almeno mi sarà più semplice conoscere qualcuno in più.

"Scrivimi a che ora e io ci sarò"

[...]

Quando gli ho dato la conferma non ho minimamente pensato al fatto di non avere alcun vestito decente.
Vorrei risaltare tra le poche ragazze che ci sono qui a Rho, ma anche se sono presenti in esiguo numero, mi tocca ammettere che sono tutte molto carine e certamente più desiderabili.

Mi pento di aver accolto l'invito e, nello stesso momento in cui lo faccio, Mattia mia invia le informazioni sull'orario e il luogo, nonostante me l'avesse già accennato.

Ora che è tutto molto più reale mi toccherà senz'altro andare a comprare qualcosa o mettere a soqquadro il mio guardaroba nel tentativo di scovare un abito che fino ad ora è rimasto nascosto per sfuggire al mio occhio.

[...]

La scelta è ricaduto su un tubino nero, l'unico vestito che risalti in modo efficace le mie forme, senza esagerare.
Il mascara nero come l'eyeliner mettono in luce i miei occhi marrone- verde, facendo da contrasto ai miei boccoli quasi dorati.

Raggiungo il bar e rimango un po' in disparte sperando che Mattia mi venga a chiamare di persona, non avendo io voglia di fare il primo passo.

Qualche minuto dopo riconosco la sua voce e mi volta nella sua direzione, infatti sorrido immediatamente al mio quasi amico non appena lui mi vede. Intorno a lui ci sono un po' di ragazzi, tre per la precisione, ma uno di loro cammina con passo deciso e sembra essere il centro gravitazionale degli altri.

"Spero di non averti fatto aspettare troppo, ma qualcuno qui ha voluto fumarsi una canna" fulmina con gli occhi un biondino che ridacchia.

"Colpa mia" dice guardandomi e poi mi allunga la mano. "Piacere bella, io sono Pietro"

"Viola" rispondo stringendogliela con fermezza.

Anche gli altri due ragazzi mi guardano e l'altro moro si presenta come Alessandro, infine manca solamente quello che sembra essere il punto di riferimento.

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