Capitolo 1

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Questo è l'anno giusto.

Deve essere l'anno giusto.

Potrebbe essere l'anno giusto.

Angelina rilesse le frasi che aveva scarabocchiato sul suo quadernino in un corsivo disordinato, poi cancellò tutto e ricominciò a scrivere, usando una calligrafia più chiara e decisa.

È l'anno giusto.

Cantare.

Amare.

Essere amata.

Appoggiò la testa sulla poltrona e si immerse di nuovo nella musica che aveva nelle cuffie.

A febbraio stonavano i buoni propositi per l'anno nuovo, soprattutto a lei che non ne aveva mai fatti veramente, le era sempre sembrato solo un modo per far pace con la propria coscienza, per uniformarsi alle aspettative della società; l'importante era fare un proposito, pubblicarlo, condividerlo con il mondo, tanto nessuno alla fine dell'anno sarebbe tornato a chiederti il conto.

Per tutta la vita era andata controcorrente, in modo quasi inconsapevole, ma in quel momento sentiva di dover mettere nero su bianco un desiderio che si portava dietro da tempo, non importava più quanta paura avesse anche solo di sentirlo. Quindi aggiunse una singola parola, il carattere più grande e nitido:

Sanremo.

Chiuse il quadernino di botto, e lo infilò tra sé e la poltrona. Per quel giorno aveva concesso fin troppo spazio a quei pensieri.

Erano passati cinque anni da quando era uscita, da vincitrice, dal talent più importante della televisione italiana. Aveva ormai una carriera avviata come cantante e fino a quel momento aveva seguito il percorso lineare di ogni vincitrice, dalle forsennate ospitate dei primi mesi in qualsiasi programma tv o radio, ai festival estivi, poi i tour personali, gli album, ma a differenza dei suoi colleghi, c'era un'esperienza in cui non si era ancora buttata.

I vincitori di Amici, per consuetudine e convenienza, provavano sempre a partecipare a Sanremo, non c'era modo migliore di cavalcare e amplificare il successo conquistato in televisione, lei, al contrario, dopo essersi rifiutata il primo anno, aveva sempre rimandato quel momento, e quando usciva fuori l'argomento tagliava corto, sostenendo di non sentirsi ancora pronta. Ma più passava il tempo, più faticava ad ignorare il vero motivo di quel rifiuto.

Il senso di inadeguatezza che l'aveva accompagnata fin da adolescente non l'aveva mai abbandonata davvero, quel palco l'aveva sempre spaventata, forse perché le sembrava l'ultima possibilità di misurarsi veramente con la sua personalità e soprattutto con la sua storia. E nonostante ogni giorno cercasse di costruire e affermare la propria identità, negli ultimi tempi quella sensazione era tornata a farsi sentire in modo prepotente, rendendola meno sicura ed incisiva nelle esibizioni e nella scrittura. E mentre sembrava che nessuno intorno a lei avesse percepito questo cambiamento, lei lo sentiva e aveva capito che era il momento di affrontare di petto le sue insicurezze.

-Ehi Nina –

Una voce la distolse dai suoi pensieri, poche persone la chiamavano così, all'infuori della madre.

-Ohi Filo – riaprendo gli occhi vide suo fratello Filippo, e Marco, il suo chitarrista ed ex ragazzo.

-Sorellina, dormivi? Non sono nemmeno le sette –

-No, ma che dici scemo, ero in un momento di riflessione – fece una smorfia al fratello, sedendosi meglio sulla poltrona nel suo studio, era chiusa lì dentro da ore e così presa dai suoi pensieri aveva dimenticato di non essere sola in casa.

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