CAPITOLO 6

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L’accademia di Grendasia era enorme, ma i suoi tratti erano celati dall’oscurità della notte.
Una donna ci aspettava al cancello d’ingresso e molti studenti andavano in quella direzione, così io, Mason, Rose e James ci aggregammo alla massa.
“Buonasera ragazzi e ragazze, e benvenuti all’accademia di Grendasia. Io sono Sibilla Lewis e sono la preside di questa scuola; ora vi scorterò all’interno, domani vi porteremo a vedere i luoghi principali della scuola; adesso vi porto nei vostri dormitori, seguitemi”.
Ero emozionantissima, mi mancava già mio papà, ma cavolo, stavo entrando a Grendasia, avevo aspettato troppo tempo per non essere felice di essere qui.
Passammo per un lungo corridoio pieno di quadri, mi guardai intorno e vidi molte candele; Mason mi strinse la mano emozionato e così fece anche Rose, James invece si guardava intorno con un sorriso a trentadue denti.
Arrivammo ai piedi di una lunghissima scalinata, e immaginai che sarebbe stata quella a condurci ai dormitori, invece la preside ci indicò due corridoi opposti, le cui entrate si trovavano nell’atrio in cui eravamo.
“Nel corridoio a destra ci sono le stanze delle ragazze, in quello di sinistra ci sono le stanze dei ragazzi. Sulle porte troverete il vostro nome. Su per questa scalinata” e la indicò “si trova la Sala della Quercia: una sala in cui potete fare i compiti o riposare, ci sono due tavoli molto grandi e qui si terranno riunioni, annunci e laboratori, e anche i pasti. Domani mattina recatevi in questa Sala”.
Io e Mason dovevamo dividerci, così lo abbracciai.
“Buonanotte Lily, a domani”.
“Notte Mas”.
Mi alzai in punta di piedi, gli diedi un bacio sulla guancia e salutai anche James; poi presi la mano a Rose e insieme andammo a vedere in che dormitorio eravamo state assegnate.
Arrivammo davanti alla porta numero 222 e finalmente trovammo i nostri nomi “Rose Collins, Leila Copson e Sophia Anderson”.
Ero molto felice di essere capitata in quella stanza, avevo proprio un’ossessione per i numeri angelici, lo vedevo un po’ come un buon presagio, un segno del destino.
Entrammo nella stanza, e ciò che vidi mi riempì di gioia: era bellissima.
La prima cosa che c’era davanti a me era un bellissimo divano bordeaux; dietro c’erano tre ampie finestre che facevano entrare nella stanza la lieve luce della luna.
Di fronte al divano, sopra un tappeto bianco, c’era un tavolino di legno sopra al quale si trovavano dei libri e una bellissima lampada.
Appena sulla destra della porta c’era un mobiletto con sopra una pianta, le cui foglie scendevano leggermente giù dal mobile, una candela e dei libri.
Di fianco al mobile c’era la porta che conduceva al bagno e sulla stessa parete si trovava un letto con la testiera rivolta verso le finestre, sopra al quale si trovava una mensola .
Invece sulla sinistra si trovavano due letti e tra questi, a separarli, c’era un piccolo comodino con una lampada.
C’erano tre armadi, ognuno di fianco a un letto.
Alla sinistra della porta, nell’angolo, si trovava una stufa che rendeva l’atmosfera ancora più accogliente.
Sorrisi felice e mi buttai sul letto accanto alla finestra, in quello  vicino al mio si mise Rose, che come me era al settimo cielo.
“Non ci credo che siamo davvero qui” esclamò Rose.
Sorrisi e, dopo essermi alzata,  posai la valigia sul divano, aprendola.
“Ho intravisto giá parecchi ragazzi carini…” disse Rose con un sorrisetto malizioso.
La guardai, e senza dire una parola dedusse dal mio sguardo che pensavo la stessa cosa.
“Quest’anno voglio fare follie, fanculo lo studio!” disse Rose con convinzione.
La guardai come per dire “Sì come no” e scoppiammo a ridere.
“Apprezzo l’intenzione però” dissi ancora scossa dal riso.
“No, a parte gli scherzi, spero che i professori siano bravi, e che i compagni abbiano un minimo di cervello, altrimenti sai che noia” disse.
“Hai ragione, ma anche se non fosse così ci saremmo io e Mason, quindi puoi stare tranquilla” sorrisi.
“Ah, perchè quindi sareste voi i compagni che hanno cervello?” chiese ironicamente iniziando a scappare per la stanza, sapendo che l’avrei inseguita.
“Mi sento molto offesa da questa tua affermazione Rose Collins” dissi io a braccia conserte.
“Che stanchezza” sbadigliò.
Iniziammo a sistemare le nostre cose negli armadi e nei cassetti e proprio mentre stavo appendendo la mia maglia azzurra entrò nella stanza una ragazza molto carina: aveva i capelli di media lunghezza castano chiaro e gli  occhi verdi, mi piacque subito il suo modo di vestirsi, era molto alla moda.
“Oh, ciao ragazze” disse sorridendoci “mi chiamo Sophia Anderson”.
“Ciao, io sono Leila e lei è Rose”.
La mia migliore amica le fece “ciao” con la mano sorridendo amichevole.
“Non vedo l’ora che sia domani per vedere meglio questo posto, sembra fantastico!”.
“Non so come tu faccia ad essere così energica a quest’ora della notte, ti invidio davvero, ma io ora vado a dormire, altrimenti domani sembrerò un morto” disse Rose tra uno sbadiglio e l’altro.
Andai in bagno; appeso alla parete c’era uno specchio molto grande, che ero sicura sarebbe piaciuto molto a Rose: era davvero vanitosa. Mi avvicinai e mi accorsi di essere in condizioni pietose: i miei capelli castani erano raccolti in una coda spettinata e i miei occhi color nocciola erano solcati da evidenti occhiaie che mostravano la mia stanchezza.
Mi feci una doccia rigenerante, era stata una giornata piena di emozioni, e il getto d’acqua fresca fu come una carezza, mi trasmise un po’ di serenità.
Così mi sistemai per andare a letto, e quando tornai in camera trovai Rose e Sophia che dormivano. La mia migliore amica sul letto accanto al mio, Sophia su quello attaccato alla parete, con la testiera rivolta verso la finestra.
Sorrisi vedendole, e mi misi a letto anche io, in quello accanto alla finestra. Da quest’ultima entrava la luce della luna: l’avevo sempre trovata bellissima, adoravo dormire con quella luce che disegnava ombre nella stanza. Il pensiero che l’immensità dei mari e degli oceani fosse attratta proprio da lei mi affascinava, e la sua luce mi trasmetteva un senso di magia…
E’ meravigliosa la luna, che ti guarda vigile e ascolta i tuoi pensieri, anche quelli più intimi, che osiamo pensare solo la notte, quelli che ti fanno battere forte il cuore e ti fanno tremare l’anima: la luna ne è la protettrice, e ti aiuta a sentirti meno sbagliato, perché la luna è dannatamente umana.
Cambia faccia, è mutevole, capricciosa, ma anche fedele e leale, che accudisce tutte le stelle, come una madre con i propri cuccioli, che fa risplendere la propria immensità come per dire ‘niente e nessuno può competere con me, quindi lasciate stare me e le mie stelle, perché senza di noi che cos’è la notte?’.
Iniziai a pensare a papà, che mi mancava già molto, nonostante fosse solo da un giorno che non lo vedevo; ero però entusiasta per essere qui all’accademia, per Rose e Mason che erano accanto a me, e pensai a Sophia e James, che sembravano davvero fantastici.
Così, tra un pensiero e l’altro, mi addormentai, con un sorriso stampato in volto per l’aspettativa di ciò che sarebbe stata la mia vita da quel giorno, per la felicità che quel luogo mi trasmetteva, nonostante il sentimento di malinconia per Luke.
Mi svegliai l’indomani all’alba, perché ogni tanto, nonostante amassi dormire, il richiamo del sole che stava sorgendo era così forte che per me era impossibile resistergli.
Rose e Sophia stavano ancora dormendo; dato che non conoscevo ancora il posto, mi limitai a sedermi sul letto e guardare fuori dalla finestra, anche perché c’era una bellissima vista: eravamo in alto, circa oltre il terzo piano, e da qui si vedevano benissimo le colline, con un villaggio in lontananza, che dal mio letto sembrava solo una piccola formica.
Più vicino all’edificio e tutt’intorno c’erano molti alberi, dato che Grendasia si trovava nel bel mezzo di una bellissima foresta, ma grazie all’altezza a cui ci trovavamo il panorama si riusciva a vedere benissimo.
Mi misi a leggere un libro intitolato “La storia dei Ferio”, che parlava un po’ della nostra storia: io ero una Ferio, come tutti gli studenti e gli insegnanti di Grendasia, ma non sapevo molto su di me; mio padre era un Keroviano, e non era mai riuscito a parlarmi di mia madre, che invece era una Ferio, ma mio padre mi aveva sempre detto che era più potente dei classici Ferio, aveva più poteri; quindi sapevo poche cose grazie a Mason e a Rose, e ne stavo scoprendo sempre di più.
Mi tolsi la tuta e la maglia di Mason che avevo indossato per dormire (tendevo a rubargli i vestiti) e mi preparai.
“Buongiorno fiorellino” svegliai Rose ironicamente con una carezza sui capelli e poi andai da Sophia.
“Ehi Sophia, buongiorno”.
Mi tirò un cuscino in faccia.
Dopo che si furono alzate e preparate uscimmo dal dormitorio, e davanti alla porta c’erano Mason e James che ci aspettavano; Sophia si presentò a James e i due iniziarono a conoscersi.
“Piacere, io sono Sophia! Oh, che bella la tua collana" .
“Grazie mille” le sorrise “io sono James”.
Quel ragazzo non riusciva a smettere di sorridere. Corsi ad abbracciare Mason, che mi salutò.
“Buongiorno piccola”.
“Buongiorno Mas”.
Ero davvero emozionata, stavo iniziando un’avventura in quella bellissima accademia in mezzo alla foresta, lontano da tutto il resto.
Ero sicura che sarebbe stato fantastico.
Ci dirigemmo tutti insieme nella stanza sopra le scale, la Sala della Quercia, come aveva detto la signora Lewis la sera prima.
Entrammo da un grande portone di legno con una quercia incisa sopra, e ci trovammo in questa sala con un lungo tappeto rosso in mezzo.
Al centro c’erano dei tavoli: erano grandi, ma in realtà erano composti da tavoli più piccoli messi vicini.
Prendemmo posto al tavolo, io, Rose e Sophia da una parte e di fronte a noi James e Mason.
“Buongiorno a tutti ragazzi, spero che abbiate passato una piacevole nottata. Spero anche che abbiate dato un’occhiata ai tanti libri, e che vi siano piaciuti, perché, nel caso non si fosse capito, noi qui amiamo i libri, e diamo loro molto valore” sorrise cordiale la preside.
Fui raggiante nel sentire queste parole, ma, udendo i mormorii generali, notai che non tutti erano così entusiasti.
“Potete andare a prendere ciò che volete mangiare per la colazione, dopodichè vi condurrò a fare un giro della scuola e conoscerete i vostri professori” fece una pausa e sorrise “buona colazione!”.
Mi piaceva già la preside, era gentile, e sembrava anche molto intelligente.
Finito di fare colazione seguimmo la signora Lewis per la scuola e più andavamo avanti più mi accorgevo di quanto fossi fortunata a trovarmi in quell' accademia.
Finito il giro della scuola avevamo del tempo libero per stare nel giardino, ma io e gli altri decidemmo di andare a vedere la foresta, dato che sembrava davvero magnifica ed eravamo tutti molto curiosi, molto attratti da essa.
Così, con il permesso della Preside, ci inoltrammo in mezzo agli alberi.
Era tutto così bello, c’erano alberi ovunque, alberi che potevano sembrare tutti uguali, ma che nascondevano delle particolarità che li rendevano unici.
Mason propose di allenarci con i nostri poteri; non ero sicura che si potesse fare in assenza di un professore, ma sinceramente non mi importava molto.
“Rose, parti tu”.
La mia migliore amica fece crescere un bellissimo fiore dal nulla e la sua gemma divenne rosa.
“Wow!” esclamò Sophia alzandosi per provare anche lei “sei bravissima!”.
Sophia ci lasciò a bocca aperta: fece crescere un piccolo alberello.
Certo, non era chissà quale magia, ma per una ragazza di questa età era davvero sorprendente.
“Wow, ma dove hai imparato?” chiesi incredula.
“Oh, diciamo che ho imparato da sola, i miei genitori sono entrambi Keroviani, ma fin da piccola mi ha sempre affascinato il nostro mondo e ho deciso di imparare qualche trucchetto. Mio fratello invece è uno sfaticato” raccontò sospirando.
Trovavo sorprendente il fatto che una Ferio fosse nata da due Keroviani, e che fosse anche così brava; scoprii anche che Sophia aveva un fratello.
Ora toccava a me, e volevo davvero stupire i miei nuovi amici, magari facendo germogliare un fiore, o estraendone uno dal suolo per poi inserirlo nel terreno, come avevo già fatto; ma non mi allenavo da un po’, perché quando avevo visto la gemma diventare nera mi ero spaventata molto, e temevo capitasse di nuovo.
Mi concentrai, focalizzai tutta la mia attenzione sul fiore che volevo far germogliare: un bel tulipano rosso.
Sentii un’energia percorrermi tutto il corpo, che mi fece rabbrividire, e pian piano vidi sbucare di fronte a me un papavero, proprio come me lo ero immaginato.
Non era successo nulla, la gemma non era diventata nera. Possibile che la volta scorsa mi fossi immaginata tutto? Eppure Rose e Mason erano lì con me e ora sembravano molto attenti alle mie mosse.
James provò a far crescere una rosa, ma non andò tutto secondo i piani e qualche attimo dopo che la rosa era venuta al mondo si ricoprì di uno strano liquido verde, che la fece sciogliere come sotto l’effetto di un acido.
Rose sistemò tutto e poi corremmo in direzione dell’accademia ridendo.
Ero felice e lo sapevo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 28, 2023 ⏰

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