Prologo

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L'inizio di una grande guerra coincide spesso con l'inizio di un grande amore. O viceversa. A volte non ha nemmeno importanza saper identificare con precisione un inizio e una fine. È tutto ciò che sta in mezzo che conta davvero. Le vittime. I sopravvissuti. Chi ancora combatte e non si arrende. Chi vorrebbe non essere più costretto a combattere, ma non può fare altrimenti. Chi cerca giustizia e verità, nel senso più assoluto dei termini. Perdendo completamente la cognizione di ciò che davvero sta cercando e di tutto ciò a cui è disposto a rinunciare pur di trovarlo.

Il luogo che ha visto nascere quello stesso grande amore, sulle macerie di altri grandi amori che lo hanno preceduto, ha avuto per me lo stesso fulgore di un raggio di sole che squarcia l'oscurità delle tenebre. La stessa luce, lo stesso potere. La stessa devastante bellezza. Anche se sono solo quattro mura, una stanza. Nulla intorno se non il buio di una notte apparentemente senza fine. Ma io vedevo il sole, comunque. Sapevo che c'era. Pur senza guardarlo, continuavo a vederlo.

Continuavo a sentirlo, il sole, percepivo il suo calore in quel luogo isolato, quel rifugio al riparo dal mondo, ma sempre a rischio di invasione. Come un universo parallelo in cui sprofondare e vivere solo di noi.

Far crescere un amore e riuscire a concedergli abbastanza luce, abbastanza vita, abbastanza speranza. Anche in mezzo al pericolo, all'instabilità, alla distruzione, agli inganni.

Questa è la mia storia. Solo un minuscolo frammento di tante altre che hanno contribuito a farla nascere. A farmi nascere. E non si è ancora conclusa. Perché una storia non si conclude davvero con l'ultima pagina di un libro e con l'ultima scena di un film, le ultime parole o l'ultima inquadratura. Una storia continua. Nel bene e nel male. Mischiandosi e intrecciandosi a tante altre storie. Perché anche quando muore rinasce in altre vite, in altri amori.

Ciò che io considero il mio inizio per altri sarà solo un inizio come tanti.

Ma in quei giorni con lui io sono stata viva. Io sono stata umana. Io sono tornata a respirare, dopo una vita trascorsa in una sorta di inconsapevole apnea.

Ci siamo distrutti in quei giorni in cui non abbiamo avuto altri che noi. Lui mi ha distrutta e ricostruita, frammento dopo frammento. Io ho distrutto lui. Ciò che era, ciò che è stato, in parte anche ciò che sarebbe diventato. La memoria di chi siamo stati.

Il nostro inizio. La guerra, la speranza, l'amore. Ciò che è stato prima e ciò che verrà.

Io ero Bethany Lyons. Lui Hell Master. Non siamo eterni. Forse non sopravvivremo a tutto questo, oltre queste pagine. Ma l'amore sì. L'amore ci sopravvivrà. Oltre la guerra, oltre la distruzione, oltre l'odio. Oltre il dolore che poteva dividerci e annientarci. Oltre la vita. Oltre la morte. Noi ci saremo per combattere ancora.

Un giorno qualcuno mi ha detto che ci aggrappiamo all'amore per aggrapparci alla vita. Per non cedere, per non soccombere. Io ho imparato ad aggrapparmi all'amore, a prescindere da tutto e da tutti. Anche da me stessa. Ma solo attraverso l'amore ho imparato ad aggrapparmi alla vita.

Perché io ero Bethany Lyons. E oltre l'amore ho trovato la vita.

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