Fallen Books

The beginning

Prologo
Ognuno di noi vive la vita come protagonista di essa stessa, ci avvaliamo del potere di stabilire che ogni piccolezza, attimo e avvenimento che accade nel mondo a noi circostante sia un nostro affare, come se dovessimo gestire noi i piani di tutti i personaggi secondari e non che ci girano in torno. In un mondo vile e pieno di ingiustizie il mio piccolo universo era pieno di luce  propria e benestare, non avrei mai detto mi potesse mancare qualcosa perché per me tutto era abbastanza; non avevo idea che sarebbe arrivata una luce contrapposta alla mia a destabilizzare l'ordine del giornaliero delle cose, eppure era proprio quel disordine e contrasto a farmi sentire viva più di quanto pensassi di potermi sentire.

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Prima che ci incontrassimo, vagavo per la vita senza una direzione, senza una ragione. So che, per qualche motivo, ogni passo che ho fatto da quando ho imparato a camminare, era un passo verso di te. Eravamo destinati ad incontrarci.
(Nicholas Sparks)

Vivienne

Quando mi resi conto di aver aperto gli occhi sapevo che un nuovo capitolo della mia vita stava per iniziare, l'eccitazione era alternata ad uno stato d'animo incerto e malinconico che sembrava mi stesse incidendo il cuore.
Dopo anni di medie alte e sforzi dei miei genitori ero finalmente riuscita ad ottenere una borsa di studio per l'università dei miei sogni: Cambridge in Inghilterra, per la precisione nell'Anglia Orientale. Non c'è un motivo preciso per la scelta di quest'università, solo che da quando a nove anni vidi uno spot al telegiornale dove veniva mostrata Cambridge in tutto il suo splendore, non smisi di dire che ci sarei andata, nonostante la mia famiglia non fosse ricca non mi arresi assolutamente all'idea di perdere un opportunità simile, e con il supporto costante dei miei genitori adesso mi ritrovo a scendere le scale seguita da dei bagagli che da lì a poco avrei portato all'aeroporto.
Era talmente tanto presto che in casa vigeva un silenzio tombale che mi stava facendo impazzire, dopo una breve colazione a base di latte e CornFlakes risalì velocemente le scale consapevole di essere fin troppo su di giri, la mia camera era in disordine come di consueto ma non me ne curai, piuttosto optai per fare una doccia e darmi una sistemata. Applicai i prodotti sui lunghi capelli mossi, feci la skincare, passai il rasoio dappertutto e lavai con cura i denti. Dopo essere uscita dal bagno e aver terminato il tutto udì delle voci in cucina, i miei si erano svegliati. Spalancai la finestra della mia stanza per far arieggiare e poter ammirare per l'ultima volta il sole siciliano tanto caldo e accogliente. Ero consapevole delle temperature che avrei affrontato in Inghilterra, il mio clima ideale era proprio questo: caldo afoso, giornate lunghe e cielo limpido, probabilmente una delle cose più difficili da affrontare lontana da casa sarebbe stato il cambio del tempo ma anche delle mie abitudini. Mi decisi a dare una sistemata alla camera e indossai un pantalone della tuta comodo abbinato ad una semplice maglia nera a maniche corte e una felpa abbastanza pesante. Misi ai piedi le converse e saltai lo step-trucco perché non avrei affrontato in quello stato tre ore di aereo e tornai al piano terra pronta per il viaggio. <buongiorno> dissero in coro i miei genitori.

Aldo Maugeri, mio padre, era un signore sulla cinquantina, occhi azzurri, slanciato ma con la pancia da birra, abile ingegnere, solare e con un sorriso accogliente che tutti dicevano fosse identico al mio, mi rivedevo molto in lui per i modi di fare e la personalità ma il mio aspetto era identico a quello della mia genitrice Carlà Dubois, una francese insediata in Sicilia dopo essersi innamorata di un italiano, lei era un insegnante di francese in una scuola media; avevamo in comune gli occhi nocciola, i capelli biondi, il corpo snello e un modesto metro e settantacinque . Non apprezzavo gran che il mio aspetto fisico, soprattutto nel periodo adolescenziale, ma col tempo cercai in tutti modi di apprezzarlo e migliorarlo.