La macchinetta del caffè

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«Tieni, Giorgio, ho fatto le fotocopie, consegna questo diario al maresciallo» ordinò l'ispettore. «Perdonami se ti ho fatto aspettare tanto, ma la mia fotocopiatrice non è professionale e ci ha impiegato un po', purtroppo non potevo andare in tipografia. Non si sa mai che questo diario capiti nelle mani sbagliate.»

«Non si preoccupi, Ispettore, in realtà mi sono rilassato. Questo terrazzino di fronte al mare è proprio bello. Si sta bene. E poi lei fa un thè al limone particolarmente buono.»

Susanna sorrise. «Ringrazia da parte mia Stefano che è venuto in mio soccorso fuori dalla centrale. Siete stati eccezionali a farmi da guardie del corpo!»

I due scoppiarono in una risata.

Poi Giorgio si fece serio. «Sa cosa mi piace più di lei, Ispettore? Che potrebbe accadere di tutto, ma trova sempre un motivo valido per sorridere.»

Giorgio si alzò, adagiò il cappellino dalla testa, abbracciò la donna con affetto.
«Io e Stefano verremo presto a trovarla!»

«Sarò qui...» rispose dolcemente.

Accompagnò il poliziotto alla porta, ma appena l'aprì trovò Liana con le chiavi in mano. Stupita rimase a fissarla. L'uomo nel frattempo salutò le due e andò via.

«Io... io...» farfugliò la bionda.

«Tu... tu, cosa?» chiese con tono duro.

Liana mostrò tutti i denti che aveva con una risata, si chinò e prese un grosso pacco tra le mani. Sopra vi era l'immagine di una macchinetta del caffè.
«Tregua?» domandò perpetuando quel sorriso beffardo.

Liana rimase seria ancora per pochi secondi, poi scoppiò a ridere e le si gettò sul collo, facendo quasi scivolare il pacco tra le braccia dell'amica.

«Caz... Anche tu mi sei mancata, ma non rompere la macchinetta, che l'ho comprata più per me che per te!»

Susanna rise ancora. «Entra! I giornalisti a breve scopriranno dove abito e non ci lasceranno in pace.»

Fece qualche passo indietro per far spazio a Liana, che entrò e si diresse subito in cucina per sistemare il regalo.
«La proviamo subito?» chiese mentre batteva le mani, entusiasta come una bambina.

Susanna, sempre con un sorrisino sulle labbra, scosse la testa. Annuì.

Liana tolse la macchinetta dallo scatolo e agganciò subito lo spinotto. Si guardò attorno per cercare una bottiglia d'acqua, il suo sguardo cadde sulla moka rovinata dal fuoco. «Mi sa che ti ho fatto un ottimo regalo! Non hai neppure lavato i piatti... Deve essere stato tremendo vivere senza di me in questi giorni!»

Susanna sbottó per l'ennesima volta in una fragorosa risata. Probabilmente non l'avrebbe mai ammesso, ma quella donna era tutto per lei. La adorava e le era mancata veramente tanto.

Si sdraiarono sul letto, dopo aver preso il caffè, è iniziarono a raccontarsi tutto ciò che era accaduto in quei giorni.

«Mi hanno dato i risultati del test del DNA, volevo venire di sera, ma poi ho acceso la TV e ho visto la diretta. Mi sono preoccupata per te e sono venuta adesso» spiegò Liana.

Passarono ore a chiacchierare. Susanna le raccontò della moglie di Denim, della loro conversazione, e di ciò che aveva scoperto riguardo ad Arturo, leggendo il diario.

«Credi sia scappato?» chiese la bionda sospettosa.

«Gli ho detto che avrei dovuto raccontare tutto al maresciallo, ha pure visto il diario quindi sa che ho scoperto persino della violenza su mia madre... Sì, è sicuramente scappato, anche se non so dove.»

L'altra annuì. «Già... Senti, che ne dici di fare una passeggiata al parco?»

«No, Liana, sicuramente i giornalisti saranno ovunque. Stefano mi ha mandato un messaggio avvisandomi che a gruppetti di cinque, o sei, sono in ogni parte di questo paese.»

«E quindi?» esplose allargando le braccia. «Ce ne staremo qui dentro rinchiuse nella speranza che non ci trovino mai? Metti questi! Oggi ti porto a pranzo fuori!» Le porse un cappellino e gli occhiali da sole che aveva già poggiato sul comodino.

Susanna rise. «Va bene, va bene! Giusto il tempo di mettere a lavare queste lenzuola, così stanotte ti fermi qui... e anche la prossima... e le successive!»

Liana sorrise felice. Poi si fece seria, corrucciò le labbra e sussurrò: «Fammi capire, noi siamo sdraiate su questo letto da ore e tu mi stai dicendo solo ora che sono le stesse lenzuola su cui hai fatto sesso con Denim giorni fa?»

Susanna sgranò gli occhi e bloccò una risata che stava per uscire con forza.

L'altra si alzò con uno scatto e urlò: «Ma che cazzo... Che schifo!»

L'ispettore non riuscì più a trattenersi e diede sfogo a quella risata che contagiò anche la bionda.

«Forza, usciamo allora» ordinò Liana.

L'altra fece cenno di sì. «Però non voglio sedermi al parco. Ti dispiace se andiamo a trovare Pina all'Hotel Ester? Ogni volta che parlo con lei ho la sensazione di avere mia madre vicino» ammise.

«Ma certo che non mi dispiace! Tutto pur di vederti più serena!»

Le due controllarono che fuori non ci fosse nessuno e salirono nella macchina di Liana in fretta. Partirono per andare all'hotel e passarono quei pochi minuti di strada parlando di Denim.

«Cosa vuoi fare con lui?»

«Non lo so... proprio non lo so. So che non mi è per nulla indifferente. Lo conosco da poco ma ciò che provo ogni volta che lo vedo è qualcosa di diverso rispetto a ciò che ho avvertito per altri.»

«Oh, ma tu guarda che la migliore amica si è finalmente innamorata!» disse Liana sarcastica e felice.

«Che stronza!» esclamò sorridendo.

Arrivarono all'hotel, appena fermarono la macchina,  notarono un po' di confusione. Pina era agitata e cercava di muoversi il più rapidamente possibile, nelle sue possibilità, avanti e indietro.

Le due si scambiarono uno sguardo di domanda, scesero dall'auto e corsero verso l'anziana.

«Che succede?» chiese di fretta l'ispettore alla proprietaria dell'hotel.

«La piccola Susanna... è sparita» spiegò lei con tono agitato.

Le due, appena arrivate, vennero attirate dalle urla di una donna. Era Lorena che chiamava la bambina, mentre disperata piangeva.











IL GIOCO DELL'AMANTE - Diario di un amore proibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora