21. Sofia

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Mi sfiorai le labbra, guardando nel vuoto, incapace di muovermi. Mi aveva baciata ancora una volta, e io ero completamente persa nei miei pensieri. Lui sapeva tutto, e non mi aveva detto nulla. Ero stata arrabbiata e distante da lui per tre mesi senza una ragione.Mi mordicchiai il labbro ripensando a ciò che mi aveva detto. Aveva ammesso di desiderarmi, proprio come io desideravo lui. Non riuscivo a smettere di sorridere, ma il suono del campanello mi riportò bruscamente alla realtà. Mi affacciai alla rampa di scale, cercando di capire chi fosse. Rimasi ferma al piano di sopra quando vidi Ginevra, vestita con un abito elegante. Il cuore iniziò a battere più forte per il nervosismo. Cosa ci faceva in casa nostra?
«Gabi, non sei ancora pronto? Avevamo una cena, ricordi?» quella maledetta cena! La rabbia mi salì immediatamente alla testa.
«Sì, verrò vestito così.» risposi, mentre Ginevra notò la mia presenza e avvolse le sue braccia attorno al collo di Gabriel, baciandolo. Distolsi lo sguardo e scesi al piano di sotto, cercando di ignorarli.
«Sofia, ti vedo pallida, stai bene?» disse provocandomi.
Mi avvicinai a lei, facendole capire che non stavo affatto per cedere. Gabriel si spostò leggermente da parte.
«Ginevra, non provocarmi, non ti conviene.» le dissi, stringendo i denti.
«Io provocarti? Non lo farei mai.» tentò di mettere un ciuffo di capelli dietro l'orecchio, ma io le afferrai il polso con fermezza, sentendo la rabbia crescere dentro di me. Non ne potevo più di subire le sue provocazioni.
«Mi stai facendo male. Sei pazza?» disse, cercando di ritirarsi.
«Oh, tesoro, non mi hai ancora visto in quelle vesti.» risposi con un sorriso falso, mentre con la coda dell'occhio vedevo Gabriel trattenere una risata.
«Ok, meglio se andiamo.» disse infine Gabriel , uscendo di casa , chiudendo la porta alle sue spalle.
Fanculo! Presi il telefono e scrissi rapidamente un messaggio a Amanda.

A: "Che si dice di nuovo?"

"Amanda, vienimi a prendere, dobbiamo andare in un posto, vestiti elegante." La curiosità di spiarli mentre cenavano era troppo forte per ignorarla. La sua risposta arrivò subito.

A: "Arrivo."

Salii in camera mia, scelsi un vestito nero con maniche lunghe e spalline scoperte, mi pettinai i capelli e li voluminizzai, infine indossai i tacchi. Poco dopo, il campanello suonò. Aprii la porta e trovai Amanda, bellissima in un vestito verde smeraldo brillante.
«Mi spieghi perché ci siamo vestite eleganti?» mi chiese mentre mi guidava verso la sua auto.
«Dobbiamo spiare Gabriel e Ginevra.» risposi entrando e chiudendo la portiera dietro di me.
«Sai che se ci becca Gabriel ci ammazza?» disse, ridendo.
«Ma che ci becca! Ci camufferemo tra la gente.» risposi con convinzione. Il piano sembrava quasi sensato.
«Gelosia livello pro, attivata.» disse Amanda, ridendo mentre iniziava a guidare verso il ristorante.

Quando arrivammo, Amanda parcheggiò l'auto e entrammo furtivamente. Non appena vedemmo il loro tavolo, ci sedemmo a una distanza abbastanza discreta, non troppo vicini, ma nemmeno troppo lontani.
«Non riesco a sentire bene cosa si dicono.» sussurrai.
Mi alzai di scatto, cercando di spostarmi in punta di piedi verso un carrello del cibo.
«Sof, dove cazzo vai?» disse Amanda, seguendomi.
Ci nascondemmo dietro il carrello e cercai di sentire qualche parola, ma non riuscivo a distinguere nulla di interessante.
«Perché hai quel broncio? Sei arrabbiato con me?» disse Ginevra, con quella sua voce stridula e provocante.
«"Sei arrabbiato con me?" Lurida.» le feci il verso a bassa voce, stringendo i denti.La rabbia mi stava consumando.
Cercai di sporgermi un po' di più per sentire meglio, ma in quel momento il mio tacco si incastrò nella stoffa del carrello. La fortuna, quella sera, non era dalla mia parte. Caddi in avanti, rovesciando il carrello e facendo un rumore assordante. Tutti gli occhi erano su di noi. Cazzo!
Alzai la testa, e con metà viso coperto di cioccolato, i miei occhi incontrarono quelli di Gabriel. Il suo sguardo era un mix tra divertimento e rabbia. Deglutii, cercando di forzare un sorriso imbarazzato. Amanda mi aiutò a rialzarmi.
«Scusate.» cercai di scusarmi con i presenti, ma non potevo ignorare la risata di Ginevra. La rabbia mi prese ancora più forte. Dopo aver afferrato la ciotola di cioccolato, mi avvicinai a lei e le versai tutto sulla testa, rovinandole completamente i capelli e quella piega perfetta. Amanda scattava foto con il suo telefono, mentre io mi allontanavo soddisfatta.
«Beccati questo! Stronza!» disse Amanda  con un sorriso soddisfatto, mentre postava le foto online. Uscimmo dal ristorante, e appena Amanda salì in auto, mi stavo per avvicinare quando sentii una presa sul polso. Mi girai e incontrai di nuovo gli occhi di Gabriel.
«Cosa ti è preso lì dentro?» mi chiese, divertito.
«Nulla, mi sono solo presa la mia rivincita.» risposi, passando un dito sulla mia guancia sporca di cioccolato e glielo mettendo sulla punta del naso, prima di dirigermi  verso l'auto.
«Smettila di guardarmi il culo.» dissi ridendo.
«Questo mai.» urlò Gabriel, mentre mi allontanavo.

Appena salii in auto con Amanda, ma proprio quando stavamo per partire, sentimmo lo sportello dei sedili posteriori aprirsi. Era Gabriel.
«Andiamo, va.» disse, appoggiando le braccia sui sedili.
«E la tua ragazza la lasci a piedi?» dissi con un cenno di fastidio.
«Siamo venuti con la sua auto.» Mi paralizzai quando sentii la sua lingua sulla mia guancia.
«Mhh, buona questa cioccolata.» disse, ridendo.
«Gabriel, ma che schifo!» dissi, cercando di pulirmi il viso con dei fazzoletti. Per fortuna non mi ero sporcata il vestito.
«Visto che siamo vestiti così, perché non andiamo a ballare?» disse Amanda, cambiando argomento. Io intanto cercavo di pulirmi dal cioccolato. Per fortuna non mi ero sporcata il vestito.
«Sbaglio o tu  avevi la febbre?» disse Gabriel, ridendo.
«Sto bene era solo un colpo di freddo.» risposi, mentre presi il telefono di Amanda e, senza pensarci due volte, aprii la galleria.
«Che stai facendo? Vuoi vedere il capolavoro che hai combinato?» disse Amanda mentre guidava, lanciandomi un'occhiata di sfida dallo specchietto retrovisore.
«No, voglio cancellarle.» risposi determinata, il pollice già pronto a eliminare tutto.
«Ma sei scema? Hai voluto vendicarti, no? Ecco, questa è la soluzione giusta.» ribatté Amanda, incredula.
«Si volevo vendicarmi e l'ho fatto ma non in questo modo. Non sono come lei.» Cercai di convincere più me stessa che lei. L'idea di darle una lezione mi aveva tormentato per giorni, ma capii che così stavo solo abbassandomi al suo livello. Cancellai le foto con un respiro pesante, come se un peso si sollevasse dal petto.
«Non riesci proprio a fare la cattiva ragazza, eh?» rise Amanda, scuotendo la testa.
«Amanda, non posso trasformarmi in qualcuno che non sono. Ho i miei limiti, e questa situazione li ha superati.»
Sentii una leggera pressione sul mio braccio. Gabriel mi stava accarezzando piano, senza dire una parola, ma il suo gesto era più confortante di mille discorsi.
«Hai fatto la scelta giusta.» disse con un mezzo sorriso, il tono era rilassato e quasi orgoglioso.
«Siete davvero pallosi.» borbottò Amanda mentre parcheggiava l'auto davanti al locale.

Appena entrammo, la musica rimbombò nei miei timpani e una pungente puzza di fumo mi avvolse. Le luci viola e blu danzavano sulle pareti, rendendo l'atmosfera frenetica e caotica.Ci dirigemmo verso la pista, e io e Amanda iniziammo a ballare. Mi lasciai trasportare dal ritmo, ondeggiando i fianchi e sfiorando la pelle con le mani. Chiusi gli occhi, persa nella musica, mentre le mie dita accarezzavano il collo a tempo.
Improvvisamente sentii due mani stringere i miei fianchi. L'odore del suo profumo mi fece capire subito di chi si trattava. Continuai a muovermi, lasciando che il mio corpo si sincronizzasse al suo. Il suo respiro caldo sul mio collo mi fece rabbrividire.
«Non provocarmi troppo, bimba. Non sai cosa potrei fare.» sussurrò Gabriel con una voce roca, che mi fece tremare.
«Sto solo ballando.» risposi girandomi verso di lui, le braccia che si mossero quasi automaticamente a cingergli il collo.
Mi attirò a sé con più forza, le sue mani che si fermarono sul mio sedere, facendomi sussultare.
«Cosa stai facendo? Non possiamo.» mormorai, mordendomi il labbro inferiore.
«Sei la mia dannazione, cazzo.» disse, la voce piena di frustrazione e desiderio. Mi prese dalla nuca e mi baciò con impeto, la sua lingua che trovò subito la mia. Un vortice di emozioni mi travolse.
«Dobbiamo fermarci.» ansimai contro le sue labbra, il respiro irregolare.
«Quando inizio, non riesco più a fermarmi. E succede solo con te.» sussurrò riprendendo a baciarmi, questa volta con più dolcezza. Le sue labbra scesero sul mio collo, e mi irrigidii immediatamente.
«N-no, Gabriel, non va bene.» Mi staccai bruscamente e mi avviai verso l'uscita, il cuore che batteva come se volesse uscirmi dal petto.
«Cosa ti prende?» mi seguì, sembrava confuso e infastidito.
«Stavamo esagerando. Non possiamo permetterci questo tipo di effusioni.» dissi, stringendomi le braccia per il freddo che mi investì appena fuori dal locale.
Gabriel si tolse la giacca e la posò sulle mie spalle con un gesto istintivo.
«Sofia, ormai penso sia chiaro che ti desidero.» disse, con il suo sguardo penetrante.
«Sì, come desideri le altre, Gabriel. Sei attratto da me solo perché diventerò la tua sorellastra, e a te le cose proibite piacciono. Ma a me no. Tra due settimane sarà ufficiale: saremo una famiglia. Non posso rovinare tutto per un mio capriccio.»
«Un tuo capriccio? Davvero mi consideri un capriccio?» ribatté, avvicinandosi con passo deciso. «Ci desideriamo, Sofia, ed è chiaro.  «Otterrai solo un altro nome nella tua agenda.»
Alzai una mano per fermare un taxi, mentre lui continuava a guardarmi con un'espressione incredula.
«Vuoi ignorarmi, Sofia? Viviamo nella stessa casa!» gridò mentre salivo.
Non risposi. Guardai il suo volto dal finestrino mentre il taxi si allontanava.

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