CAPITOLO 2

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<<Posso?>> mi domandò con voce angelica.
Guardandolo dal basso mi incantai dal complesso della situazione: mi stava seriamente chiedendo se potesse sedersi affianco a me? Senza pensarci due volte annuii e subito ricambiò con un sorriso.
<<Piacere, Bil>> disse porgendomi la mano, che non esitai a stringere:
<<Emily>>
<<E' un nome fantastico>> alluse, spostando la sedia e prendendo posto.
<<Grazie mille>>
<<Non ho ancora girato a lungo per la scuola, ma sembri l'unica col mio stesso stile>>
<<Beh, ti corrego: ero l'unica. Ora non più>> commentai, facendolo ridacchiare.

Alla fine della lezione, quando la campanella suonò, ci alzammo contemporaneamente in piedi.
"E' stato un piacere, spero di rivederti presto in giro" enunciò mettendosi lo zaino sulla spalla
"Anche per me" risposi, accennando un timido sorriso.
Subito dopo lo vidi sparire assieme al gemello fra la folla che si dirigeva verso i corridoi.

Estrassi dalla tasca un pacchetto di Pall Mall portandomi alla bocca una sigaretta, che accesi con il mio accendino scadente, che a mala pena faceva scintille.
Una volta arrivata sotto casa gettai il mozzicone a terra, salii i gradini dell'ingresso e aprii lentamente la porta.
<<Ciao tesoro>> disse dalla cucina mia madre, con un tono di voce alto <<Ciao mamma>> risposi.
<<Ti ho preparato velocemente un boccone, devo già scappare a lavoro>>
<<Non c'e n'era bisogno>> brontolai avvicinandomi al bancone della cucina.
Poco dopo mi passò il piatto, presi posate e bicchieri e mi sedetti a tavola.
Intanto mia madre prese di fretta la sua borsa e si avvicinò per baciarmi la testa <<Prima di scordarmi, questa sera quando finisco a lavoro, circa per le 19:30 ti passo a prendere>> le lanciai un'occhiata interrogativa <<Una mia carissima vecchia amica si è trasferita da poco assieme a i suoi due figli in questo quartiere, e mi ha cortesemente invitato a cena, e rivolgendosi alla mia agenzia ha anche di passare nel suo vecchio appartamentino per vedere cosa possiamo farci>>
<<D'accordo>> annuii, anche se questo significava ascoltare i discorsi di due 50enni fino allo sfinimento che porterà o ad addormentarmi sul divano o a fumare un pacchetto di sigarette.

Sentii una vibrazione provenire da sotto il cuscino, il ciò mi svegliò da un sonnellino durato tutto il pomeriggio. Presi così il cellulare che stava squillando e lessi che era mia madre.
Sobbalzai e risposi <<Pronto?>> <<Emily si può sapere dove sei? Ti sto cercando da 5 minuti. Sono qui fuori, vedi di uscire subito che siamo in ritardo!>> disse con tono palesemente irritato. Quindi riagganciai il cellulare e corsi a prendere le scarpe. Ne approfittai per  guardarmi allo specchio "merda, ho un aspetto terribile" pensai; ma infondo non me ne importava più di tanto.
Uscii velocemente di casa e salii in macchina <<Dov'eri finita?>> domandò mia madre mettendo in moto la macchina <<Scusami mamma, non avevo sentito il cellulare>> ridacchiò un po' e mi accarezzò la coscia continuando a mantenere lo sguardo sulla strada.
Mi aspettavo un tragitto un po' più lungo, e invece, 10 minuti ed eravamo arrivati.
Ciò che mi si presentò davanti fu una classica casa, con un giardino che prevaleva sul lato destro e da cui sbucavano due alberi non molto grandi. Circondata da un muretto con siepi, il cancello distava a qualche passo dall'entrata, che davanti aveva un piccolo spiazzato di cemento. Sostammo davanti ad esso, suonammo il campanello e poco dopo, all'entrata spuntò una figura.
Poco dopo attraversammo lo spiazzale ed e ci avvicinammo alla porta.
La figura si rilevò essere una donna più o meno sulla cinquantina, con dei capelli biondi in un caschetto che arrivava di qualche centimetro sopra il mento, alta, ma indossava dei tacchi piuttosto eleganti e una specie di tailleur beige. Ora che ci facevo caso anche mia madre indossava vestiti eleganti, e da li mi sentii un po' fuori luogo.
<<Che piacere rivederti Simone>> esclamò mia madre baciando le guance della donna <<Anche per me Marie, era da molto tempo. E tu, Emily, come sei cresciuta!>> accennai un sorriso fingendo di ricordarmi chi quella Simone fosse <<Prego, entrate>> disse poco dopo facendoci cenno di entrare.
La casa era molto grande, il salotto che si prestava subito dopo essere entrati, era spazioso con molti mobili, proseguendo c'era la cucina e alla destra dell'entrata una scala che portava al piano superiore.
<<Emily, ora ti chiamo subito i miei figli così non dovrai annoiarti ascoltando i discorsi di due anziane>> esclamò ridendo <<Bill, Tom! Abbiamo ospiti>>
"Bill?".
Neanche il tempo di pensare che quel nome fosse già famigliare, che vidi scendere dalle scale i gemelli Kaulitz.

;my beautiful boy || Bill Kaulitz  (italian version) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora