Capitolo 2

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Selene

«domani dovrai raccontargli la storia di Sirio.» Dissi, uscendo dalla cabina armadio con indosso il pigiama. Magnus era seduto sul bordo del letto, giocherellava con un filo che pendeva dal tessuto della trapunta, come se fosse immerso nei propri pensieri.
Annuì soltanto.
«va tutto bene? Sembri turbato...» Tentai. Parlare con Magnus era sempre stato piuttosto semplice, ma l'argomento 'Sirius' era ancora delicato. Avevo paura che, con quella storia, Rigel stesse inducendo Magnus, seppur inconsciamente, a rinchiudere i propri sentimenti riguardo al padre in un angolo remoto del cuore. Aveva deciso espressamente di evitare l'argomento, dopo la sua morte, diceva che arrecasse troppo dolore. Ma Rigel era fissato con le stelle, la luna, le costellazioni. Speravo solo che avesse un po' di tatto nei confronti di Magnus.
«è solo che...» Lasciò la frase in sospeso, sospirò, poi continuò. «poco fa ti ho vista con quel diario e... insomma, vorrei sapere perché tu abbia tutto questo desiderio di ricordare eventi poco piacevoli del passato.» Alzò lo sguardo su di me, aspettando una risposta.
Io alzai le spalle, presi un lungo e profondo respiro, poi dissi: «è il padre di mio figlio, Magnus. E comunque, in quel diario non c'è davvero niente: mancano alcune pagine, penso io le abbia strappate in un momento di ira» Un altro respiro. «non so nemmeno che aspetto abbia, questo Draco, so solo che mi ha abbandonata quando avevo bisogno di lui.» Un dolore lancinante al petto.
Magnus si alzò e venne verso di me, prese la mia mano fra le sue e giocò con le mie dita. «voglio che tu sia felice, Selene. Tu e Rigel siete la mia famiglia, amo quel bambino come se fosse mio figlio e penso sia stato un bene che Draco vi abbia abbandonati.» Quelle parole mi fecero tanto male che dovetti mordermi l'interno della guancia per non piangere.
«non fraintendermi, tesoro, voi non lo meritavate, ma quel bastardo non era in grado di amare nessuno se non sé stesso. Il fatto che lui non si sia preso le sue responsabilità è solo uno dei tanti esempi che ti fa capire quanto fosse inaffidabile.» Scrutò il mio viso con attenzione, come se cercasse la mia approvazione. Sospirai, incontrai i suoi occhi e annuii. Chiusi gli occhi, ricordando il passato.

Ero distesa su un letto, sentivo le gambe e le braccia molli. La testa era pesante e la vista talmente sfocata che impiegai un po' prima di capire che quella fosse la mia stanza. Quando girai la testa, un uomo era chinato verso la scrivania, stava cercando qualcosa nella borsa di finta pelle. Aveva l'aria di essere un dottore. Mi guardai ancora intorno, mia madre era ai piedi del letto, seduta con la schiena rigida. Quando mi vide, i suoi occhi si aprirono un po' di più.
«tesoro, come ti senti?» Chiese subito.
Cercai di tirarmi su, ma la nausea me lo impedì. Da quanto tempo dormivo? Avevo una gran confusione nella testa, sembrava che qualcuno ci fosse entrato e avesse scombussolato tutto quanto.
Non risposi nemmeno alla domanda di mia madre.
«cos'è successo?» Domandai invece. Provai a ricordare come fossi finita su quel letto, ma niente.
«ti hanno colpita durante la battaglia, hai sbattuto la testa.» La voce di mia madre era sottile, chiara. Come se avesse ripetuto quelle parole già mille volte. Riuscii a mettermi a sedere e lasciai che mia madre continuasse a parlare. «hai perso la memoria.» Ed ecco che il mio corpo venne invaso da brividi. Il mio cuore sussultò, la nausea mi risalì in gola.
«come sarebbe a dire?» Chiesi.
«non ricordi solo ciò che è successo negli ultimi sette mesi.»
Oh.
Deglutii, cercando di stare calma.
Sette mesi.
Avevo rimosso sette mesi.
«tesoro, so che la situazione è già abbastanza complicata, ma c'è anche un'altra cosa che dovresti sapere...» Mia madre abbassò lo sguardo, osservò le sue mani per qualche secondo, poi prese un respiro profondo e alzò lo sguardo su di me. E poi lo disse. E il mio mondo crollò.
La mie mente si annebbiò, non riuscivo più a parlare, a vedere, a respirare.
Due parole.
Erano bastate due parole a far crollare tutto quanto, a farmi sentire tanto piccola e insignificante da provare ribrezzo nei miei stessi confronti. Ed eccolo lì: l'esatto momento in cui capisci di esserti persa, persa per sempre. Il momento in cui capisci di aver dimenticato i sette mesi più importanti della tua vita. I sette mesi durante i quali mi ero innamorata del padre del mio bambino. Il padre che aveva deciso di abbandonarci non appena aveva appreso la notizia. "Sei incinta" rimbombava nella mia testa incessantemente. "Lui non vuole avere niente a che fare con questo".
Questo.
Quella parola era stata usata con tanta disapprovazione che dovetti sforzarmi per non urlarle in faccia.
«chi è il padre?» Doveva essere uno studente di Hogwarts, di conseguenza lo avevo conosciuto prima di quei sette mesi.
Mia madre scosse la testa, come se solo l'idea le facesse accapponare la pelle. Rimase in silenzio per alcuni secondi, durante i quali cercai di respirare, di mantenere la calma, di digerire la notizia. Poi, sentii pronunciare un nome. Un maledettissimo nome era riuscito a spezzarmi.
Il mio cuore si spezzò.
La mia anima si spezzò.
Le mie ossa si spezzarono.
Io mi spezzai.
«Draco.» Nonostante sapessi di aver sentito già quel nome, non riuscivo ad attribuirgli un volto. Osservai una parete della mia stanza, su cui prima c'erano appese delle foto. Foto che erano state tolte, tutte quante eccetto una: ritraeva me e mio padre. C'era qualcosa che non andava.
«io non... non riesco a ricordarlo. Com'è possibile?»
«te l'ho detto, tesoro, hai-» Non le diedi nemmeno il tempo di concludere la frase. «si, so quello che hai detto, ma se questo Draco frequentava Hogwarts allora dovrei conoscerlo da anni ormai.» Riportai lo sguardo su mia madre, che per un attimo parve spaesata.
«il dottore ha detto che potresti aver dimenticato anche alcune persone o cose del passato. La tua mente ha rimosso varie cose, si è trattata di una lesione grave, tesoro.»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 05, 2023 ⏰

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