9. Fili districati

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FILI DISTRICATI

Nota di Zia Annie: Ho una piccola sorpresa per voi. Questo capitolo non sarà sotto forma di chat/post o dm, bensì di normalissimo capitolo. Spero vi piaccia ugualmente🫶🏻.

DAPHNE non aveva mai amato nessuno in vita sua e, per questo motivo, non riusciva a capire se il suo miocardio accelerasse per codesto sentimento o se, semplicemente, fosse l'avviso da parte del suo corpo di un possibile arresto cardiaco.

Sperava nella seconda opzione, ad essere sinceri.

Come i suoi genitori, era appassionata di medicina fin dalla tenera età ma - con lo svilupparsi della vita - aveva capito che la scrittura aveva uno spazio speciale nel suo cuore.
L'inchiostro e la carta erano gli unici mezzi di espressione che i suoi pensieri, i suoi desii e i suoi sentimenti avevano per esternarsi al mondo senza essere giudicati dai suoi abitanti.

Aveva provato molteplici volte ad amare, e farsi amare a sua volta, dal genere umano, tuttavia nessun tentativo era entrato in porto.
Si accorgeva solo alla fine della tragedia di aver preso un granchio pensando che il suo cuore battesse poiché drudo.
La verità era che il suo miocardio batteva per natura e non per affetto e una volta appresa una fine disastrosa, costituita da urla al telefono o un appuntamento fallito, era pressoché inevitabile.

Forse il problema era la sua scarsa capacità di interazione che la portava spesso a bramare di essere nata senza voce o di perderla all'improvviso.
In quel caso avrebbe un'ottima scusa per astenersi dalla più pura forma di dialogo e, di conseguenza, anche dal possibile (in verità certo) destro di cadere in imbarazzo o errore.

Questa era la tesi che sosteneva da una vita e che, se avesse presentato alla laurea, gli avrebbe portato un meritatissimo centodieci e lode.
Ed era proprio questa la ragione del suo turbamento.

Nonostante Stella e Francesco, i suoi migliori amici di una vita, le avessero ripetuto più volte quanto i suoi timori fossero infondati, lei era ancora restia a dichiararsi a Giacomo Giorgio.
Lui era la ragione per cui non dormiva da mesi ed era costantemente con la testa fra le nuvole.

Aveva provato a spingerlo via da lei dopo la piccola vacanza trascorsa da lui a Napoli, erano - infatti - mesi che non lo sentiva, nonostante lui continuasse a mandarle messaggi con cadenza periodica sempre più debole, e aveva perfino smesso di seguirlo ovunque.
Non riusciva guardarlo sapendo che non poteva essere suo.

Aveva tentato di dimenticare Giacomo ma il suo profumo le era rimasto addosso insieme alla morbidezza dei pochi baci che aveva potuto assaporare.
Era un ricordo impresso a fuoco nella mente e un tatuaggio indelebile sulla pelle.

Era come una sensazione piacevole di cui non riusciva a fare a meno perché tornava a tormentarla, nella testa e nel cuore, ogni istante di ogni giorno.

Il destino aveva stabilito che facessero l'una parte della vita dell'altro e non si poteva fare altrimenti.
Erano come due fili legati con forza insieme, impossibili da sciogliere.
Non importa quante fossero, Giacomo aveva fatto parte di tutte le sue vite; che fosse uno sconosciuto non notato al bar sotto casa, un vicino di casa poco conosciuto, o un attore la cui bravura l'affascinava senza suscitare altro sentimento se non una grandissima stima o, forse, un grande fastidio, lui c'era.

Sentì il telefono vibrare nella sua mano sinistra, ma lo ignorò.
La schiena era poggiata sullo scomodo sedile di un treno di terza classe diretto a Roma Centro e la sua testa aveva troppi pensieri per dare conto a chiunque la stesse cercando in quel momento.

Wrong message| Giacomo GiorgioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora