Finisco di bere il primo calice di vino rosso, è un vino molto costoso e pregiato, di annata vecchia, andrebbe bevuto in un'occasione speciale, peccato che non sia mai avvenuta; mi è stato regalato tempo fa da una persona che ritenevo molto importante, lui mi conosceva meglio di qualunque altro e sapeva benissimo i miei gusti, non per coincidenza infatti mi aveva regalato una bottiglia di vino, per lo più rosso, è proprio un peccato che la sto sprecando proprio per dimenticarmi di lui; osservo il vetro del bicchiere ormai leggermente violaceo, è il mio bicchiere preferito e si vede che lo uso per tutto. Continuo ad analizzare il bicchiere e la piccola goccia che ne è rimasta sul fondo all'interno e, con la mente, mi butto sulle memorie più belle ma brutte da ricordare, ormai non riesco neanche più a pensarle in modo nitido, mi chiedo perché ricordiamo sempre gli eventi più traumatici invece che quelli belli, 'Perché riesco a ricordare benissimo ciò che successe quel giorno e il panico che gli fa da contorno, ma non la sensazione che provavo al contatto con la sua pelle?' continuo a rimuginare; mi alzo dalla sedia della sala da pranzo e vado in camera da letto, disordinata come sempre: vestiti ovunque, sangue sui muri, sigarette finite sulla scrivania e un po' di tabacco qua e là. È vero, non ho la camera migliore del mondo però è confortante stare qui; appoggio la schiena alla finestra semi aperta e lascio che il vento mi sposti alcune ciocche di capelli rimaste fuori dalla coda bassa fatta da me poco prima. Cerco di estrarre una sigaretta dalla tasca, ma qualcuno mi interrompe bussando alla porta, al momento non sono abbastanza lucido per aprire, non riuscirei a sostenere un discorso senza andare con la testa a puttane, 'Meglio se lascio stare e mi impegno ad accendere la sigaretta' penso prima di sentire i piccoli colpetti sulla porta diventare violenti pugni. Mi faccio un esame di coscienza, solo una persona insisterebbe così tanto pur sapendo che o non sono in casa o che non voglio avere un contatto umano al momento, e quella persona è proprio quella a cui pensavo poco prima: Osamu Dazai. Sospiro e appoggio il pacchetto di sigarette sul davanzale della finestra, poi mi incammino verso la porta, appoggio la mano sulla maniglia, faccio un altro sospiro e apro leggermente in modo da non far entrare chi dall'altra parte; spio con la coda dell'occhio e, pensa un po', avevo proprio ragione. Cerco di richiudere la porta ma il castano me lo impedisce mettendo una mano in mezzo;
«Dazai, non è il giorno giusto per spiombare dal nulla» Affermo al cumolo di bende quasi davanti a me; non ricevo risposta, riesco a intuire che ha fatto spallucce, conoscendolo.
«Che cazzo vuoi? Sei tornato a rompere i coglioni?» Mi lamento ancora io.
«Accogli così i tuoi cari amici? Che peccato Chuuya, fammi entrare, volevo fare una chiacchierata con te» Dice lui in modo sicuro.
«Vai via» Gli dico quasi sussurrando, poi apro la porta e gliela sbatto sulle dita, o almeno, questo era il mio intento se lui non avesse levato la mano prima che io potessi rompergliele.
«Fammi entrare prima che mi fratturo una mano!» Cerca di urlare, ma ormai la porta è chiusa, e io farò finta di non aver sentito. Mi giro e torno in camera, appena varco la porta già spalancata, vedo la mummia davanti a me con una delle mie sigarette in mano, mi porto istintivamente una mano alla faccia e lui ne approfitta per sottrarmi il cappello;
«Anche in casa lo tieni?» Chiede per stuzzicarmi.
«Certo, per ripararmi dalle tue stronzate se entri in casa mia senza il mio consenso e per lo più da una finestra» Ribatto io seccato.
«Mamma mia, che antipatico» Mi guarda maliziosamente.
«Giuro che prima o poi ti ammazzo»
«Lo sai che non mi dispiacerebbe» Giustifica lui facendomi l'occhiolino; mi siedo sul letto con la schiena appoggiata al muro.
«Quindi? Che vuoi sacco di bende?» Gli chiedo ancora più seccato di prima; la mummia si avvicina e mi chiude qualsiasi via d'uscita mettendo le mani al muro, poi ne stacca una per prendermi il mento delicatamente e avvicinarmi alle sue labbra, ruba un bacio, appena riesco a liberarmi mi sfrego fortemente il braccio sulle labbra con l'intento di pulirmi; lui si spoglia della giacca e di qualsiasi altro indumento che possa dare fastidio, rimane con la camicia e i pantaloni, ritorna alla posizione di prima;
«Chuuya, sono molto stressato ultimamente..»
«Non è un problema mio» Lo guardo con faccia quasi disgustata. Il castano prova a ribaciarmi, ma lo respingo;
«Stammi lontano, puzzi di morte» Lamento io.
«Sono appena rientrato da un incarico»
«Non sei appena rientrato, questa non è casa tua»
«Tu sei casa mia» Dice guardandomi fisso negli occhi, ancora lo respingo.
«Chuuya, ho bisogno di te»
«Non sono un cazzo di bordello, non vieni da me quando hai voglia» Cerco di dire senza emanare il vuoto che sento solo guardandolo.
«Solo per questa volta..» Ripete lui.
«Non sono il tuo burattino, non mi faccio più manipolare, non attaccano più i tuoi giochi»
Dopo questa frase detta da me, lui leva la mano dal mio mento e la infila nella mia camicia, senza pensarci due volte gli tiro uno schiaffo da lasciargli un segno rosso su tutta la guancia destra.
«Non toccarmi con le tue mani luride» Ribadisco ancora io. Dazai si alza ed esce dalla camera, torna due minuti dopo con un indumento in più: adesso indossa anche un viso colmo di malizia e perversione. Si mette sul letto davanti a me e, con una mano mi tiene fermi i polsi al muro, e con l'altra mi sbottona la camicia per poi iniziare ad esplorare il mio torace stuzzicandolo ogni tanto;
«Intendi stuprami? Per lo più in casa mia» Quasi urlo;
«Chuuya, lo sai meglio di me che, a volte, la ragione non basta, la tua coscienza sa cosa vuoi veramente, non mentire a te stesso, lo leggo dai tuoi occhi» Afferma guardandomi negli occhi profondamente;
«Cosa vorresti dire?» Chiedo arrossendo e balbettando un po' ma mantenendo una faccia seria.
«Leggo dai tuoi occhi che non aspettavi altro che questo momento» Dice quasi sussurrando; lo guardo ancora negli occhi, il silenzio viene spezzato da lui ancora una volta;
«Ah e, non l'ho letto solo dai tuoi occhi che desideri che ti scopo più di ogni altra cosa, ma anche perché è da quando mi hai visto solo in camicia e jeans che hai un erezione» Dice ridacchiando. Arrossisco subito e cerco di nascondermi distogliendo lo sguardo, ma lui mi prende il mento e mi costringe a guardarlo ancora negli occhi.
«Dai su su, non ti vergognare Chuuya.. tanto dato quello che farò fra poco, sei nel mood giusto»
«Non sei d'aiuto..» Cerco di sussurrare per non farmi sentire; Dazai giunge le sue labbra con le mie e le sprofonda in un bacio quasi romantico, lascio subito che la sua lingua invada la mia e anche che la mano invada il mio corpo: mi leva la camicia e slaccia i pantaloni, li abbassa un po' e poi ferma il limone per osservarmi quasi completamente nudo;
«Mi ero dimenticato della tua bellezza» Esclama mentre torna a baciarmi e a toccare qua e là con le mani. Mentre gioca con la mia lingua si slaccia la cintura, leva la camicia e i pantaloni rimanendo così solo in boxer; ferma il bacio quasi appassionato che stavamo avendo per usare la bocca in un altro posto, prima si abbassa per farmi credere che mi avrebbe fatto un pompino e poi si rialza e morde violentemente il mio collo, passa al petto e ogni tanto si sofferma sulle mie due punte prestando attenzione a non causarmi troppo dolore. Leva del tutto i miei pantaloni, riprende i suoi pantaloni precedentemente buttati per terra ed estrae un condom insieme a una bustina simile a quella del ketchup che poi identifico come lubrificante. Ributta per terra i jeans e torna a guardarmi, prende coi denti la parte seghettata del preservativo e la strappa, abbassa i suoi boxer e lo infila.
«Nano non guardarmi così» esclama il castano impegnato, arrossisco e distolgo lo sguardo, nel mentre mi levo l'intimo e mi giro per posizionarmi comodamente, ma la mummia mi ferma;
«Cosa pensi di fare? Voglio vedere il tuo bel visino mentre urli il mio nome» Questa volta parla guardandomi, osserva le parti inferiori del mio corpo sempre con quello sguardo colmo; apre l'altra bustina e infila il medio e l'anulare all'interno, poi mi apre le gambe e mi fa appoggiare la testa e la schiena al materasso: guarda i miei occhi per chiedere il concesso che già sa di avere, cerca di farmi credere che ci andrà piano. Finalmente affonda le due dita, mi scappa un gemito sia di dolore che di piacere.
«Quante volte hai fatto questo da solo pensando a me?» Chiede lui.
«Neanche una» Rispondo poco convinto; Dazai spinge più in profondità, ancora, mi scappa un gemito sta volta più simile a un orgasmo, mi guarda negli occhi:
«Sei proprio sicuro che non lo hai mai fatto?» Esclama mentre aumenta leggermente la velocità.
«Dazai..!» Sussuro con lo scopo di non farmi sentire; distolgo lo sguardo e poso una mano sulla bocca che subito il castano mi blocca pochi centimetri sopra la testa.
«Non essere timido» Dopo questa frase inizio a tremare per il culmine di piacere che quest'uomo sta per farmi avere; il castano si ferma con il lavoro di dita, mi guarda negli occhi prima di leccarsi avaramente le dita, dopodiché mette il lubrificante rimasto nella piccola bustina sul suo membro, mi guarda ancora negli occhi mentre cerco di non arrossire, ha ancora quello sguardo che chiede un concesso che sa già di avere, è quello sguardo che hanno gli sfacciati e quelle persone quasi viziate, odiose, spregevoli, eppure, non riesco a odiarlo del tutto, mi odio un po' per questo.
«Chuuya, non pensare troppo, pensare fa male, rilassati e basta adesso» mi accarezza la testa lui cercando di rassicurarmi; lo guardo e gli accenno un 'sì' con la testa, lui senza pensarci due volte entra dentro me andando subito a un ritmo medio-veloce, io urlo più dal dolore che da altro, ma lo sguardo di quest'uomo rende il dolore piacere, non riesco neanche a pensare al rammarico che sto sentendo al mio fondoschiena, c'è spazio solo per lo sfizio e la delizia. Allungo, per quanto posso, le braccia dal piacere, gemito più di quanto pensavo potessi e sento anche Dazai ogni tanto lasciarsi andare qualche ansimo. Inarco la schiena e curvo le sopracciglia sotto gli occhi del pervertito che mi sta facendo provare tale orgasmo, qualche lacrima mi irriga il viso mentre continuo a urlare e ansimare 'Dazai' e orgasmi vari, l'uomo in questione mi asciuga con l'indice le guance e sorride.
«Chuuya-» pronuncia lui il mio nome mentre col mento guarda in alto, penso che lui stia per venire, lo sento dentro di me, anche io sono quasi al culmine; la mummia mi lascia i polsi che temeva con la mano sinistra e mi prende dolcemente per mano mentre mi sussurra cose sdolcinate che non riesco neanche a decifrare, forse sta dicendo che gli dispiace per tutto e che mi ama, questo è quello che sento, però bisogna pensare che è Dazai e che, odio ammetterlo, ma è più che perfetto a manipolare le persone, e mentre lo fa è così dannatamente sexy-
Apro del tutto gli occhi che avevo socchiusi quasi serrati del tutto e lo vedo finalmente a mente lucida, è tutto sudato con capelli scombinati, occhi soddisfatti e un sorriso malizioso colmo.
«Che ne dici di fare una doccia calda insieme?» sussurra penso per non farsi sentire, ora per sua sfortuna sono lucido e capisco tutto quello che dice molto bene; lui arrossisce, in modo sincero, si vede dai suoi occhi che non sta mentendo ora in nessuno modo.
«Non sarebbe male..» rispondo sussurrando altrettanto. Ci alziamo, lui mi aiuta e ci dirigiamo in bagno dove facciamo insieme una doccia calda come premesso prima, e in cui, facciamo ancora l'amore ripetendoci quanto ci amiamo a vicenda.Grazie mille per aver letto questa oneshot, forse ne creerò dietro o davanti una storia apparte visto che mi piace molto come è venuta;
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oneshot | lemon | chuuya x dazai
Fanfiction'«Chuuya, lo sai meglio di me che, a volte, la ragione non basta, la tua coscienza sa cosa vuoi veramente, non mentire a te stesso» [...]' VM14 ! Avvertimenti: in questa storia è presente l'uso di contenuto puramente a scopo sessuale; Buona lettura!