Quella sera, mi trovavo in un luogo ignoto, eppure, nel profondo, era così familiare. Sgranai gli occhi e guardandomi intorno mi resi conto di trovarmi in una foresta di cui gli alberi, alti ed imponenti, erano avvolti da un lieve bagliore bianco. La flora che popolava la foresta, anch'essa irradiava luce di diversi colori.
Volsi lo sguardo verso l'alto, il cielo era completamente viola, contornato da innumerevoli stelle luminose. In quel cielo limpido non vi era nemmeno una nuvola. La luna, così piena e brillante, sembrava insolitamente grande e prossima.
Il fruscio di una cascata colse la mia attenzione, non sembrava lontana. M'incamminai verso di essa quasi come per inerzia. Perché sapevo esattamente dove andare?
Ogni passo in quella foresta rievocava in me sensazioni d'infanzia. Avevo quasi come l'impressione di tornare a casa dopo tanto tempo.
Trovai la cascata, che scorreva nella vallata sottostante. Mi avvicinai allo specchio d'acqua e mi chinai per bere. Nell'acqua limpida c'era il riflesso di qualcuno che non vedevo da un po'. Erano gli occhi grandi e curiosi di una bambina, i miei.
Il suono di una risata mi fece sobbalzare. Voltai lo sguardo e vidi tre bambini che giocavano spensierati, poco distanti da me. Erano due maschi e una femmina.
Quei bambini si somigliavano tutti, i loro occhi azzurri, i capelli neri corvino, i loro tratti. Uno di loro però era leggermente più alto rispetto agli altri due, forse era più grande. Quest'ultimo, mi fissava con un'espressione curiosa.
I suoi capelli neri gli incorniciavano il viso pallido. Gli occhi, di un azzurro intenso, sembravano penetrare nei miei.
Avevo la netta sensazione che questo non fosse il nostro primo incontro.
Il bambino alto mi invitò a giocare con loro, facendomi un cenno con la mano. Per un attimo, mi son sentita titubante. Una visione così strana non mi capitava da tanto tempo.
Mentre mi avvicinavo verso di loro, un sorriso furbetto apparve sul volto del fanciullo alto. Perché mi sentivo così attratta da lui?
Con un sorriso furbo, il bambino alto mi fece cenno di avvicinarmi, poi si concentrò per un attimo e pronunciò con calma «Aetherius»
In un istante, il suo corpo si dissolse in migliaia di scintille luminose, sospese nell'aria come una scia di stelle. Rimasi esterrefatta, guardandomi freneticamente attorno fino a quando un gruppo di risatine attirò la mia attenzione: lui era già riapparso dietro di me.
«Come hai fatto?» sussurrai, colta di sorpresa.
«Prova, so che puoi farcela», mi incoraggiò con la sua voce chiara.
Ma le sue labbra non si schiusero. Come aveva fatto? Mi aveva parlato nella mente?
Istintivamente, chiusi gli occhi e ripetei Aetherius.
Pronunciai quella parola con la stessa fluenza e un istante dopo, uno strano calore mi pervase tutto il corpo. Quel tepore aveva preso il controllo del mio corpo. Mi sentivo libera.
Il mio corpo era leggero, così leggero che sentivo di poter volare. Chiusi gli occhi e tirai un sospiro, lasciando andare tutte le mie preoccupazioni. Quando li riaprii, mi trovai sospesa a mezz'aria, circondata da scintille luminose che si muovevano con me, fluttuando sopra la cascata. I bambini mi guardavano con gli occhi spalancati.
«Te l'avevo detto, Nunki» la voce di quel fanciullo risuonava nella mia mente come un'eco.
Ma, come in ogni sogno, le immagini poi iniziano a sfumare, dissolvendosi nell'oscurità. La foresta, la cascata, e i tre fanciulli, tutto attorno a me iniziò a sparire lentamente, lasciandomi solo una profonda sensazione di nostalgia.
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Nunki: La Stella Perduta
FantasyEmily è una ragazza di diciassette anni che lotta tra la realtà e la fantasia. Sogna e vede cose che gli altri sostengono non esistere affatto, finché una sera non scopre di avere un altro nome: Nunki. Un nome che le sussurra nella mente un ragazzo...