Benvenuto Simone

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Grazie di cuore ad ariespuntosia per il suo talento e interpretazione

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Grazie di cuore ad ariespuntosia per il suo talento e interpretazione. E quella che ora è una signora copertina.

Non potevo chiedere regalo più bello 🤍

A voi.


I fantasmi di ricordi e di addii vi si mescolano con l'inizio di centinaia di viaggi per destinazioni lontane, senza ritorno. (Zafón, Marina)



Quando decisi di trasferirmi in una nuova casa, per allontanarmi dal temuto tetto condiviso con un coinquilino - da già tre -, ero già sulla soglia dei trent'anni.
Lavoravo già, ma non ero mai riuscito a comprare ancora una casa per me, neanche un piccolo e decente appartamento a poche miglia dal centro di Roma. Era impensabile trovarlo anche solo perché da un po' di tempo ricorrevo un quell'impresa.
Dividevo le spese, le bollette, gli orari in cui il mio giovane coinquilino come un personaggio venuti fuori da qualche vita alternativa e differente dalla mia, ritornava quattro sere su sette tardi a casa.
Non ho mai saputo secontinuasse a studiare o meno, ma io avevo già un lavoro da ben due anni.
Fare il professore di matematica: era in questo che avevo sempre eccelso, questo che mi era piaciuto scegliere, che avevo voluto scegliermi come professione fin dal liceo.
Trovavo nei numeri le probabilità più esatte a tutto il resto: la vita, semplicemente, mi era più prevedibile.
Quando finalmente potei di comprare un appartamento e potevo permettermi il lusso di avere i miei orari, la mia autonomia, di invitare chiunque volessi, c'era stato solo un piccolo problema: parte dei soldi, che avevo categoricamente rifiutato perché i miei mi sistemassero, avevo dovuto metterli da parte - prima che iniziasse a lavorare e escludendo di spendere quelli della mia laurea - per almeno quattro anni. La speranza che avevo coltivato, si era in qualche modo esaudita gli ultimi mesi della mia convivenza forzata, controllando i vari siti infiniti di offerte e svendite di monolocali in affitto e appartamenti che spulciavo con un'ossessione maniacale.
La speranza arrivò in un giorno pari di Novembre.
Lo ricordo bene, il cielo era grigio e non pioveva e il mio presunto coinquilino si era chiuso in stanza per dormire. Mi interessò uno degli ultimi annunci, si trattava di un appartamento all'interno di un vecchio palazzo semi-ristrutturato. Avevo scorso almeno su una quindicina di foto (alcune si ripetevano) da cui avevo tratto l'impressione che non fosse una truffa. Per sicurezza, quel 18 del mese avevo salvato il numero in rubrica. Chiamai quella sera stessa per informarmi meglio. L'interno era al secondo piano, la zona del condominio era periferica - ma non importava perché guidavo e prendevo i mezzi pubblici solo per spostarmi lo stretto necessario in centro e dintorni - e con parcheggio incluso data la scarsa presenza di vicini. Quella speranza formato mura ridipinte e finestre rinforzate, costava ben più della metà di tutti i miei risparmi, ma la verità è che non vedevo l'ora di imballare la mia roba, salutare il mio tremendo coinquilino e trasferirmici all'istante.
Vedevo già fiero il futuro nome affisso sulla targhetta accanto alla porta: Simone Balestra.
Avevo fissato un appuntamento per vedere la casa. La speranza mi aveva baciato la fronte: rispettava esattamente ciò che avevo visto nelle foto sul sito di vendita. C'era da cambiare solo qualcosa, aggiustare qualche presa elettrica o togliere qualche quadro troppo antico. Mi sembrò subito perfetta per viverci.

Il fantasma del 2 pianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora