My Sunflower -Kiribaku -

Capitolo Due - Strani "scontri"

Ultimamente l'esistenza di Eijiro, procede spedita sopra un filo invisibile che lo separa da quello che dovrebbe fare, da quello che invece probabilmente farà.
Praticamente le sue giornate ruotano attorno al bigiare la scuola, discutere con la famiglia per le mille motivazioni diverse e fare le solite, inutili, cazzate in compagnia degli amici.

In particolar modo tracorre gran parte del suo tempo libero, con Izuku Midoriya. Colui che recepisce come se fosse il suo vero fratello "acquisito". Non come quello che effettivamente ha. L'originale fratello maggiore, che non manca mai l'occasione per sgridarlo e ricordargli quanto sia diventato un coglione casinaro.
Glielo ripete ogni giorno, portandolo fino allo sfinimento. Come un disco rotto gli rammenta ossessivamente che deve ringraziarlo per il fatto che l'abbia accolto a casa propria, dopo che e' scappato da casa dei genitori. Nonostante fosse ancora minorenne, l'avrebbero ugualmente lasciato a dormire sotto ai ponti, piuttosto di ripigliarselo a vivere con loro.

Secondo il suo modesto parere, Eijiro dovrebbe addirittura venerarlo per averlo difeso in tribunale quando e' stato persino denunciato da un uomo, per avergli rotto il naso. Ancora un pochino e l'osso sarebbe rientrato del tutto nel cranio, causandogli gravissime conseguenze penali.
Come se a lui gliene importasse qualcosa di quello stronzo.

E' obbligato almeno per dovere, a presenziare a queste sterili cene in compagnia del padre e del fratello, che lui reputa inutili e superflue.
Piatti ricercati, location da sogno, tutti i presenti rigidi sull'attenti e vestiti per bene. Si aspettano ogni volta, che lui si adegui nuovamente alla vita di prima.
Ma le occhiate eloquenti che lo accompagnano quando arriva al loro tavolo, vestito con il suo immancabile giubbotto di pelle scura e con gli occhiali da sole che nascondono le iridi perennemente arrossate da nottate in bianco, sono a dir poco esplicite.

Sorride appena, senza guardarli neppure in volto.
Li sta imbarazzando, ovviamente.
Eijiro sa bene che i luoghi dove la sua famiglia si ostina a portarlo fuori, non gli si addicono più.
Erano per il vecchio lui. Per il nuovo non c'è posto per l'arroganza, la baldanza e il senso di superiorità dato dai soldi.
Non conta il grandioso saldo in banca che hai, se a un certo punto non sai più chi sei e ti crolla rovinosamente addosso quello in cui credevi.

Oltre al dolore furioso che senti, rimane forse qualcos'altro?
Niente... anzi, il nulla che dilaga ovunque mangiandosi ogni cosa, proprio come nella "Storia Infinita" di Michael Ende.

-Figliolo, ti stai comportando bene?-

Eijiro arriccia il naso infastidito di fronte alla solita frase rivoltagli da suo padre.
Tutte le volte sul viso gli aleggia l'identica espressione confusa, come se lo vedesse certo, ma non lo riconoscesse praticamente più.

-Papa', sta andando benissimo. Da quando vive con me e' migliorato molto. Lo sa perfettamente il nostro ragazzone testardo, che se dovesse fare un altro dei suoi soliti casini, finirebbe in carcere dritto come un fuso. E non è così idiota come in verità sembra.-

Per lui risponde come sempre il fratello. Addirittura l'uomo si arrischia anche a sfiorargli teneramente il braccio con una mano, cercando di infondere a Eijiro, la sua schifosa vicinanza. Ma lui lo riesce ugualmente a smascherare e a vedere per quello che in è: un dannato maniaco del controllo.

Eijiro non si prende neppure la briga di alzare lo sguardo per guardarli. Anzi, gli è passata pure la fame. Non ne può più di ascoltare sempre gli stessi discorsi. Stanno invariabilmente tutti a chiedergli se si comporta bene, ma mai una volta come sta.

Il padre si allontana alcuni minuti dal tavolo per andare verso il bagno ed Eijiro ne approfitta per porre al fratello, la domanda che aspettava di fare.
-Mi servono dei soldi.- Annuncia secco, masticando lentamente un pezzetto di salmone in crosta che suo padre ha ordinato per lui.