PROLOGO

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Agosto 2015
Salisbury, Maryland

«Buongiorno, Chris!» la signora Princeton, dai corti capelli candidi come la neve, si apprestò a salutarlo come ogni giorno, sventolando più volte la mano verso di lui.
Il giovane, un ragazzo di un metro e ottanta dagli occhi verdi e i capelli castani con un lungo ciuffo pettinato all'indietro, le sorrise cortesemente e ricambiò il saluto, poggiando sulla soglia di casa alcune travi di legno.
«Oggi passerai a trovarmi, Chris?» gli chiese la donna, poggiandosi al suo bastone, ormai troppo anziana per stare a schiena dritta e reggersi da sola.
«Come sempre! Devo portare a spasso Daisy, ricordi? Poi possiamo prendere il solito caffè alla nocciola insieme» ribatté lui, asciugandosi il sudore con la sua maglia bianca, scoprendo i suoi addominali perfettamente scolpiti.
La donna lo osservò e annuì. «Se avessi qualche anno in meno, ragazzo mio, ti farei certamente la corte» ridacchiò, tossendo poco dopo nel suo fazzoletto bianco ricamato a mano.
Il ragazzo scoppiò a ridere e si ricompose, lanciando uno sguardo verso la casa di Adeleine, la ragazza con la quale si frequentava ormai da settimane. Osservò le persiane socchiuse e capì che non era ancora rientrata a casa per il pranzo, lanciando uno sguardo all'orologio.
Da quando si era trasferito in quel piccolo quartiere, ormai da quasi un mese, Josh Mitchell si faceva chiamare da tutti Chris Johnson. Nessuno dei suoi nuovi vicini sapeva granché della sua vita passata, né qualcuno osava fargli mai domande a riguardo, ritenendo, tuttavia, che fosse un bravo ragazzo, educato e sempre disponibile a dare una mano a chiunque gliela chiedesse.
«Allora ti aspetto alle quattro come ogni pomeriggio, Chris» Mrs Princeton provò nuovamente ad attirare l'attenzione su di sé, invitando poco dopo la sua cagnolina ad entrare in casa.
Lui annuì ancora e poi rivolse il viso verso il cielo, godendosi quella leggera brezza fresca che si era appena sollevata nell'aria.
"Che meraviglia" pensò, chiudendo gli occhi per un istante e lasciando che fosse il vento ad asciugargli il sudore dalla faccia. Quando li riaprì, si piegò verso le travi in legno e le afferrò senza troppa fatica, sistemandole in un angolo, fuori dalla sua abitazione.

Proprio lì, dove tutto appariva tranquillo, qualcuno lo stava osservando ormai da dieci minuti.
A bordo di un'auto dai vetri oscurati e a larga distanza da dove vi era lui, quattro uomini si stavano scambiando sguardi d'intesa e commenti sul suo conto.
«Dove sono finiti i colpi di sole che amava tanto?» proferì il ragazzo al posto di guida, tamburellando le dita tatuate della mano sinistra sullo sterzo.
«Ma siamo sicuri che sia la persona che cerchiamo? Sembra...Diverso» chiese quello seduto sul sedile del passeggero, apparendo poco convinto.
«Lo osserviamo da due settimane, ormai. Non ci sono dubbi a riguardo» ribatté un terzo ragazzo seduto sui sedili posteriori, lanciando uno sguardo al suo capo che non smetteva di fissare in silenzio Josh.
«E lei, boss...Non ha nulla da dire?» azzardò a chiedergli Frank, il guidatore, lanciandogli uno sguardo attraverso lo specchietto retrovisore.
Terence Wolf restò in silenzio ad osservare il ragazzo all'esterno, mentre si toccava l'anello in platino con al centro un'onice esagonale con incisa una W.
«È lui...» sussurrò a labbra serrate «è il mio ragazzo. Il mio Josh».
I tre si lanciarono sguardi a vicenda e non osarono aggiungere commenti, facendo calare il silenzio nell'abitacolo.
«Cosa pensa che dovremmo fare, adesso?» ruppe il silenzio Frank, fissando il suo vecchio amico con rammarico.
«Riportarlo a casa!» distolse lo sguardo da Josh «andiamo adesso. Escogiteremo un piano per riappropriarci di lui».
Annuì e mise in moto, allontanandosi di lì senza che Josh potesse accorgersi della loro presenza.
Ben presto, Josh si sarebbe reso conto che, per quanto avesse provato a fuggire dal suo passato, esso sarebbe sempre tornato, presentandogli il conto dei suoi errori e ricordandogli a chi aveva deciso di appartenere fino alla fine dei suoi giorni.

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