MCC Federal Bureau of Prisons
Chicago, Illinois
Luglio 2015«Forza, Mitchell! I tuoi anni di libertà sono appena iniziati» gli urlò una guardia, battendo le chiavi sulle sbarre della sua cella, non appena arrivò da lui verso le sette del mattino.
«È arrivato il momento, Josh! Respira a pieni polmoni anche per me, mi raccomando» Jason, il suo compagno di cella da ormai tre anni, scese dal suo letto e gli sorrise, guardandolo con un velo di malinconia.
Gli diede una pacca sulla spalla. «Non essere triste...se sarà destino, le nostre strade si incroceranno nuovamente» sorrise «fuori di qui però».
Scoppiò a ridere, annuendo. Gli augurò buona fortuna e tornò a sdraiarsi, mentre la guardia aprì la cella, lasciando passare Josh.
«L'ispettore Burns ti vuol vedere nella sala colloqui. Conosci la strada, Mitchell» lo invitò ad incamminarsi.
Sospirò, sperando di fare in fretta, ed entrò nella sala. Si guardò intorno e attese l'ispettore.
Burns fece capolino poco dopo nella stanza e gli lanciò uno sguardo, invitandolo a sedersi.
«Allora, Mitchell...Stai per tornare libero!» fece una smorfia «come ci si sente ad uscire di prigione dopo quindici lunghi anni?» lo osservò, gettandosi con la schiena contro lo schienale della sedia e afferrando un pacchetto di sigarette dalla tasca della giacca.
«Come ci si sente?» si accomodò «più adulto...di quindici anni».
Scoppiò a ridere, mettendosi una sigaretta tra i denti, accendendosela. «Mi mancherà la tua ironia, non c'è dubbio» scosse la testa divertito, tornando a guardarlo con attenzione «cosa farai adesso, Mitchell? Tornerai alla merda di sempre? Perché, per quanto tu abbia tenuto la bocca cucita su ogni fottuto dettaglio della tua vita del cazzo, ogni qualvolta in questi anni ti ponevo la domanda io so perfettamente cosa facevi e per chi lavoravi. Hai preferito restare qui dentro quindici anni, piuttosto che darmi informazioni. Mi sono chiesto spesso "perché?!". Non sarebbe stato più semplice levarti un peso dalla coscienza e scontare una pena assai minore o, magari, nemmeno entrarci qui dentro?».
Cambiò espressione. «Non è semplice far parte di quel clan. Sei legato per sempre a lui» notò l'anello nella busta degli oggetti personali posta sul tavolo «ho intenzione di lasciare questo posto, seppellire quell'oggetto e ricominciare a vivere. Ma so che prima o poi lui tornerà a cercarmi...devo solo essere bravo a nascondermi».
Lo fissò e notò la piena sincerità nei suoi occhi, credendo immediatamente alle sue parole. «Di stronzate ne hai commesse fin troppe. Vedi di non farti più rivedere in questa città. Vai da qualche parte, in un piccolo e accogliente quartiere. Dove i vicini ti accolgono con torte alle mele e croissant fatti in casa. Basta con tutta quella merda» gli passò il sacchetto contenente i suoi oggetti personali «qui dentro, oltre a ciò che è tuo, ho inserito dei nuovi documenti. Patente e carta d'identità intestati a Chris Johnson. È così che ti farai chiamare d'ora in poi. Chiaro?!» non attese risposta, avvicinandosi con il busto a lui e guardandolo con aria minacciosa «giuro che se ti rivedo da queste parti diverrò la tua dannata ombra, Mitchell» spense la cicca nel posacenere, lanciando uno sguardo al suo fascicolo «ti sei fatto quindici anni da innocente, non è così?».
Serrò la mascella, senza rispondere.
Scosse la testa, leggendo nel suo sguardo la risposta. «Qualcuno di loro verrà a prenderti, sicuramente. Se già non sono qui fuori ad attenderti...».
«Non li avete informati della mia scarcerazione, vero?» chiese allarmato.
«Uscirai da una porta secondaria. Conoscendo quella famiglia, avranno già saputo della tua scarcerazione senza che noi potessimo informarli» si alzò, dirigendosi alla porta «prendi le tue cose, informerò una guardia e ti farò scortare fuori da qui senza che nessuno ti veda».
Afferrò il tutto dalla busta e lo infilò in una sacca che mise in spalla. «Perché lo fa?».
«Perché sei un fottuto innocente, Mitchell!» gli rispose soltanto, uscendo di lì. Chiese ad una guardia di scortare Josh fuori, passando per un cancello secondario e andò via da lì, senza nemmeno salutarlo.
«Andiamo, Mitchell. A quanto pare, oggi è il tuo giorno fortunato» bofonchiò la guardia, sogghignando tra sé.
«Già! Molto fortunato» si recarono all'uscita e, dopo aver fatto un cenno alla guardia, varcò la soglia della porta facendo un profondo respiro. Si guardò intorno e deglutì a vuoto, sperando di essere solo «devo fuggire di qui» disse tra sé, non sapendo ancora quale direzione prendere.
Gli uomini di Wolf, come immaginato, attesero il ragazzo fuori dal cancello. Videro le ore trascorrere e Frank corrugò la fronte, senza capire il motivo di tale ritardo. Paul contattò Terence e lo informò di quanto stava accadendo, non trovando una valida spiegazione. Verso mezzogiorno, ormai stanchi di aspettare, andarono via di lì su ordine di Wolf e, verso il primo pomeriggio, l'uomo scoprì che Josh aveva abbandonato il penitenziario molto tempo prima, senza passare dall'ingresso principale. Per la seconda volta, dopo tanti anni, Terence si ritrovò a sentirsi nuovamente tradito dall'unico ragazzo che aveva sempre trattato come un figlio.
E, mentre gli uomini di Terence erano rimasti per ore davanti al penitenziario, Josh aveva ottenuto un vantaggio su di loro, che gli permise di scappare senza essere notato. Una volta fuori, corse verso alcuni edifici che si vedevano in lontananza e, arrivato davanti ad un supermarket, si avvicinò a delle auto parcheggiate. Si guardò intorno e, appena ne ebbe occasione, mise nuovamente in atto la sua abilità di scassinatore, riuscendo ad aprire una vecchia berlina e salendoci immediatamente a bordo. Unì i due fili al di sotto del volante, proprio come gli aveva insegnato Wolf all'età di sedici anni e mise in moto, abbandonando il parcheggio il più in fretta possibile. Nonostante fossero trascorsi anni, Josh si rese conto di non aver mai perso la sua bravura alla guida. Tutto intorno a sé, però, era cambiato. Quella città che un tempo conosceva a memoria, adesso gli parve essere sconosciuta. Molti dei negozi che ricordava non esistevano più ormai. Osservò la gente tenere in mano smartphone più all'avanguardia da come se li ricordava lui, altri che indossavano cuffie senza fili e, in quell'istante, si sentì mancare la terra sotto i piedi. Molte volte, nel corso di quei quindici anni di detenzione, aveva pensato a quando sarebbe tornato ad essere un uomo libero. Ed ora che finalmente si poteva dichiarare tale, sentì addosso il peso dei suoi anni migliori ormai svaniti per sempre. Il ragazzo di vent'anni che sognava un futuro diverso e pieno di sogni da realizzare, ora non c'era più. Al suo posto, Josh vi trovò un uomo di trentacinque anni, persino più bello di come tutti lo ricordavano, ma pur sempre invecchiato dal tempo e da un passato fatto di violenze e pentimenti, che lo avevano marchiato fin dentro le viscere, come possedesse un sigillo nel cuore dal quale non si sarebbe mai potuto liberare veramente.
Con questi pensieri nella testa, Josh provò comunque a mantenere fede alla promessa fatta a Burns. Non sapeva da dove ricominciare, ma ci avrebbe comunque provato. Ricordò la banca dove aveva aperto un conto deposito nel giorno del suo ventesimo compleanno e si recò lì, nella speranza di possedere ancora quel denaro che aveva deciso di mettere da parte quindici anni prima e all'insaputa di Wolf.
"Un piccolo spiraglio di luce, se le cose dovessero mettersi male" aveva pensato Josh, quando aveva preso la decisione di aprire un conto a proprio nome, senza che nessuno lo sapesse.
Per tutto il tempo che trascorse in banca, il ragazzo non fece altro che guardarsi le spalle. Come se quel desiderio di libertà non potesse davvero appartenere ad uno come lui.
Quando finalmente ottenne gran parte dei soldi depositati, nei suoi occhi si riaccese la speranza. Infilò il denaro nella sacca che aveva con sé e corse via, rientrando velocemente in auto. Nel primo pomeriggio, proprio quando Wolf ordinava ai suoi uomini di cercare ovunque Josh, anche nei luoghi più malfamati della città, egli abbandonò Chicago, dirigendosi verso il Maryland.
Mentre percorreva l'autostrada, il ragazzo aprì il finestrino e lasciò che il vento gli arrivasse dritto in faccia, iniziando a ridere come un pazzo e senza un valido motivo. Batté la mano sullo sterzo e cacciò un urlo liberatorio, facendo uscire tutta l'aria trattenuta nei polmoni e quel senso di frustrazione che lo aveva accompagnato negli anni.
STAI LEGGENDO
Il sigillo del lupo
AcciónJosh è un ragazzo che ne ha vissute tante in soli quindici anni. Quando un giorno incontrerà Terence Wolf, l'uomo che lo tratterà come un figlio, sarà un incontro fortunato o l'inizio di una fine?