Memorie

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Angolo Ice:

Questa storia contiene argomenti sensibili e non adatti a tutti, perciò se non te la senti non leggere.

E come al solito ringraziamo _t_touya_

Grazie.

Non sa più perché sta guardando quel soffitto così bianco e pulito.

Non rammenta del perché se ne sta su quel letto a cercare di ricordare cose che la sua mente continua a tenergli nascosto.

Il suono intermittente che il macchinario continua ad emettere imitando il suo battito cardiaco, gli da una sensazione di sbagliato, come se quel suo muscolo che sta costantemente battendo scandendo il tempo, dovesse essere fermo e lasciarlo in quella pace artificiale che lui si era scelto.

O almeno era quello che credeva, perché non riusciva a trovare altro motivo per cui si dovesse trovare in quel posto così asettico.

Doveva aver compiuto quel passo, doveva aver provato a sfiorare le stelle con la punta delle dita mentre precipitava da quel tetto che la sua memoria ricordava.

Un unico ricordo che appariva ogni qual volta che i suoi occhi si chiudevano.

La rete che delimitava il passaggio verso il cornicione del tetto, il buco che aveva fatto con gran fatica per attraversarlo e guardare il cielo che si colorava dei colori del tramonto.

I colori che cambiavano poco alla volta, scurendosi come i sentimenti nel suo cuore.

Non sapeva da cosa derivasse questa consapevolezza, solo il suo cuore lo sapeva e lui non lo voleva ascoltare, dimenticare tutto quello che aveva provato e che avrebbe potuto di nuovo provare una volta che si fosse ricordato cosa era accaduto.

Chiude gli occhi nel disperato tentativo di ricordare quel cielo che si trapuntava di stelle luminose come la luna che quella notte non voleva farsi vedere.

Le stelle che tutti dicevano essere incise sulla sua pelle era una volgare imitazione di quelle che i suoi occhi avevano ammirato in quel momento, quando con la mano si era prodigato a sfiorarle.

Ma i suoi occhi persero quel cielo meraviglioso, la mano aveva cominciato a scottare come se l'avesse appoggiata su di una fiamma viva, ustionandolo, ma non sulla pelle, nell'animo.

Spalancò gli occhi in preda al terrore che potesse sul serio aver preso fuoco, quando si accorse che invece intrecciate alle due dita magroline vi era un'altra mano, più forte e ricoperta da piccoli calli.

Lo teneva stretto accarezzando con il pollice il dorso dove un piccolo ago era conficcato e fermato con un piccolo nastro di scotch.

E i suoi occhi sono come un richiamo a quello che la sua mente aveva provato a nascondere.

Una mano tesa a sfiorarlo mentre la terra manca sotto ai suoi piedi, gli occhi che fissano il cielo quando si allontana da quelle stelle che invece voleva raggiungere, il corpo sferzato dal vento e la gravità che lo richiama a terra come una calamita con il suo polo opposto.

Il ragazzo ancora steso a letto incrocia quello sguardo così familiare che riporta a galla tutte le cicatrici e il sangue che aveva dimenticato.

Che sperava di non ricordare.

«Ciao nerd, finalmente ti sei svegliato.» dice con la sua voce roca e greve, il sorriso palesemente finto a curvargli le labbra di solito solcate da una piega beffarda e provocatoria.

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