di quando stavo male e mi hai tenuto stretto

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La pelle di Simone profuma di cocco e Manuel vorrebbe storcere il naso, ché a lui il cocco non piace ma sulla pelle di Simone gli viene voglia di mangiarlo. È sveglio da dieci minuti e non si è mosso di un millimetro, steso su un fianco osserva l'altro ragazzo dormire. Con i ricci scuri sparsi sulla federa bianca, un braccio sotto il cuscino e la bocca leggermente aperta, a Manuel sembra più bello di un quadro di Afremov. I ricordi della sera prima tornano a ripetizione nella sua mente, flash di luci, il sapore dei baci scambiati, la voglia di scoprire e di scoprirsi. E poi c'è Simone, è pieno di Simone nella sua testa. C'è Simone con la camicia, Simone con gli occhi lucidi dall'eccitazione, Simone con il sorriso sempre in viso. E poi le labbra di Simone, le sue spalle, le sue mani grandi con cui l'ha stretto a sé e l'ha fatto sentire amato.

Manuel si dà dello stupido, ha sempre considerato quella di Simone un'attrazione verso di lui, niente di più. Invece, la consapevolezza di essere amato da Simone lo colpisce all'alba di una domenica mattina qualsiasi.

È in quel momento che si sposta, si allunga supino, una mano poggiata sul ventre mentre fissa un punto indefinito sul soffitto della sua camera. Sotto il palmo sente la pancia gonfiarsi e abbassarsi, cerca di concentrarsi su quello per regolarizzare il respiro, non lo sa mica se si merita di essere amato da Simone dopo tutto quello che gli ha detto. Eppure, Simone lo ama, anche se non gliel'ha detto, Manuel lo sente e la sua mente quasi impazzisce. Vorrebbe urlare a quelle voci nella testa di smetterla di soffocarlo, di prenderlo in giro, di dirgli che lui verrà sempre e solo abbandonato. Sente le lacrime scivolare via lungo le guance e piange in silenzio con Simone accanto a lui che dorme innocente.

"Per favore, smettetela", lo dice a se stesso come se fosse uno spettatore esterno e quel dolore allo stomaco non fosse il suo. Si alza facendo attenzione a non svegliare l'altro ragazzo e a tentoni, fermandosi ogni tanto contro la parete, raggiunge il bagno. E lo sa che farà rumore, ma non può fare a meno di tossire, in attesa di vomitare quei succhi gastrici che gli stanno bruciando la gola e insieme ci vomita pure il dolore, ma quello non passa. Vorrebbe si potesse eliminare del tutto come quando la nausea arriva per un cibo scaduto o un mal di pancia, ma con i pensieri è tutto diverso. Vomitare non lo aiuterà a svuotare tutto, a spegnere l'ansia che per tutta l'estate lo ha accompagnato.

Gli fa male la schiena per lo sforzo e piange sentendosi una nullità.

"Manu?"

Simone, gli occhi ancora appannati dal sonno, sbatte le palpebre più volte per abituarsi alla luce prima di raggiungerlo per scostargli i ricci dalla fronte e aiutarlo. Con l'altra mano gli accarezza dolcemente la schiena con movimenti circolari cercando di tranquillizzare Manuel da quel pianto, in risposta lo vede crollare contro di lui e allora si siede a terra, le spalle contro il termosifone e si tira Manuel addosso, lo fa accoccolare come un bambino piccolo e lascia che pianga nascosto contro il suo petto.

"Ssh Manu, calmati."

Manuel non parla, continua a piangere, questa volta rumorosamente. Stringe in un pugno la stoffa della maglietta di Simone e anche se sa che se ne vergognerà appena tornerà lucido, chiede a Simone di accarezzargli i capelli. Tra un singhiozzo e un altro, Simone lo capisce lo stesso e intenerito gli lascia un bacio sulla fronte prima di acconsentire alla sua richiesta sperando di calmarlo, ma Manuel singhiozza più forte ed è impossibile che Anita non lo senta e, infatti, qualche secondo dopo arriva in bagno spaventata. Si inginocchia accanto a loro e gli passa le mani sulle gambe come a volerlo riscaldare.

"Manuel, oddio Manuel amore. Respira come facciamo di solito, ok?"

Nemmeno la voce di sua madre basta a farlo calmare, ma Manuel ci prova. Gli bruciano i polmoni, ma cerca di seguire la voce di Anita. Inspira, trattiene, butta fuori. Lo ripetono più volte, quante bastano affinché il respiro di Manuel torni ad avere un ritmo regolare.

Le luci di RomaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora