Prologo.

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Tre mesi prima.
               
Quando programmi qualcosa nella tua vita, c'è sempre qualcuno, in questo caso, che rovina tutti i piani, che distrugge ogni singola cosa.

E forse è proprio in questo modo che le cose sarebbero dovute andare. Se qualcosa accade c'è sempre un motivo per il quale quel qualcosa è andato così. Ma io non sono pronto ad accettare come è andato tutto questo, non ci riesco proprio. La mia mente non riesce ad elaborarlo, la mia mente non lo riesce ad accettare.
Eppure ormai è andata così.

Ho perso molte persone nella mia vita, è normale, succede a tutti di perdere qualcuno, ed è normale provare dolore per questo. Ma io non ho più trovato nessuno, e quel dolore è fisso dentro di me. Tutte le persone che ho perso mi hanno lasciato nella solitudine, mi hanno lasciato in una via piena di ostacoli e di difficoltà, molto più complicati da superare se si è soli.
La solitudine si è completamente impossessata di me.
Il dolore è parte di me.

La mia mente chiede solo un po' di tregua.

Eravamo finalmente pronti a chiudere un capitolo della nostra vita, ed a iniziarne uno nuovo in tre.
Noi tre contro il mondo.
Eppure ora siamo solo in due.

Io e mio fratello siamo in un volo diretto verso Miami.

~Alcune ore prima~

<<Voi non andate da nessun parte senza di me, capito?>>. Mio padre stava urlando, ed io odio quando le persone urlano. Avevo iniziato a sudare freddo, le mie mani tremavano, e le mie gambe facevano fatica a sorreggermi.
Il mio cuore, per un attimo, aveva cessato di battere.

Ed eccola lì, l'ansia.
Non potevo avere un attacco di ansia proprio lì, non potevo averlo in quel momento, non potevo. O almeno non potevo permettermelo.

Il mio corpo era completamente immobile, fermo, non riuscivo a muovermi. I miei piedi erano come incollati al pavimento, la paura aveva invaso il mio corpo.
Una piccola lacrima stava cercando di uscire, ed io la stavo trattenendo, cercando di non mostrarmi debole davanti a quella scena. Eppure non posso non essere chi sono realmente.
Sono debole.

Nostro padre ha sempre abusato di nostra madre, la menava, la picchiava, e le faceva male, un male che non si può neanche spiegare con le parole, quel male che al solo pensiero ti fa venire i brividi.
Poi quando raggiunsi i dieci anni iniziò a picchiare anche me. Con Chase si limitava solo ad alzare la voce, ma nonostante ciò ha distrutto ognuno di noi. Non potevamo continuare così.
Dovevamo andarcene, ci dovevamo riuscire insieme.

<<Non pensare di potertene andare, capito?>>. Eppure io avevo bisogno di andarmene via da lì, volevo vivere.
Ma dopotutto cosa significa vivere?

La figura di mio padre si stava avvicinavano pericolosamente a quella di mia madre. Io dovevo proteggerla.
Eppure perché il mio corpo non si stava muovendo?
Perché sono rimasto fermo?
La avrebbe menata di nuovo? Avrebbe abusato ancora di lei per sfogarsi?
Io non potevo permetterglielo, non potevo, eppure quando l'ansia comincia a far parte di te, non sei più nessuno.
Non hai più controllo del tuo corpo, è l'ansia a decidere per te, è lei che blocca il tuo corpo nelle situazioni nelle quali vorresti reagire, ma hai paura.

Solo in quel momento, Chase, che si trovava al piano di sopra per prendere tutto ciò che ci serviva per partire, scese dalle scale.
Alla scena che si ritrovò davanti, sgranò gli occhi, ed io solo in quel momento mi resi conto che mia madre ora si trovava a terra, probabilmente aveva perso coscienza.
Quel mostro non si era fermato, continuava a sferrare colpi a quel corpo quasi morto. A quel corpo così delicato, che aveva bisogno di aiuto. Ad un corpo così dolce.
Chi avrebbe mai fatto una cosa del genere ad una donna così gentile?

Even angels can be bad.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora