Ragazza fortunata

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La comitiva si diresse verso la porta ed uscì dalla biblioteca, lasciandosi Scath alle spalle.  Presero la strada per il castello di Nàdùrim, poiché il vecchio aveva detto loro di recarsi dalla regina Nadìr, ma sapevano che lungo la strada avrebbero dovuto fermarsi a Borgo Vecchio, per riposare in una taverna.

Subito Morag avanzò con passo deciso, poi però il grigio e squallido colore del cielo iniziò  a influenzare le sue emozioni. Si sa, l'umore degli stregoni e delle streghe è sensibile a tutto ciò che accade intorno a loro e presenta spesso dei cambi repentini. Morag s'inasprì e iniziò a camminare infastidita in fondo al gruppo, tenendosi stretto il mantello sul volto.  
Dubh e Ban non persero l'occasione per farsi riconoscere.

-Allora, Morag oppure Eàdrom?- domandò Dubh in tono sarcastico              

-Morag.- rispose la strega in tono seccato

-Perfetto, Eàdrom.- ironizzò Ban

-Ma allora siete duri di comprendonio, voi nani! Vi ho appena detto che mi chiamo Morag.-

E dicendo così, con voce calma, continuò a camminare senza guardare i due nani che la osservavano.

-Hai sentito Dubh? La strega ha preferenze.- ricominciò Ban, lisciandosi la barba

-Mai sentito di una strega che ha preferenze, a parte quelle per gli ingredienti delle pozioni.-

Dubh e Ban risero, senza prestare attenzione a dove camminavano, così inciamparono nel bastone della strega, sorreggendosi l'un l'altro per non cadere.

-Due nani che inciampano e non nelle loro barbe, mai sentito.- sorrise Morag sarcastica, andando avanti

-Voi tre, muovetevi! Altrimenti non arriveremo mai a destinazione!- gridò Làidir

Lui e le altre due erano un po' più avanti, il ragazzo era pensieroso e non parlava, ma gettava sguardi inquieti tutt'intorno. Intanto Florait e Alahaste discutevano su quale Rum fosse il migliore, tra quello di Beòirum e quello di Cràicun.

-Il Rum di Beòirum e quello di Cràicun sono identici, e non lo dico io, anche perché Beòirum lo esporta a Cràicun.- spiegò l'elfa in tono pacifico

-Ma no, io li ho assaggiati entrambi e ti posso assicurare che sono diversi e quello di Cràicun è 100 volte meglio.- rispose Florait spazientita

Dopo un po' di strada, arrivarono alla foresta di salici della Dea Minimur, dea della natura, protettrice di tutta la flora di Ardun. I salici erano ombre pallide, tristi nella loro fredda bellezza. I rami dei salici frusciavano e si agitavano lievemente al vento. Tutti osservavano in silenzio la bella foresta, anche se, essendo il cielo nuvoloso, la bellezza dei salici ondulati non era al completo. 

Durante la camminata su di un sentiero stretto, come scavato dagli animali, e costeggiato  da piccoli fiori dorati e argentei, Florait si chinò a prendere qualcosa. Rialzandosi, gli altri videro che sul palmo aveva un piccolo oggetto che emanava una fievole luce.

-Guarda che bello, uno dei fiori che amo di più in assoluto!- esclamò, osservando Morag   

Il fiorellino era poco più grande di una violetta e più piccolo di un girasole, i suoi petali sembravano quasi svanire nell'aria ed erano sottili come una lama elfica, trasparenti come il vetro e fragili come un'amore appena sbocciato. Le foglie erano leggermente più spesse e si poggiavano delicatamente sulla mano quasi diafana di Florait.

-Vedete, questo fiore si chiama Globàin, ed è fatto di pura magia. La sua storia, realtà o leggenda che sia, è veramente particolare e merita di essere ascoltata. 

Tanto tempo fa, in un'epoca ricordata solo dalle leggende, viveva un drago del metallo, potente e feroce, dalle grandi fauci rosse e nere usciva fuoco, gli artigli fendevano l'aria, le sue immense ali erano un turbine di cenere e polvere: era Tìne, l'Inferno Alato, il drago più terribile e malvagio che ci fosse all'epoca. Era indomabile ed imprevedibile, provare a cavalcarlo significava morte certa e cercare di intrappolarlo era impossibile. Non conosceva emozioni salvo l'odio verso gli umani, che avevano usato casa sua, Bolcàn il Vulcano, per fabbricare oro e gioielli. Il drago giudicava gli umani futili e infidi, dopo che avevano cercato di stipulare un accordo per "dividere equamente" Bolcàn e al primo rifiuto avevano assediato e conquistato il vulcano, scacciando tutti i draghi nativi del luogo. Se gli capitava qualche uomo sotto tiro, lo catturava e lo faceva a brandelli, lasciandolo poi morire tra atroci sofferenze. 

L'ultima compagnia di ArdunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora