«Smettila di torturati quelle calze.»
«Tu smettila di guardarmi!»
«Se non avessi indossato quel vestitino striminzito.», borbottò, facendo una smorfia verso il mio corpo.
«Come scus-»
«Forza entriamo.», mi interruppe sparendo oltre la porta a vetri del locale.
Feci un respiro profondo e lo seguii. Dovetti abituarmi al buio che mi avvolse per qualche secondo e a quel tepore caldo che mi fece venire i brividi per il contrasto con l'aria gelida di fuori. L'ingresso del locale era una piccola anticamera, dietro un bancone illuminato da una grande lampada c'era un ragazzo vestito con uno smoking. Lo vidi scambiare qualche parola con Josh, poi ci chiese di porgergli i cappotti e infine con un gesto della mano indicò delle spesse tende scure: «Prego da questa parte.»
Josh sparì veloce oltre quelle e io rimasi immobile, deglutii un'istante e cercai di farmi coraggio, sperando che la serata andasse bene, sperando di non combinare casini, sperando di poter finire in fretta quella pagliacciata per potermene tornare a casa, preferibilmente sotto le coperte del mio letto.
Josh sbucò nuovamente dalle tende. «Muoviti Stone!».
«Si.», mormorai quasi imbarazzata, pensando che se all'entrata c'era persino un receptionist per l'accoglienza, chissà cosa ci fosse oltre quei tendaggi. Sospirai e li oltrepassai.
Dovetti mordermi il labbro per non imprecare davanti a quello che vidi. Lusso, eleganza e formalità. Non potei che seguire come un automa Josh lungo quella immensa sala dai tetti alti, con archi, travi e colonne grezze a vista. Sembrava una gigantesca sala da ballo o da cerimonia con tutti quei maestosi lampadari di cristallo che scendevano giù dai soffitti, illuminando lo spazio con una luce tenue rendendo l'atmosfera molto intima ed elegante. Mi guardai intorno catturata da ogni minimo dettaglio, dai divanetti alle poltrone in tessuto bordeaux, ai tavoli in vetro nero, le varie candele che creavano delle ombre lungo le pareti e il pavimento in marmo lucido. Quasi pensai di rovinarlo con i miei anfibi sporchi di terra e pioggia. La grande sala era piena di persone, la maggior parte seduta ai tavoli che consumava il proprio cocktail in compagnia, altri vicino al bancone che attendevano il loro turno, in un angolo c'era persino un piccolo palco e una band suonava dal vivo.
Continuando a camminare dietro Josh, quasi schiacciata contro la sua schiena, dovetti lasciar passare un paio di uomini ben vestiti che mi lanciarono un leggero sorriso. Mi voltai per non ricambiare il gesto e mi soffermai su una coppia che chiacchierava con i volti molto vicini, poi su un tavolo di donne con un po' troppi Martini davanti loro.
Lo capii subito: quel posto non solo era un po' troppo elegante per me, ma le persone che lo frequentavano erano un po' troppo mature. Infatti, in confronto a quelle, io e Josh eravamo solo due ragazzini. Certo, io sembravo la sua sorella maggiore, ma quello non mi impedì di tirarlo per un gomito un po' in panico. «Josh!»
Lui fece finta di non sentirmi continuando a camminare spedito e sicuro, sorpassando vari tavoli già occupati. Capii che lui c'era già stato. Io invece, non ero mai stata in un posto come quello e con quel tipo di gente. Se mi ero sentita a disagio infilata in quel vestitino, adesso mi sentivo completamente un pesce fuor d'acqua in quell'ambiente.
Josh mi sottrasse a quei pensieri sussurrandomi all'orecchio. «Quello è il nostro tavolo.»
Lo seguii e quando arrivammo, chissà come mai, fece il galantuomo, con un passo indietro e un gesto ampio della mano mi indicò di sedermi. Scivolai lungo il comodo divanetto rosso, mi guardai le cosce e il vestitino che era inevitabilmente salito su, mostrandomi una nuova piccola smagliatura sui collant.
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Ho bisogno che tu ci sia
ChickLitSono anni che Allison prova a mettere via il dolore e il vuoto che sente, ma gli incubi del passato tornano sempre a trovarla. Bugie, cattive abitudini, brutte amicizie e relazioni malsane è tutto quello che ha nel suo presente. La nonna Amely, inve...