capitolo 2

29 0 0
                                    

mi svegliai con un dolore lancinante alla pancia, non so da cosa sia causato ma mi venne subito un conato di vomito e andai al bagno di fronte al mio letto, vomitai anche l'anima, mi accasciai al muro e sentii la porta aprirsi, vidi Tom, impalato lì a guardarmi con uno sguardo a dir poco rassicurante «Tom scusa, non volevo sporcare il bagno, pulisco subito» si inginocchiò a me e mi mise una mano sul ginocchio «non pulire, non fa nulla» lo guardai con gli occhi semichiusi, stavo per cedere ma delle braccia mi afferrarono, erano quelle di Tom «che succede?» mi chiese, lo si poteva vedere dai miei occhi a dir poco distrutti da tutto quello stress che mi aveva causato in quel mese di pura sofferenza

«nulla, lasciami stare» ripresi un po' la vista e feci finta di nulla andandomene dal bagno, sedendomi sul letto, vidi con la coda dell'occhio che Tom mi guardó prima di andare via, non capisco questo ragazzo, prima faceva il bastardo, il duro, ora invece, si comportava come se niente fosse. Tornai a dormire per qualche ora e quando mi svegliai vidi i suoi aiutanti fissarmi, appena aprii gli occhi mi presero in braccio e mi riportarono nella stanza di sempre, cominciarono a picchiarmi di nuovo ma questa volta ancora più forte, non potevo fare nulla se non piangere come una disperata indifesa, sotto i loro occhi io ero solo una lurida troia, me lo dicevamo sempre ogni giorno «brutta puttana se urli ancora non la finiremo» continuai a piangere imperterrita senza fregarmene delle loro urla

uno di loro mi prese per il collo e mi mise al muro stringendo tantissimo il collo, a malapena respiravo «a-aiuto, basta, V-vi preg-o» dissi con un filo di voce, sembró non sentirlo neanche Tom, non mi mollavano, stavo vedendo sembra più offuscato finché non entrò Tom «la che cazzo fate stronzi» mi lasciarono ed io inziata a tossire, i due corsero via respirai in modo affannato, mi mancava l'aria, non ci riuscivo più a vivere così

Tom mi prese dalle braccia e mi mise sul letto, mi squadró per qualche minuto finché non mi tolse i pantaloni e le mutandine, lo supplicai di non farlo, non voleva farmi morire perché nessuno avrebbe più soddisfatto le sue voglie, tutto qui «Tom basta ti prego» piansi ancora di più ma lui non se ne fregó, infiló il suo membro in me, piangevo dal dolore che mi
provocava ogni giorno, avevo gli occhi a fuoco, troppe lacrime versate, tantissime, lui continuava a spingere finché non venne, si sdraiò di fianco a me e si mise di spalle, mi faceva altamente schifo quella ragazza di essere umano, non volevo più vederlo ma sapevo che fosse impossibile, feci per andarmene mentre mi misi il pantalone «dove cazzo vai puttana?» mi tirò dal polso facendo unire i nostri corpi «Tom, tu sei un lurido stronzo di merda, ma non ti fai schifo neanche un po'? Come puoi essere felice vedendo una ragazza soffrire così? Dimmelo, spiegamelo» lui rimase imbambolato con la testa bassa sul pavimento, scoppiai in lacrime davanti ai suoi occhi, per un mese non aveva mai avuto pena di me, mai, neanche una volta.

«mi spieghi cosa ci trovi di divertente nel vedermi soffrire così tanto?» mi accasciai a terra esausta da quella vita, ero scomparsa nel nulla da un mese, per fare semplicemente un po' di spesa non tornai mai più a casa, ero mentalmente traumatizzata da tutto questo «Tom sai che c'è? Se vuoi vedermi morta, uccidimi, fallo» gli porsi la pistola che era sul comodino di fianco al letto «spara se hai il coraggio, fallo» lui continuó a guardarmi con uno sguardo perso nel vuoto «come sei diventato? Sono qui dentro, tutto il giorno a soddisfare le tue priorità, sono un cazzo di giocattolo per te, dimmelo» urlai, avevo troppa rabbia e stress dentro di me, presi la pistola dalle sue mani e me la puntai alla testa da sola «Livia fermati» disse serio «che c'è, hai paura che se me ne andassi per sempre nessuno potrebbe soddisfatto più?» tenni ancora la pistola sulla mia testa

«Livia, leva la pistola, subito» mi opposi, volevo vedere fin dove arrivasse, quando perse la pazienza me la levó dalle mani e mi incastró al muro dai polsi «quando dico di toglierla, devi obbedirmi hai capito stronza?» mi liberai dalla sua presa, non c'è la facevo più, lui mi riprese dal polso e mi prese in braccio tenendomi dal sedere, mi mise di nuovo sul muro

restammo a guardarci per minuti infiniti, misi le mie braccia sulla sue spalle, mi chiedo sempre se lui non fosse così violento, non so chi lo ha fatto diventare così, ma Tom poteva essere ben altro, accarezzó la ferita che c'era sul mio collo ancora non chiusa perfettamente con la sua mano fredda, al suo tocco rabbrividii, nel mio stomaco c'erano solo farfalle..cosa? Aspetta, mi sto innamorando di Tom, nonono, non può essere «Tom dobbiamo andare» notai che ci stavamo avvicinando troppo e quindi decidi di rompere quel momento, che per quanto poteva essere bello, non doveva succedere

mi lasció dalle sua braccia e quando mi avvicinai alla porta notai che con la coda dell'occhio mi guardò con una faccia abbastanza dispiaciuta, io davvero quel ragazzo non lo capivo.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 23, 2023 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

wanted - Tom Kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora